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[Da copia dattiloscritta; vi sono correzioni di pugno di Don Orione]

Cenni storici intorno alla Madonna della Guardia e alla sua devozione.

La Madonna della Guardia e la sua divozione

I tempi dell’apparizione.


Le apparizioni della Vergine avvennero sempre quando i popoli, illanguiditi nella fede e decaduti nei costumi, si erano resi colpevoli dei castighi di Dio. Il popolo genovese sul finire del secolo XV per le lotte civili e altre cause, viveva nell’indifferenza religiosa. Il Beato Bernardino da Feltre, quasi novello precursore dell’Apparizione di Maria, alzava dai pergami delle più vaste chiese di Genova la sua voce apostolica e tuonava contro il vizio crescente, nonch‚ contro le civili discordie, e andava ripetendo: “Dov’è, o Genova, l’antica tua pietà? dov’è l’antica obbedienza alla Chiesa di Cristo?” Ed a ragione il Beato rimproverava così, poiché in quei tempi il Sommo Pontefice, ancora malcontento dei Genovesi, colpiva con l'interdetto di dieci giorni la città, onde S. Caterina, per assistere alla Messa e fare le sue devozioni, usciva oltre il Bisagno e si recava, come credesi, alla Madonna del Monte. E anche il cielo mandava tremendi flagelli. Una fierissima pestilenza assaliva in quei tempi Genova e i dintorni, e del Porto, molte navi restarono immobili e incantante nel ghiaccio e agli agrumi delle due riviere e alle campagne liguri recava danno gravissimo. Ma la Madonna vegliava a guardia di Genova, e, ispirandole sensi di umiltà e di compunzione, troncava o mitigava i castighi di Dio, sicché la regina del ligustico mare poteva ben vantare per sé quelle parole: Quaesita civitas et non derelicta: Genova è a me cara, e non l’abbandonerò giammai. E, invero, Maria suscitava ai tempi dell’Apparizione della Madonna della Guardia la grande santa Caterina dei Fieschi Adorno la quale co’ suoi

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esempi sublimi, coll’ammirabile sua carità verso del prossimi, colla sua possente parola negli ospedale e ovunque scuoteva l’intera città dal letargo religioso e placava la civili discordie.

Fu ancora in quel tempo che la Vergine dava alla Repubblica la gloria di un Colombo, il quale, ripetendo: “Jesus et Maria nobiscum sint in via: Gesù e Maria mi siano guida nel grande viaggio”, si accinse, sotto il patrocinio della Madre di Dio e sulla navicella che portava appunto il nome di “Santa Maria”, alla scoperta del mondo. E là portava il lume della fede, piantava la croce ed innalzava gli stendardi di Colei che lo aveva guidato nella grande impresa. Tali erano i tempi, quando la Madonna della Guardia apparve sul monte Figogna.

La Val Polcevera.

L’amena vallata della Polcevera è ai nostri giorni assai diversa da quella del tempo dell’Apparizione della Madonna. Allora era poco abitata, aveva poche strade, era poco coltivata, e solo abbondava di legna, perché i suoi monti erano come una vasta foresta. Oggi, invece, è popolatissima, ha molte strade, e terre tanto bene ben coltivate da destare la meraviglia dei forestieri, che ne rimangono incantati, come fu di Luigi XV e di Carlo V Imperatore, i quali vi fecero qualche dimora. I genovesi la preferiscono, per la villeggiatura autunnale, alla valle del Bisagno e alle riviere liguri, sebbene queste tanto piacessero al Petrarca. I suoi cinquanta campanili, i villini, i palazzi dell’antico patriziato, le danno un no so che di gaio e di maestoso ad un tempo. I boschetti, i vigneti e le praterie, mentre formano l’ammirazione del forestiero, riescono ad un tempo di lode al colono ligure, sì industrioso da saper trarre tanti copiosi frutti da un suolo tutto sassi e dirupi. La Val Polcevera ha più di 40 Parrocchie, ha villeggiature che ti incantano ad ogni tratto; la sola Murta può vantarne di bellissime anzi è tutta cosparsa di palazzi e di giardini. Primeggiano il palazzo dei Dogi Durazzo, già abitato dall’esule Don Miguel Re di Portogallo e da altri

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palazzo già dei Marchesi Raggio e quello dei Marchesi Cambiaso, edificio vastissimo, perché ogni Doge dei loro vi aggiungeva un braccio.

