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Le date delle vita

I° di 12 - 6 in cielo - n. 3 Marzo 1786 - abito 2 ott. 1802 - Or. M. 1806 - Sudd. 1810 - Diac. 30 Marzo 1911 - Sac. 8 giugno 1811. - Vice Parroco - 1816 Teol. - 1818 Maggio Can. Corpus Domini - 1827 Canonico buono quasi ignoto episodio pietoso - 1841 21 aprile va a Chieri a stento presso fr. Can.co Luigi a Genova P. Alberto - 30 Aprile muore - 2 Maggio cadavere nella P. Casa - 3 Maggio sepoltura - Compleanno 56 - sermo vivus

parola che brilla ma non arde - non appare ma Episodio del ciabattino

naturalezza, spontaneità, semplicità per 41 anno sino al 1827 - È un buon prete, prega - studia, confessa, corre dai malati, fa la carità - ma sulle distese immense del mare chi bada alla piccola onda che va ad infrangersi in sabbie sui lidi sterili? bastano 15 anni alla creazione di un’istituzione di carità che è un mondo di carità una sorpresa, un miracolo permanente.

E in mezzo a tanto lavoro quanta candita semplicità quanta soave tranquillità in questa santa figura del Cottolengo

mentre tutto il mondo si agita - la rivoluzione in Francia - Napoleone - i Papi che vanno e vengono e muoiono in esilio - e si fanno nell’esilio

Fu vera gloria? Corculum quod facit homines.

Il Beato Cottolengo si mette nelle mani di Dio non si agita.

Egli si fece padre e fratello a tutti.

Don Bosco pareva non avesse mai

E per arrivare a questo fece olocausti. Lo volevano Teologo Collegiato, cioè giudice del sapere altrui, non volle, pago d’aver imparato ad essere giudice a nessuno, ma padre e fratello di tutti

Candida semplicità nel parlare

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Cicerone - sacrificò la vanità delle parole, non adoprò parole che non fossero creatrici di celesti speranze e di bontà: il pane del cuore.

Ebbe donum fidei - dice S. Paolo - e lo lasciò testamento e retaggio della P. C.: - il danaro lo buttò via.

La sorgente: la fede.

In ogni cosa, in ogni evento [xxx] vedeva il Signore! - la sua luce: la fede: la sua vita: la fede.

Come S. Francesco che fratelli e sorelle salutava e cantava il sole, le stelle, il vento, gli uccelli, i fiori, e anche il frate lupo e la sorella morte, il Beato Cottolengo in ogni cosa vedeva il Signore.

In Dio viviamo, ci muoviamo e siamo, dice S. Paolo, e il Cottolengo, più che il corpo, nell’atmosfera ha e sente l’anima sua immensa in Dio, del quale vive e respira. - In Domino! la sua parola di ardimenti e il programma, il suo codice - Deo gratias, sintetizzano tutto il suo spirito: Dio tutto, lui nulla.

oppure la Madonna - la Madonna, la Santa Madonna - alla Santa Madonna fidente s’abbandona, perché sulle materne sue braccia porti lui e i suoi poveri.

L’anima, lo spirito, la mente il cuore del Cottolengo - tutto è fede, ma di quella.

Fede, Fede, ma di quella. - Ricordiamoci che siamo alla presenza di Dio - la eccitava negli altri - Spirito di fede nelle Suore: Ho la febbre. Ti darò una buona benedizione e le tue febbri se ne andranno.

E una gran fede nella Chiesa suo rispetto, amore e devozione al Papa, ai Vescovo e agli altri Superiori.

la luce della fede illuminò la sua vita - e la speranza lo sostenne, lo confortò nella vita di sacrificio e di abnegazione.

Eroica la sua fede - eroica la speranza - eroica la carità: ripeteva Quaerite primum. Brutta terra, e bel Paradiso.

