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[Da copia dattiloscritta]

22 marzo 1931


Don Orione a San Michele in occasione della commemorazione di trigesima di Padre Semeria.

Oggi io vorrei essere un angelo, un serafino, per cantare il più bell’inno che si possa cantare sulla terra, l’inno della carità.

E che io cristiano e sacerdote voglia cantare quest’inno, non vi sembri strano oggi e in quest’ora così mesta, e insieme così solenne che ci riunisce qui eccheggerebbe quaggiù qualche cosa di quella melodia che risuona nei cieli.

Ci fu già un uomo che cantò quest’inno, e che su questo argomento scrisse le più belle parole, dopo averlo attuato con la sua vita: San Paolo.

Ed egli poteva cantarlo quest’inno, così come l’ha cantato, poiché nessuno forse più di lui lo sentì vibrare nel suo cuore.

La carità, che cos’è la carità? San Giovanni: “Deus charitas est.” È il precetto del Signore, il precetto proprio di Cristo. È la nota distintiva dei discepoli di Gesù Cristo. (Ut unum sint. Multitudo autem. Vedete come si amano!... Qualunque cosa avrete fatto a questi miei minimi, a me l’avrete fatto).

Non è da por limite all’amore di Dio e del prossimo .… l’amore del prossimo è il più sicuro segno e il più bell’esercizio dell’amore di Dio. La carità ripone la sua felicità nel poter fare ogni bene agli altri.

In una ardente giornata del secolo IV° dell’Era Cristiana, un soldato romano entrava con la sua legione in Tebe d’Egitto. Egli era di famiglia pagana. I suoi compagni, spossati dalla fatica e dalla fame, già cominciavano a cadergli d’intorno quand’ecco dalle case dei vicini recinti uscire uomini che, mossi a compassione, recavano soccorsi e con sollecitudine delicata e paziente a chi medicavan ferite, a chi portavan cibi e bevande per ristorarli. Domandò chi fossero quegli ignoti benefici. Gli fu risposto che erano cristiani. Nella notte
















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egli non dormì, meditò, pianse, quindi uscendo dalla sua tenda ed agitando la spada verso il cielo azzurro, esclamò: O Dio dei Cristiani, che comandi agli uomini di tanto amarsi l’un altro, anch’io voglio essere uno dei tuo adoratori. Poco tempo dopo quel soldato riceveva il battesimo e diventava un Santo, un apostolo di bene e di carità. Quell’anima guerriera che non era mai stata domata dal ferro, fu vinta dalla carità. (San Pacomio.)

Oh, com’è bella questa virtù. Il paradiso non sarebbe paradiso senza di essa, perché un paradiso senza carità, sarebbe un paradiso senza Dio? Deus charitas est.

Un male spaventevole divora ancora la società, è l’egoismo. E qual meraviglia che talora la carità sembri ritirarsi dal mondo, come colomba che si alzi a volo per non posarsi sul fango?

La carità viene da Dio, è un dono che Dio fa a coloro che osservano i suoi comandamenti e vivono del suo spirito. Essa è soave e dolce, è forte, è costante, è illuminata e prudente, è umile, annega se stessa, compatisce gli altrui difetti, gode del bene del prossimo, è onnipotente e trionfatrice di tutte le cose, è pronta ad accorrere a tutti i bisogni dei fratelli; la carità sola è quella che unifica ed edifica in Gesù Cristo. Bisogna arare Gesù Cristo in noi e incarnare, dire in noi il Vangelo di Cristo per avere la carità.

La carità non è realizzabile se non è animata dal soffio ardente della religione e non d’una religione qualunque perché solo il cristianesimo, tutte le altre sono escluse, seppe realizzare questo ideale: non c’è carità fuori di Cristo e del suo Vangelo.