Ha un clima mite, non rigido d’inverno e non troppo ardente d’estate. La divina da cima a fondo una fiumana bella che, cominciando dagli Appennini, a metà valle prende nome di Polcevera.

Al fianco sinistro del fiume vanno parallele la strada ferrata e la provinciale.  L’indole dei polcevereschi è ottima. Gente pacifica, laboriosa, gentile, credente, amante delle sue chiese e delle sue terre, Dio la benedica, e Nostra Signora la copra sempre del suo mento materno.


Il Monte Figogna


Il Figogna, sulla cui vetta troneggia maestoso e devoto il Santuario della Madonna della Guardia, mentre eleva isolato il capo, si unisce ai contrafforti dei Bigiè, che si staccano dall’Appennino e si estendono sino al mare, tra la Varenna e la Polcevera. Dalla sua sommità si prospetta intiera la bella Val Polcevera, con la corona dei monti liguri a settentrione e il mare a mezzogiorno. L’altezza del Figogna è di 817 metri sul livello del mare, è il più alto di tutto il contrafforte dei Bigiè. Il monte Figogna che coltivato alla base e in parte è coperto di boschi di castagni; la sua cima è senz’alberi, è un verde tappeto di erba o scoglio arido. Eppure è tradizione che tutto il monte fosse un tempo intieramente coperto di folti utilissimi boschi.

Forse essi furono distrutti per dare legna alle calcinaie di Sestri. Ultimamente si tentò e si tenta tutt’ora di piantar alberi intorno attorno al Santuario, ma la qualità del terreno, la violenza dei venti e geli invernali rendono difficile l’impresa. La tradizione popolare deduce il nome del Figogna dalle piante di fico, che si crede vi sono tutt’ora assai numerose, e sarebbe come un corrotto da ficaia. Altri invece vuole che l’etimologia di questo nome debba piuttosto cercarsi nell’antico idioma parlato dai primi abitanti della valle, o celtico o altro che fosse.

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Ma tale questione poco importa ai devoti di Maria SS.; l’antico nome del monte è ormai meglio cambiato in quello di Monte della Guardia. La strada che conduce al Santuario serpeggia tra il levante e il mezzogiorno della montagna, è di uguale pendenza e larghezza, e in questi anni fu resa assai migliore. Ov’essa comincia, vicino ad un gruppo di case, è la statua in pietra di Benedetto Pareto. Dopo circa un chilometro la via si biforca. A destra, per un sentiero pianeggiante, conduce alla chiesa parrocchiale di Livellato, di fronte continua a salire al Santuario della Guardia.

Poco oltre a questo bivio trovasi a sinistra la cappella di San Bernardo, che fu tanto divoto della Vergine SS. è sul territorio di Livellato e deve essere posteriore al 1582. Vi si celebra la Messa alcune volte all’anno. Continuando a salire, ad uno svolto della strada vi è una copiosa sorgente d’acqua. E sovr’essa, in una una apposita nicchia, è una piccola statua di Maria col Santo Bambino in braccio, e a fianco la statua di San Pantalco. Salendo ancora una cinquantina di metri siamo a metà della salita.

