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Ragioni per cui disse che il clero venne meno alla sua missione.
Che se, non ostante il lavoro generoso, eroico, intelligente dell'Arcivescovo e del Clero, é parso a taluno che, nella dolorosa circostanza, il Clero sia venuto meno alla sua missione, ciò non può ripetersi che da un’acre ira di parte, che non ha disarmato neppure in sì tristi frangenti.
Perché certo non avrebbe gridato all’assenza del Clero chi avesse tenuto conto, come si doveva tenerne, del numero grande di morti e di feriti anche nel Clero: 98 ecclesiastici restarono morti sotto le macerie; dei superstiti una sessantina era feriti gravemente, pochissimi i rimasti incolumi. E anche dei feriti non pochi, dimentichi di sé, con un ardimento che solo un principio soprannaturale, la fede, poteva dare, si diedero al salvataggio dei loro infelici compagni di sventura. Sappiamo del Can, Bruno, che, ferito, si trascinò supino su una trave, dove rimase fino alla sera, per salvare, coll'aiuto del valoroso Sig.r Giovanni Meli, tre individui sepolti sotto i cumoli di macerie. - E si noti che molti del Clero, che nel disastro lavorarono con tutte le loro forze, non furono riconosciuti perché privi dei loro abiti, che non poterono indossare per non averli trovati, o perché non ebbero il tempo. o anche per essere più spediti nel lavoro di soccorso. Così sappiamo che il Conte Alberto Del Buono, Comandante la Corazzata Regina Elena, vide una volta aggirarsi su per la nave un individuo vestito in borghese, ch’egli in nessun modo aveva creduto prete; ma avendo osservato che quell’individuo assisteva i moribondi e impartiva l’assoluzione, con ammirazione vi riconobbe il Sacerdote zelante, che anche sulla nave badava a compiere la sua nobile missione.