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[Da copia stampata - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]


... veramente, non sono opera nostra. Come in sì breve tempo questo sia poi avvenuto, non lo sappiamo neppur noi; Don Orione stesso confessa, pel primo, che, chi ne capisce meno in questa faccenda, è proprio lui.

Essi si propagarono in Italia e all’Estero: mentre scriviamo anche in Cile, a Santiago e a Valparaiso, con la più ampia approvazione di quegli Ecc.mi Vescovi. Sua Emin. Rev.ma il Card. Segura, Arcivescovo di Siviglia, trattenendosi ultimamente in Roma con Don Orione, mostrava il suo vivo desiderio, anzi la necessità e l’urgenza che pure in Ispagna si aprisse un Piccolo Cottolengo; tenuto presente che l’utilità sociale di queste opere è largamente riconosciuta da molti spiriti retti, anche di altra sponda.

Oh, certo, con la carità si sanano molte ferite, e vinceremo tutti i nostri nemici, amandoli.

I Piccoli Cottolengo sono come un soffio vivificante di quella carità del Signore che è umile, soave e dolce: che è sempre pronta ad accorrere a tutti i bisogni umani: quella carità che esclude ogni egoismo: che è universale ed abbraccia tutte le nazioni il genere umano tutti i popoli: che è onnipossente e trionfatrice di tutte le cose: carità che tutto ristora, tutto edifica, tutto unifica in Cristo e nella sua Chiesa; onde i Piccoli Cottolengo nascono e vivono camminando, umili e fedeli, ai piedi del “dolce Cristo in terra” e dei Vescovi, e col più alto rispetto ad ogni autorità.

Del resto pare consti che lo stesso San Giuseppe Benedetto Cottolengo accennasse che sarebbe venuto un tempo nel quale vi sarebbero state delle Case di Carità chiamate dal suo nome. E, quando il Santo si esprimeva così, nella sua umiltà, se ne stupiva.

Oh, come sono mirabili le vie di Dio!

Per la verità confessiamo che questa notizia noi la abbiamo saputa dopo la fondazione. - Siamo servi inutili: e solo confidiamo in Te, o Signore!

Non nobis, Domine, non nobis! - Ma sia tutto a glorificazione di Dio, e Deo gratias!

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[Minuta]

Invano noi li cerchiamo nell’antichità: invano li cerchiamo nei popoli che non credono in Cristo.

Noi li troviamo ai piedi della Croce! Ma perché? Perché essi hanno per insegna le parole di S. Paolo, quelle parole che sono scritte sul frontone della casa del Cottolengo in Torino: Charitas Christi urget nos: l’amore ci anima l’amore; l’amore di Cristo ci spinge e c’incalza.

Bisogna riposare il cuore sul Cuore di Gesù: - Cor Paoli Cor Christi.

Ma noi conosciamo uomini lontani da Dio e dalla Chiesa, eppure sono grandi benefattori dell’umanità. La risposta o meglio la spiegazione ce l’ha data già l’Autore della Vita dei Cesari: Anche quelli che rigetta la fede di Gesù Cr. deve al Cristianesimo che è in Lui, che è intorno a lui, se ha qualche virtù, se fa del bene al suo simile.

La sua beneficenza, la sua filantropia, che crede sole virtù personali, per il principio a cui s’informano sono virtù cristiane. E quello che è stato detto degli individui, ditelo anche delle Nazioni. P. Semeria.

Le Nazioni vivono per il Cristianesimo, vivono in esso, è aria cristiana l’aria che respirano, e, quando quest’aria manca, avete il Messico, avete la Spagna, non più nazionale, avete la Russia. - Avete il Comunismo, il Nihilismo, la morte civile e sociale.

Dicono che noi itali Essi parlano di libertà e non esercitano che la tirannia, parlano di fraternità, e squartano come buoi e abbruciano vivi quelli che non [xxx] sono sei di portar trovano con una medaglia al collo o un Crocifisso alla parete della casa.

Se Quando l’amore di Dio di Cristo e degli uomini sparisce che diventa la terra? che cosa diventerebbe la Patria? che cosa sarebbe diventata l’Italia? Stringiamoci a Cristo, vincolo divino che unisce l’uomo a Dio e gli uomini tra di loro.

In mezzo ai traviamenti e alle deviazione della vita - e chi non ha avuto le sue piaghe? - siano degni del Signore e dei nostri fratelli, siamo cristiani e citta italiani, se non

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dirò non indegni, ma sempre più degni; conserviamo vivo il sacro e ardente il fuoco sacro che Cristo ha acceso: ignem veni mittere in terram, quel fuoco che unisce e incentra i più sacri amori del cuore umano, l’amore di Dio e l’amore degli uomini, specie dei più umili, e dei più doloranti e abbandonati.