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[Da copia dattiloscritta vi sono correzioni di pugno di Don. Orione]
Del Noviziato e della Santa Professione.
1)
Il locale del Noviziato sarà in una parte più remota del Monastero
onde con maggiore ritiratezza
possano le Novizie attendere a loro stesse; e vi sarà ancora annessa
una Cappella dedicata alla
Sacra Famigllia
al
Santissimo Crocifisso,
per farvi le private Novene ed esercitare altre opere di loro
divozione.
2)
Si disporranno con virtuosa abitudine alla vita di Comunità, e alle
costumanze particolari del
S. Istituto
della
loro Religiosa Famiglia
per rendersi istrumenti utili al
alla
medesima e trovarsi pronte, e formate alle diverse occupazioni, che
aver debbono le Adoratrici: e perciò siano docili pienamente alla
Madre Maestra, lasciandosi giudicare senza resistere nella via che
hanno a percorrere.
3) Ricevano sempre con grato animo, e impegno di approfittare gli avvisi salutevoli e le mortificazioni: e quando sono corrette di qualche difetto, mostrino ogni sommissione, stando volentieri genuflesse, finché sia dato loro il permesso di alzarsi.
4) Custodiscano il cuore sgombro da ogni affetto disordinato e da ogni altra cosa terrena, per ritrovare in Dio solo ogni bene, e il perfetto appagamento dei loro desideri; e si guardino di mandar lettere ai Congiunti o ad altri, e di riceverle senza espresso permesso.
5)
Siano penetrate della grazia specialissima fatta loro da Dio, col
presceglierle allo stato religioso, e della strettissima obbligazione
di corrispondere con l’esercizio delle sode virtù: e però
preghino sempre Gesù Sacramentato perché conceda loro la
perseveranza nel S.
Istituto
Santo
loro Istituto,
e confermi ciò che ha operato in loro per sua misericordia.
6) Si faranno i soliti scrutinii segreti sulla loro condotta; nel penultimo mese del Noviziato si terrà Capitolo per decidere sulla Professione; e restando la Novizia inclusa
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previa l’esplorazione per parte del Superiore, la medesima si applicherà per otto giorni ai Santi Esercizi, che le dirà il P. Direttore o altri, come si costuma per la giovane che prende il S. Abito.
7) Se per qualche ragionevole motivo si dovesse ritardare la professione, e trasportarla oltre il termine ordinario di un anno, non perciò dovrà considerarsi la Notizia come professa, ma finché giunga il tempo da poter pronunziare i suoi voti solenni, continuerà a vivere il Noviziato, impiegandosi secondo l’ubbidienza in qualche ufficio dei più adatti alle giovani, dal quale però sarà libera qualche mese avanti alla Professione, onde possa con più quiete attendere a se stessa e disporsi al suo solenne sacrificio.
8) Si costituirà per scritture legali la dote, e a tenore dei Sacri Canoni: non sarà la sua rinunzia, e rassegnerà in favore del Monastero nelle mani della Superiora non solo la proprietà, ma anche l’uso di tutto quello che a di lei contemplazione si assegnasse al Monastero: quale rinuncia sarà fatta nel modo seguente: “Molto Rev.da Madre Superiora. Io sono ai Suoi piedi per puramente e semplicemente rassegnare nelle di Lei mani, a favore di questo Venerabile Monastero, non solo la proprietà, ma anche l’uso di tutto quello che a mia contemplazione volontariamente e gratuitamente senza contrarre obbligo venisse rimesso a detto Ven.do Monastero; protestandomi di non voler altro di proprio che Dio, il quale si degna di chiamarmi ad adorarLo, persino che ho vita, in questa Santa Religione, rinchiuso nel Divin Sacramento dell’Altare.”
9) Allorché tutto sarà disposto, seguirà la benedizione del velo nero da farsi dal Superiore in quel modo che è espresso nel libretto di vestizione e professione: e la Novizia reciterà la forma seguente: “Io Suor N. N. innanzi a Dio Onnipotente, alla Beata sempre Vergine Maria, ed a tutti i Santi, ed a Voi, Suor N. N. Superiora di questo Venerabile
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Monastero intendo e dichiaro di fare la mia solenne professione in mano di Vostra Eminenza Rev.ma (se sarà Cardinale) o di Vostra Signoria Ill.ma e Rev.ma (se sarà Prelato): e perciò faccio voto a Dio benedetto per tutta la mia vita di povertà, castità ed obbedienza, secondo la Regola di questo S. Istituto dell’Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento: e prometto di osservare la vita comune perfetta, e la Clausura secondo le Leggi di Santa Chiesa: così Iddio mi aiuti per i meriti di Gesù Cristo.”