Ove le piante finiscono e comincia il terreno scoperto, si vede un pilone con l’immagine della Madonna. Lo fece costruire il Signor Cantino, un tempo impresario del nuovo Santuario, a ricordare che nel 1872 precipitava nel sottostante burrone un carro carico di materiali destinati alla fabbricazione del medesimo Santuario stesso, e che fu attribuito a grazia della Madonna. Più sopra, su un rialzo di terreno, è una cappelletta dedicata a Sant’Anna. E poi rovine di piloni che un giorno dovevano rappresentare i misteri del Santo Rosario; essi si trovano in diversi punti della salita, altri sono intieramente scomparsi. Giunti quasi alla sommità, la mole del Santuario già apparisce grandiosa sopra una punta di scoglio che ripida si solleva dal fianco del monte, è la cappella dell’Apparizione.

Essa segna il luogo ubi steterunt pedes eius, dove cioè la Vergine benedetta apparendo a Benedetto Pareto, posò i suoi piedi sull’erba e santifico quel terreno. Ivi il Pareto eresse la prima Cappelletta, precedentemente alla chiesa del Santuario.

Essa era per vetustà cadente quando nel 1850 fu rifatta, me è al presente,

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Coll’ingresso a mezzogiorno. Ha forma rotonda con statua marmorea della Beata Vergine. Ivi arriva la processione che parte dal Santuario dopo la Messa solenne il 29 Agosto e il 25 Settembre.

Il primo Santuario poi, sulla vetta del Figogna, era misero e piccolo; misurava soli metri 2,75 di lunghezza per 2,50 di larghezza, tanto che, vivente ancora il Pareto, fu ricostrutto e ampliato. Un altro ampliamento notevole si fece nella prima metà del secolo XVI, e poi ed esso pure, un secolo dopo fu nuovamente rifatto nella forma che conservò fino alla seconda metà del secolo XIX, quando sorse il nuovo attuale Santuario.

Livellato.

La parrocchia di Livellato sul cui territorio è posto sorge il Santuario di Nostra Signora della Guardia, è solcata da cima a fondo dalla strada principale per cui dalla Città e da ambe le riviere migliaia di devoti divoti e carri e cavalcature ascendono sulla cima del Figogna. I tedeschi apportarono molti danni alla popolazione di Livellato, e nel 1747 ai 26 Giugno, durante l’assedio di Genova, incendiarono varie molte case. È tradizione che, dopo l’apparizione della Vergine sul monte Figogna, una notte si udisse un insolito rumore d’acque, che dalla cima della piccola valle precipitarono al basso. I contadini alla mattina videro con istupore una grande sorgente d’acqua d’acqua scaturisce in luogo dove non poteva avere alimento alcuno, né dal Figogna né da altri monti, onde fu salutata da tutti come una grazia della Madonna, che voleva forse con tale sorgente d’acque significare a Livellato e a tutta la Val Polcevera la sorgente inesausta di grazie spirituali che sarebbe discesa  dalla vetta del Figogna. Questa sorgente fu divisa dai coloni a destra e a sinistra del monte in vari solchi, e sebbene abbondi anche nell’estate più arida, tanto da innaffiare gran parte dei campi e giovare alle sottoposte fabbriche di seta e cotone, pure i contadini la tengono così così preziosa preziosissima, tanto che, per non perderne goccia, bagnano i loro seminati anche di notte, cantando le lori della Vergine.

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Livellato è il paese di Benedetto Pareto, l’uomo fortunato a cui apparve la Madonna sul Monte Figogna.

Spuntava l’alba del 29 Agosto 1490: ed era un mattino pieno di luce, di quei mattini ridenti così belli sotto il cielo d’Italia. Genova celebrava la Decollazione di San Giovanni Battista, di cui possiede nella sua antica Cattedrale le venerate Ceneri. Sedeva sul trono di Pietro Innocenzo VIII, genovese, della nobile famiglia Cibo. E pareva che la campagna, in festa per il profumo delle erbe e dei fiori, presagisse il grande mistero avvenimento.