Con Gesù Cristo e a partire da Lui, la religione diventa ispiratrice di carità, e con lui è talmente congiunta che la religione, senza amore del prossimo non è riguardata che come una indegna ipocrisia. Sentite il Codice di Cristo: Se tu ti presenti all’Altare per offrire un sacrificio, e quivi ti sovvieni di avere qualche rottura contro tuo fratello, lascia il tuo dono davanti all’Altare, va prima a riconcigliarti col tuo fratello, e, tornando, farai la tua offerta.























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Cristo ci insegna che non possiamo avere pace con Dio, se siamo in discordia col nostro fratello.

Non solo la carità è divenuta condizione inderogabile e indispensabile di religione, ma ne è la espressione più sublime.

Chi potrà meritare la più bella lode? Verrà un giorno in cui Gesù, chiamando gli eletti alla sua destra, dirà loro: venite, o benedetti dal Padre mio, avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere .... e ai reprobi rivolgerà sdegnato il rimprovero: andate, maledetti, voi siete stati egoisti ...

Per Gesù Cristo, amor di Dio e amor del prossimo sono comandati da un medesimo precetto, onde al Dottore della Legge, che gli domandava quale fosse il I° comandamento, rispose: “Dilige proximum tuum sicut te ipsum” Ecco perché nella nostra Chiesa la forma più solenne e classica dell’amore di Dio è l’amore del prossimo.

Gli dei pagani abitavano l’Olimpo, lassù se la passavano allegramente non occupandosi dell’uomo che di quando in quando per trastullo: fra l’uomo e la divinità, nessun rapporto intimo.

Il Dio dei Cristiani, l’unico, il vero Dio, è invece un Dio appassionato che ama l’uomo come si ama il figlio ... Pater Noster, che non ha esitato a sacrificare il suo stesso Unigenito: sic Deus dilexit muntum ... Gesù Cristo, Dio e Redentore è il divino emblema di questo amore. Deus charitas est.

Fratelli, edifichiamo Cristo in noi, costruiamo nella bontà e nella carità.

Siamo uomini intelligentemente buoni, soggioghiamo le nostre passioni, non consideriamo il bene altrui come danno nostro. In cielo sarà appunto così come ce lo esprime anche Dante colla sua sublime cantica: ....

Qui riposa in Cristo …. che fece del bene a molti

e avrebbe ...

Oh! la carità, rasciugherebbe tutte le lagrime e farebbe della terra un piccolo paradiso!




















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Essa è descritta dall’Apostolo. Essa è anzitutto casta e paziente, è benefica, non è astiosa, non è insolente, non si irrita, non pensa male, non gode dell’ingiustizia, ne fa suo godimento del godimento della verità e non può venire che da un cuor puro, che da una buona coscienza, da una fede sincera.

Oh! ci mandi la Provvidenza gli uomini della scienza, ma ci mandi insieme gli uomini dal gran cuore, gli uomini della carità, che potranno calmare l’affamata umanità.

Curculum quod facit homines.

Che accanto alle anime grandi della fede e della carità nella quale Iddio ha stampato piùvasta orma, io ne vedo di più modeste, le più modeste siano, dobbiamo essere noi, tutti noi, apostoli umili di pace, di bene, di amore e di carità.

Nella piccola cerchia in cui si svolge la nostra azione, fra le persone che ci circondano, siamo apostoli di bene o fratelli! Facciamo regnare la bontà, la carità, colla mitezza del cuore, con la gentilezza del tratto, compatiamoci, tolleriamoci, aiutiamoci, diamoci la mano: che è la vita, che vuol essere, se non ci diamo fraternamente la mano per camminare insieme? Come non temere in alto lo sguardo e il cuore?

Padre Felice del Manzoni ... (discorso ai superstiti della peste).

In hoc, cognosent omnes si diligatis unicem sicut dilexi vos!”.

Se altri non ci amano, amiamoci noi!, e il nostro cuore si riempirà di gioia, di felicità e vivremo di Dio. Deus Charitas!