10) Di questa professione si conserverà memoria nell’Archivio del Monastero, sottoscritta dalla Madre Superiora, Maestra e dall’istessa Professa.
11) Continuerà poi anche Professa per lo spazio di un anno, a dimorare nel Noviziato, sotto la Direzione della Maestra: potrà per altro essere impiegata negli Uffici del Monastero, e compiuto l’anno sarà ammessa a dare il voto nei Capitoli.
12) In ciascun anno nella terza Domenica di Settembre, in cui ricorre la solenne commemorazione dei dolori di Maria Vergine Amorosissima Madre e particolare Protettrice, si rinnoverà la Professione in mano del Padre Direttore nel modo seguente: “Io Suor N. N. innanzi a Dio benedetto, alla Beata sempre Vergine Maria Santissima, ed a tutti i Santi prometto e rinnovo le mie promesse fatte nella mia solenne professione di vivere in questo S. Istituto dell’Adorazione perpetua del SS. Sacramento in povertà, castità e ubbidienza. Propongo inoltre di osservare la Regola di detto Istituto, la perfetta vita comune, come pure la Clausura per sino che avrò vita. E se per lo passato ho in ciò mancato, faccio ora proponimento di nuovo di essere più cauta ed esatta nell’avvenire. Frattanto di tutti i miei trascorsi e mancanze ne chiedo umilmente perdono a Gesù Sacramento, di cui sono indegna Sposa e perpetua Adoratrice, ed a Maria Vergine Addolorata, mia carissima Madre e particolare Protettrice. Amen.
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Del voto di povertà
1) Avendo le Religiose rinunziato ad ogni dominio delle cose temporali, per non possedere che Iddio solo per sua eredità, soffra volentieri quelle privazioni di comodità che sono la conseguenza del voto da lei fatto: mentre tutto quello che le mancherà nella vita presente, le sarà reso con grande misura nell’altra. Si contenti perciò di quello che le dà la povertà della Santa Religione, aborrendo ogni superfluità e delicatezza.
2) Dovendo tendere ad un distacco di tutto il creato per amore del Creatore, veglierà sopra se stessa per recidere ogni affezione che potesse sorgere in cuore sopra alcuna cosa terrena. E per indicare lo sproprio che è sinceramente nell’animo, si guarderà anche da proferire quel termine “mio” e “tuo”; ma semplicemente dirà: “nostra”: e sarà disposta e pronta ad ogni cenno della Madre Superiora di lasciare la sua cella, utensili, e altre cose che sono di suo uso.
3) Tutto quello che tiene presso di sé l’Adoratrice Religiosa, dev’essere con l’intelligenza e dipendenza della Superiora: e ogni sei mesi dovrà chiedere licenza alla medesima di poter ritenere e far uso di quelle cose delle quali avrà necessità.
4) Non ardisca mai alcuna di ricevere dalle altre Consorelle né di fare ad esse regalo di alcuna sorte senza l’espresso permesso della Superiora: che se da parenti o da altri fuori del Monastero le sarà mandata in dono alcuna cosa, passerà immediatamente in mano della suddetta, perché ne disponga come crede nel Signore.
5) Mentre ogni Adoratrice deve contentarsi di tutto per amore della Evangelica Povertà, la Superiora dal canto suo dovrà avere carità e discrezione, affinché nulla manchi alle sue figlie del necessario o di utile alla sanità delle individue.
6) Per maggiore esattezza della professata Povertà, e per serbare lo stesso ordine di vita comune, saranno tutte le Religiose nei piccoli comodi concessi per loro uso nelle Celle. Ciascheduna vi terrà un Crocifisso con alcune immagini in carta, con cornici di
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legno color rubino uniforme, quali immagini saranno di Maria Vergine Addolorata, di San Giuseppe, e dei Santi Avvocati, con vasetto dell’Acqua Santa, tutto uniforme, tre sedie ed un tavolino di noce liscio tutto uniforme, un cassetto avanti senza chiave, una disciplina, una catenella, dei quali strumenti di penitenza non si dovrà fare uso se non si abbia licenza dal P. Confessore oppure dalla Madre Superiora. Per lavarsi si terrà una brocchetta di terra bianca o di rame, con una conca di terra bianca o di rame, così ancora una lucerna di stagno o di altro, e una scopa per spazzare la cella quando occorra.
7) Il letticciolo sarà alto da terra un palmo e mezzo, largo cinque, e lungo otto, a proporzione della Religiosa che deve riposarvi. I banchi saranno di ferro, e le tavole inverniciate di colore, o di granoturco, ed il materasso con fodera bianca. Si faccia uso di due guanciali di lana, o più secondo il bisogno, con fodera di lino, o di canapa e di due simili lenzuoli. Le coperte siano tre per i tre tempi diversi sempre tutte conformi; e la imbottita sia di un colore modesto, e secondo la povertà per tutti simili. In camere poi, se ne tengono 2 o una secondo la stagione e temperamento della Religiosa. Essa benché sia inferma, non avrà a levarsi la tonacella di sopra ordinata, se non ne abbia l’ordine dai Professori che la curano, o almeno dalla Superiora.