Viveva in quel tempo nel paesello di Livellato un buon contadino, all’antica: vecchietto, ammogliato, ma senza figli; si chiamava Benedetto Pareto, abitava in un piccolo casolare a circa un chilometro dalla Chiesa Parrochiale, nel luogo detto ancor oggi i Pareti. Si vedono tuttora i rottami della sua povera casa, indicati dalla tradizione. Viveva umilmente, ritraendo dall’armento di che tirare innanzi, ma era contento, perché profondamente pio e cristiano. Educato nel timor di Dio, non andando mai alla città e badando solo ai fatti suoi, era d’una fede e semplicità di costumi ammirabile e nutriva speciale divozione alla Vergine celeste. Era stimato da tutti e amato qual padre. Benedetto Egli era solito salire spesso sulla cima del monte Figogna, spingendosi innanzi il piccolo gregge, e a sera riportava a casa fieno e legna. Aveva una moglie buona, ma borbottona, che per un nonnulla lo rimbrottava, ma Benedetto la sapeva compatire e sopportare con inalterabile pazienza.

Fin dall’alba di quell’avventurato 29 Agosto il nostro Pareto s’era vestito in fretta per portarsi salire sulla vetta del Figogna. E giunto fuori del paese, preso il suo grigio e rozzo berretto di lana in mano, si segnò di croce la fronte, e salì il monte, recitando le sue orazioni.

Giunto alla presso la cima, piegò a terra il ginocchio, e, presa la falce, cominciò a tagliare il fieno per le sue care agnelle. Il sole era sorto alto dai monti lontani e vibrava

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ardenti raggi; erano parecchie ore che Benedetto sudava nell’ardua fatica. Ad un tratto si levò in piedi, affilando colla sua liscia cote la falce, erano ormai le 10 del mattino, l’ora per i contadini della Polcevera del desinare. Il nostro sant’uomo posò la falce e si recò sul margine del poggio, dove sorge attualmente la Cappella dell’Apparizione e di là spinse lo sguardo giù sul noto sentiero per vedere se la moglie venisse, ché a quell’ora era solita portargli il parco desinare.

Ma quella, disponendo Iddio, tardava ancora.

Forse il buon uomo pensava ch’ella avesse incontrato sui suoi passi qualche amica, e che si fosse fermata a barattare le solite quattro chiacchiere delle donne.

Ma ecco d’improvviso, tra un fascio di luce celeste, apparirgli una maestosa, sovrumana matrona; e alla dolcezza dei modi, allo splendore che la circondavam comprese che quella era la Regina del cielo. Affascinato, Le cadde in ginocchio dinanzi, senza poter proferire parola: lo stupore e la commozione gli facevan groppo alla gola. Ma la Beata Vergine lo confortò, dicendogli dicendo dolcemente: “Non temere, e Benedetto: io sono Maria, la Madre di Dio. Vedi lassù, la vetta del Monte? - e stesa la mano gli indicava ad indicargli la cima del Figogna. Tu mi devi far innalzare lassù una Cappella.

Pregate e fate penitenza! Questa Montagna diventerà santa, e sarà come un trono di grazie e di misericordie pel mio popolo.

Allora il buon uomo Pareto dal primo stupore, cominciò a dire: - O cara Madonna mia, ma io sono un povero, sono un miserabile peccatore …. Come farò? E poi quel terreno è di un cotale che, per essere uomo piuttosto difficile a trattarsi, certo non vorrà cederlo. Quante difficoltà …”

Benedetto replicò la Madonna, col mio aiuto tutto ti sarà facile: io sarò con te”. Ebbene, conchiuse il Pareto, in Voi confido, o Santa Madonna, farò quanto desiderate.

E allora la Vergine, alzandosi dolcemente verso il Cielo, si dileguò benedicendo e lasciando Benedetto pieno di soavissima consolazione.

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Il punto preciso, ove Maria posò i piedi, è segnato dalla Cappelletta, che perciò viene chiamata dell’Apparizione.