S. Filippo - Paradiso Par. S. Paolo - Cupio

Qui car

  

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L’ora di Dio

Con questa fede attese l’ora di Dio, - o meglio per questa sua fede Iddio scelse si volse a lui, scelse lui per la più grande opera Istituzione di fede e di carità.

da Milano diretta a Lione col marito, 3 bambini, la povera Giov. Maria Gonet entrava in Torino il 2 sett.bre 1827 ristoratasi al 4 piano dell’albergo della Dogana Vecchia nella Parrocchia del Corpus Domini a S. Giov. perché prossima alla Maternità perché quei dolori non erano di madre alla locanda, nella povera stanzuccia, poche ore dopo muore.

Il marito si dispera i bambini piangono - angelo di consolazione - il Can.co Cottolengo descrivere

va ai piedi della Madonna - dà il segno - le Litanie la grazia è fatta!

Il tramonto di pianto si tramuta in alba di conforti e aurora di carità.

Da bambino misurava - dopo 40 anni!

Era l’ora di Dio per migliaia di poveri!

Quanti del pietoso episodio... nelle famiglie, nei pubblici ritrovi... ma quanti pensarono al riparo, a provvedere?

Fra tante tenebre, nessuno che vedesse una stella.

Solo il Cottolengo: non sarà più così e il tramonto di pianto mai si tramuta - o poveri che patite tanto, - o ammalati che non sempre trovate una porta che si apra davanti a voi - o voi tutti - o voi che siete ritenuti il rifiuto e rifiutati - levate capita vestra - spunta la vostra aurora.

S. Giov. diligite alterutrum

non ospiti, non ricoverati, ma padroni, sorgerà una Casa, detta la piccola Casa, che conterrà mille e mille mille e mille di ogni età e sesso, - di tutte le malattie, di ogni paese e di ogni religione, nella quale farà diritto la sventura e maggior diritto la più maggior sventura.

Nei Miserabili di Victor Hugo, la scena del galeotto: - respinto dall’uno e dall’altro albergo: si vede chiudere precipitosamente ogni porta: implora un bicchier d’acqua ed ha

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minaccia d’una fucilata: persino da un canile è cacciato: finalmente, consigliato da una vecchia che usciva di chiesa, batte alla porta di Mgr. Myriel: “Entrate!”

Ed il Vescovo, che lo saluta, lo abbraccia, gli prodiga la più riverente fraterna e dolce ospitalità. “Ma non v’ho detto il mio nome - grida il galeotto - il mio nome che a tutti fa paura. E voi non mi cacciate? - E risponde Mgr. Myriel: - Questa casa non è mia, ma è di Gesù Cristo, e quella porta non domanda a chi entra se abbia un nome, ma se abbia un dolore.

I Miserabili uscivano nel 1866 - da 35 anni Torino l’aveva quella porta.

Victor Hugo l’aveva descritta come un ideale, come un sogno: era una realtà: al Cottolengo non si domanda se abbia un nome, ma soltanto se abbia un dolore.

E davanti a quella porta Victor Hugo avrebbe certo ripetuta la frase del galeotto: “Che bella cosa è un buon prete!”

E il Beato Cottolengo fu buon prete!

Passano le nubi.

La vita di Gesù Cristo è bagnata di sangue e ogni pagina della storia del Santi è bagnata di lagrime, se non anche di martirî e di sangue.

Il Cottolengo iniziò subito la sua opera al 3° e 4° piano d’una casa che nell’androne d’ingresso ha la volta rossa - alcune camere: due primi infermi - 17 Genn. 1828 presto 40.

Nel 1831 - ordine di chiusura - chi ride, chi critica, chi commenta.

L’avevano detto! - i prudenti

7 mesi di silenzio che si credono di morte ma il 27 aprile 17832 - in giro coi suoi letti, giù giù, fuori Torino, a Valdocco con un carrettino e su c’è un cancrenoso.

Trapiantare i cavoli - Bra

E poi altre persecuzioni - sono le prove di Dio.

