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[Da copia manoscritta di terzi. Vi sono correzioni di pugno di Don Orione]

Oggi Il giorno 4 di Novembre a.c si compiva a Messina l’atto più solenne e significativo che dalla data fatale del 28 Dicembre 1908 videro vedessero le ruine di questa gentile bella e infelice città. Il venerando Angelo della desolatissima Chiesa Messinese Mons. Arcivescovo Letterio d’Arrigo, circondato dalle rappresentanze di tutte le Autorità locali ecclesiastiche politiche e civili coronato e da numerose schiere commosse e piangenti di orfani e del popolo superstite, benediva la prima pietra della chiesa espiatoria pei morti del terremoto. Il cielo xxx, che durante la cerimonia a stento conteneva le sue lagrime, appena finita messa la funzione, proruppe in una pioggia dirottissima. Pareva Parve che la natura stessa xxx sembrava di non potesse reggere all’incalzare dei dolorosi ricordi che ie che che parevano prorompere inesauribili aspersa di acqua lustrale e tre volte benedetta dalla mano tremante del Vescovo.

Non fu però una mestizia tetra e disperata quella che regnava intorno alle fondamenta della Chiesa, ma calmata e temperata dalle speranze e da un amore ultraterreno, appunto perché ispirata e provocata dalla sempre belle, immortale, benefica fede.

Era la gioia delle anime che vivono di fede e di quella fede benefica che atterra e suscita che affanna e che consola!. In un’ora solenne di sua vita un umile prete umile e grande inginocchiato ai piedi del SS. Sacramento concepì un’idea geniale e altamente cristiana.

Turbato e angosciato nel suo nobilissimo cuore di sacerdote per l’incertezza degli eterni destini di tante e tante anime degli sciagurati morti nell’immane disastro e profondamente addolorato per la fede scossa in tanti spiriti deboli, ignoranti dei superstiti, trovò contro l’uno e l’altro male un mezzo efficacissimo. La decisone di Egli si sentì come ispirato ad innalzare in Messina di fronte alla immensa fossa ove riposano i periti del disastro un santuario espiatorio in cui continuamente si pregasse per le sante Anime del Purgatorio e specialmente per i morti del terremoto del 28 Dicembre 1908. Concretato che l’e che l’ebbe Espose immediatamente il suo nobile disegno all’approvazione del S. Padre implorandone non solo la Sua l’Apostolica Benedizione ma anche una gran copia di privilegi spirituali cui accennerò appresso.

Questa chiesa, scriveva egli nella sua petizione D. Orione che è il nome del di quel santo prete al Santo Padre al Sommo Pontefice, la fabbricherei poco per volta, con l’aiuto













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che mi darà la Divina Provvidenza, alla quale è particolarmente consacrata la mia umile Congregazione.” (Detto sacerdote è fondatore di una congregazione religiosa piccola pur ora ma assai attiva nella vigna del Signore che porta il nome dell’Opera della Divina Provvidenza con la casa madre in Tortona nel Piemonte e parecchie Case in Roma e in piùpunti d’Italia. In essa, prosegue D. Orione, avrei intenzione sorgessero tre altari: uno a Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso, un altro alla Madonna Santissima Consolatrix afflictorum e il terzo al glorioso Patriarca S.Giuseppe, Protettore della buona morte.

Desidererei che vi fosse anche uno scurolo con l’altare delle Sante Anime purganti, dove di frequente, a beneficio di esse, venisse esposto alla adorazione dei fedeli Gesù Sacramentato. Tutti i quattro altari confido che la bontà della Santa Madre Chiesa si degnerà concedere che siano privilegiati, e quello dello scurolo che goda gli stessi privilegi concessi a chi celebra all’altare gregoriano che è presso le Catacombe di S. Ciriaca in Roma, al lato della Confessione di S. Lorenzo fuori le mura. Così tutte le Messe che si celebreranno in detta chiesa desidererei fossero da requie, in tutti i giorni dell’anno, eccetto quelli nei quali la S. Chiesa, per ragione di festa o di solennità , non crederà opportuno concedere. Come ebbi ad esporre a Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Arcivescovo di Messina, supplicherei pure che ogni anno nell’anniversario del terremoto, i cristiani fedeli che si saranno confessati e comunicati e visiteranno devotamente quella chiesa possano lucrare la indulgenza plenaria in suffragio delle Anime del Purgatorio toties quoties, quante volte vi entreranno e pregheranno per i bisogni di S. Madre Chiesa e secondo le intenzioni dei Sommi Pontefici, e ciò propriamente dai Vespri del 27 Dicembre al tramonto del 28.

Così mi riserbo di domandare al Vostro cuore Paterno, o mio Beatissimo Padre, tutti quei tesori spirituali che più possono affrettare alle S. Anime del Purgatorio la loro entrata in Paradiso.

A margine dell’istanza, di cui ho qui trascritto qualche brano, l’Arcivescovo di





















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di Messina scrisse: “Il sottoscritto non può non ammirare la pietà del chiedente e la costui devozioni alle Anime Sante del Purgatorio, e di gran cuore benedicendo l’opera, raccomanda ben volentieri l’istanza.”

Il Santo Padre accogliendo il petitore Don Orione in udienza privata con una bontà infinita, come questi ebbe poi a raccontare, scrisse di proprio pugno in cal calce alla domanda prece consegnatagli e che Egli il Papa lesse attentamente le seguenti parole che qui trascrivo testualmente dall’originale autografo

Opus Sanctus Opus vanctum a dilecto filio Sac. Aloys Aloisio Orione adprobamus et commendamus, ac privilegia in praecibus exposita in Domino libenter concedimus.


Die 7 maî 1909

Pius PP. X.


Solo non si potrà celebrare da morto nei doppi di prima e seconda classe.

Né pago il S. Padre della sua munifica concessione spirituale e dell’incoraggiamento Sovrano, Egli il S. Padre incuorò con la parola e con larga elargizione in denaro D. Orione a sollecitare la erezione della chiesa. L’esempio del Sommo Pontefice venuto alla conoscenza pubblica fu produsse buon effetto: da tutti molte parti d’Italia pervengono a Don Orione lettere di plauso sincero per all’opera sua santa e pietosa insieme all’obolo della vedova come anche dalla Francia e dal Belgio e perfino dalle lontane Americhe giungono delle offerte. In questo frattempo D. Orione e tali per la sua grande attività apostolica e civile che spiega in mezzo al popolo messinese alle rovine di Messina eper la illimitata fi a questo popolo desolato la grande fiducia che gode presso il Papa, venne dallo lo stesso nominato Vicario Generale dell’Archidiocesi di Messina.