Tutti gli umili, come Benedetto, si credono sempre buoni a nulla. Anche Mosè sul Monte Oreb tremava e diffidava di sé ai grandi comandi di Dio. Però Iddio sceglie i deboli per confondere i forti e gli umili per confondere i superbi. E anche i deboli tutto possono, quando è Dio che li assiste. Onde San Paolo diceva: “Io posso tutto in quel Dio che mi conforta, né il mondo mi farà mai desistere dal ministero che mi venne affidato.”

Benedetto rimase buon tratto immoto, prostrato a terra, guardando il alto, là, dove l’Augusta Regina del Cielo era scomparsa. Quindi, piena la mente della grande apparizione, col cuore che gli batteva forte, senza neppure fermarsi a raccogliere gli umili strumenti del suo mestiere né a chiamare a sé le sue pecorelle, gettò uno sguardo alla vetta del monte e poi si diede a correre giù pel sentiero verso il suo casolare, pensando alle parole della Madonna.

Contrasti e debolezze.


E mentre frettoloso scendeva dal monte, alzando gli occhi  al Cielo, ripeteva ogni tanto: “Voi tutto potete, o gran Vergine: Voi sarete con me!”. Ed ecco, poco lungi dal paese, imbattersi nella moglie che, un po’ tardi, gli portava il desinare.

Alla sorpresa di lei per l’improvviso tornare del marito e alla domanda dove avesse mai lasciato le pecore, acceso in volto e aprendo le braccia, “Oh sapessi - Benedetto Pareto incominciò a dire - cosa ho visto! Mi apparve la Santissima Vergine. E mi parlò di farle là sul monte una Cappella ... E metteva nel suo dire tutto l’accento della più sentita convinzione e del suo entusiasmo. Ma la brusca Teresa, che così pare si chiamasse la donna di Benedetto, accolse il racconto del marito con un sorriso di compatimento, egli disse senz’altro: Oh adesso si che andiam bene! Ci mancherebbe ancor questa, che ti avesse dato di volta il cervello.

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E lo calmò com’era del resto suo solito, di parole aspre e cattive, non mancando di ripetergli fino alla seccatura che, se fin qui era stato dai compaesani considerato uomo semplice, d’ora innanzi sarebbe stato segnato a dito per la sua dabbenaggine e sarebbe diventato zimbello di tutti.

Il pover’uomo che, per quanto conoscesse il carattere burbero della moglie, non si aspettava però una sì furiosa grandinata, mortificato, avvilito, se ne stette cheto, pensando forse in cuor suo di rimandare ad altra epoca l’adempimento del comando ricevuto.


Il castigo del Cielo.


Tuttavia, quando fu solo, chinata la fronte, grosse lacrime gli caddero dalla faccia rugosa. E quei giorni neanche osò più salire sul monte, ma andava a sedersi all’ombra del suo grosso albero di fico, e, sospirando, guardava l’erta montagna dove gli era apparsa la Vergine; e ancora gli pareva di vedere di udire quelle sue parole, e che l’aria stessa in quella parte risplendesse tuttora di luce celeste. Ma, non avendo la virtù sublime d’un Giobbe per le beffe continuate della moglie, non ardì far parola ad alcuno dell’apparizione.

Alcuni giorni dopo volle farsi forza e salire sul Figogna, ma prima montò sopra il suo albero di fico, poco discosto da casa, ed è là che lo aspettava il castigo del Cielo.

Aveva colto appena i primi frutti, allorché il ramo su cui poggiava si ruppe, ed egli precipitò sì malamente al suolo, che si fracassò una gamba, e ne rimase tutto contuso.

Ai suoi gemiti accorse la moglie, che si mise a gridare chiamando i vicini. Egli venne portato a braccia sul suo letto che bagnò di sangue. Un flebotico barbiere poi, chiamato d’urgenza, finì di fare a quella povera gamba il resto. Così che dalla diagnosi dei medici, chiamati al suo letto, risultò che gli rimanevano ben poche speranze di guarigione. Onde si mandò in fretta pel prete che venisse a portargli i conforti della religione.


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Il Miracolo.