Lo denunziano alla Curia, a Re C. Alberto, ai fratelli, a P. Fontana suo Confessore - Ha più fede lui di tutta Torino.

Lasciatelo fare!

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Iddio guida le tempeste: nulla costa meno d’una persecuzione: nulla vale e giova di più, prese dalla mano di Dio.

Gesù e la Chiesa si amano e si servono etc.

Euntes ibant. Non è capito.

A chi parla Iddio? ai semplici. Et cum simplicibus.

Chi capisce? gli umili

quali sono gli occhi che vedono? gli occhi dei pastori, dei pescatori, degli umili e dei semplici. - Chi vedeva? Rolando - l’umile operaio, il cuore pietoso, al quale il Beato Cottolengo scherzosamente promette sempre i litri di vino, e ne spreme invece litri di sudori.

La Ia Casa è una stalla e due camere - a chi le camere? ai malati. - A chi la stalla? alle Suore.

Chi sono i padroni? i tesori? Il Cottolengo? Oh no!

I poveri

S. Lorenzo - episodio - i tesori.

Tra le Suore nasce una gelosia? come tra certe donne? No! qual’è la gelosia che c’è al Cottolengo? quella di invidiarsi gli ammalati più penosi ai sensi e alla fatica, disputarseli, ambirseli come premio.

E questo è lo spirito del Signore, lo spirito della carità.

Ricordiamo P. Felice del Manzoni, che là, nel Lazzaretto, dopo aver strappato alla morte, a quella che, dopo aver lottato con la morte stanno per uscire parla la vera parola della carità: a piedi nudi con una corda al collo in segno di umiliazione, stringendo la croce, sento alto privilegio l’essere stato scelto, senza merito, a servire Cristo negli appestati e per sé e per i suoi compagni umilmente prega: - se non abbiamo degnamente adempito a sì gran ministero... perdonateci!

La sentinella di Dio, della carità.

Che era il Cottolengo? la sentinella, Episodio con Carlo Alberto - egli si considera appena una sentinella.

E non ha nome di autorità, ma solo d’amore, ed è chiamato il Padre.

A chi dà la preferenza? ai più derelitti, ai più disprezzati, a più abbandonati.

Donde trae la forza, il suo segreto?

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Da Dio, che è Provvidenza! da Dio, che è carità! Charitas Christi urget nos.

Chi lo sostiene? La preghiera. Sono attive e lavorano anche le mani giunte: dove si prega più che al Cottolengo?

Laus perennis.

Chi gli dà vita? L’Eucarestia! Il Pane di vita: frequente Comunione - pisside

A Roma maestosamente, sotto la cupola di Michelangelo, si era cantato il Te Deum e nella gloria - che è vera gloria risplendeva là in alto la dolce figura del nuovo Beato Cottolengo (29 Aprile 1917) e da tutti a lui saliva un gaudio che era commozione, letizia, benedizione, preghiera.

Diligam te, Domine - in cornice.

E un libro: era il Vangelo, fu aperto, e di luce lo inondarono i ceri e nei di profumi lo avvolsero gli incensi, ed in piedi, riverente, tutto l’augusto concesso ascoltò la parola che il Diacono cantò: Amen dico vobis, quandiu fecistis uni ex his fratribus meis minimis, mihi fecistis! e molti piansero.

La ricordate la promessa di Gesù?

Quanto avete fatto all’ultimo di questi miei fratelli, l’avete fatto a me.

Possidete regnum! salite al regno!

Il dopo pranzo: scese Papa Benedetto XV, il V. Papa - è toccato ad un Papa Genovese dare gli onori degli altari al Beato Cottolengo e più di una volta ho pensato che il vero fondatore in Genova del Piccolo Cottolengo è il vostro Papa, la sua mano invisibile.

Possidete Regnum! Salite al regno della felicità, della luce, della gloria di Dio!

Il Cottolengo abbia gettato suscitato