8) Si vieta dormire in un medesimo letticciolo, ancorché‚ le Religiose fossero due sorelle carnali; come anche è proibito dormire accompagnate le Novizie, avendo così disposto la Sacra Congregazione dei Vescovi Regolari alli 22 di Maggio 1825.
Anzi senza licenza della Madre Superiora, niuna avrà ordine di entrare nella cella dell’altra.
Del voto di Castità
1) Chi custodisce su questa terra un fiore così pregevole, si rende abile alla beata visione ed unione con Dio che è la istessa purità; onde ogni Religiosa sia molto attenta a gelosamente conservare la propria purità, tenendo la mente sgombra da ogni pensiero cattivo e vano, e la volontà alienissima da ogni attacco terreno.
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2) Per custodire questo bel giglio di purità, che tra le spine della vera mortificazione dei sensi nasce e si conserva, si guardi ciascuna di rimirare oggetti pericolosi, legger libri profani, ed ascoltare ragionamenti non del tutto conformi alla cristiana modestia.
3) Si astenga inoltre da confidenze troppo tenere verso le altre Consorelle, e dalle amicizie particolari, dovendo la Religiosa bramare di unicamente piacere a Gesù Cristo suo Sposo e per lei Crocifisso. Con Lui godrà di passare il tempo, sacrificandogli ogni vogliarella che avesse di trattenersi in discorsi oziosi, e vane curiosità; poiché il candore verginale è simile ad un cristallo, che ad ogni legger fiato si appanna.
Del voto della Santa Ubbidienza
1) La Religiosa in virtù della sua Professione, avendo offerto la sua volontà in sacrificio a Dio, deve spogliarsi di ogni suo proprio volere; per seguire soltanto quello di Dio medesimo, che le viene espresso per mezzo di chi tiene il suo luogo.
2) Sia dunque pronta e disposta ad eseguire quegli ordini che le verranno dati dal legittimo Superiore, e dalla Madre Superiora, senza fare resistenza, né frapporre indugi. Sia cauta a non eludere segretamente il comando riguardo a se stessa, e a non essere causa, né cooperare che ciò si faccia da altra Monaca, né tampoco palesemente proibisca o impedisca la esecuzione di esso, come anche si guardi bene dal mormorare degli ordini dati cagionando questo sollevamento e perturbazione.
3) Niuna abbia ardire di fingere pretesti, o di mentire altra indisposizione per esimersi dall’ubbidire, perché si farebbe rea di colpa davanti a Dio, e potrebbe essere alle Sorelle di cattivo esempio; né sotto ombra di bene si alieni da questa santa virtù col darsi a
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credere essere miglior cosa lo esercizio di qualche mortificazione o di altra opera di pietà volontaria, che l’adempiere a qualche obbedienza impostale: poi- ché il trascurare questa per tal titolo, sarebbe un rovescio di ordine, ed un manifesto inganno dell’inimico.
4) Si rammenti la Religiosa che coll’Ubbidienza praticata per amor di Dio, le più piccole pratiche della regola, o prescrizioni adempiute dei Superiori, ed anche le opere che si considerano in sé di niun valore, come il mangiare, il bere, dormire e simili, acquistano il più alto grato di merito per l’eterna vita, essendo animate dalla carità.
5) Ognuna rifletta che la perfezione dell’ubbidienza consiste non solo in eseguire l’opera, quanto all’esterno, ma anche nel sottomettere il proprio giudizio, e però si studi di troncare le importune riflessioni che si affacciano alla mente contro l’Ubbidienza, nelle cose riguardanti ciò che può contrariare la sua inclinazione: ma conservi la pace del cuore, offrendo un sacrificio volontario con ilarità. Ciò non impedisce, per altro, che trovandosi nella vera impotenza di pratiche e circostanze, non abbia umilmente a esprimerle, e che nella chiara imprevisione della Superiora di alcuna cosa necessaria a conoscersi, non abbia a renderLa informata.
6) Siccome poi si deve dalle Religiose servire per amore il loro Sposo Gesù Cristo, così quella che avrà mancato in alcuna cosa esterna delle Regole e Costituzioni, dovrà emendare il commesso difetto con la pronta penitenza, chiedendola con umiltà e genuflessa alla Madre Superiora, e, non presentandosi volontaria, la stessa Madre penserà a correggerla in quel modo che le suggerirà la carità e prudenza, secondo la qualità della trasgressione.