Incombevano le stelle sulla casuccia di Benedetto, quando avvenne la seconda Apparizione.

La Santissima Vergine, dopo averlo rimproverato per la disubbidienza, e avergli rinnovato l’obbligo di costruirle una Cappella sul Monte Figogna, gli disse: “Alzati, che sei guarito”, e Benedetto Pareto miracolosamente ed istantaneamente si sentì guarito e liberato da ogni male, e la sua gamba come non fosse stata mai rotta. Era notte, ma egli balzò di letto gridando al miracolo: Ho visto la Madonna! La Madonna mi ha guarito! Ecco che sono guarito! Tutti i vicini furono svegliati e balzaron su: la moglie di lui poi piangeva di consolazione e di fede; il miracolo fu tosto evidente a tutto il paese. La popolazione venne così a sapere che la Madonna era apparsa; e, tutta unanime, fece voto d’innalzare sulla montagna, fatta santa dalla Madonna una la cappella in onore della Vergine Santissima. Si cessò sospese da tutti il lavoro per quel giorno in Livellato e non si parla d’altro che dei prodigi, avvenuti intorno a Benedetto Pareto.

L’epoca in cui avvenne l’Apparizione è una delle più torbide per la storia del popolo genovese.

Era allora la città di Genova, come abbian detto, in grande confusione per le lotte diuturne e sanguinose tra le frazioni degli Adorno e dei Fieschi, che facevano in quei tempi rosse di sangue le vie. Questi sconvolgimenti, oltre al perturbare la pubblica quiete, portavano nel popolo della città e delle valli vicine la una vera demoralizzazione.

Contro di essi tuonava dal pulpito della chiesa Metropola e nell’aula del palazzo Ducale, innanzi ai maggiorenti  e ai governanti della città, il Beato Bernardino da Feltre, Francescano. E La grande riforma che ottenne in tutti gli ordini dei cittadini la predicazione del Beato Bernardino da Feltre, poté ben attribuirsi alla protezione di Maria Santissima, discesa sul Figogna, a conforto del suo popolo.

L’Apparizione accadde mentre era Arcivescovo di Genova Paolo da Campofregoso; che egli però si trovava assente dalla città e in esilio per la guerra civile. Neppure vi era Doge in Genova, essendo allora la Repubblica ligure alleata con Galeazzo Visconti Duca di Milano.


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E la duplice assenza delle due prime autorità, il Doge e l’Arcivescovo, poté essere uno dei motivi della mancanza di autentiche scritture contemporanee dell’Apparizione.


La prima Cappella. Morte di Benedetto Pareto - Osservazioni.


Pareto acquistava sollecitato dal suo vicino l’area necessaria per la nuova Cappella nel luogo indicatogli da Maria, luogo di facile acquisto perché tutto pietroso. I buoni compaesani di Livellato, bene apprezzando il dono che la Vergine aveva a loro per primi Concesso, e quindi a tutta la vallata ben lungi dall’essere insensibili, erano anzi impazienti di dare principio al lavoro. Perciò, siccome ad una voce sul piazzale della chiesa avevano già promesso a Benedetto l’opera il concorso della loro mano d'opera e le loro offerte, così mantennero la parola, e tutti pieni di religioso entusiasmo, nel giorno dal buon vecchio stabilito, furono presti sul monte, uomini e donne. Non mancarono ne legni, né pietre, né calce; e in poco tempo si vide da tutta la sottostante Polcevera torreggiare lassù la piccola Cappella a Maria Vergine della Guardia. Essa accolse in una nicchia l'immagine nel modo indicato da Pareto, colla mano destra stesa a segnare il luogo del suo Santuario. Pareto poi saliva tutte le feste sul Fignona ad aprire la Cappella. Essa venne benedetta e si cominciò a celebrarvi la Messa.

E Benedetto vi accoglieva i devoti che andavano ogni anno crescendo per venerare la Vergine su quell'altura. La moglie, diventata sollecita nel preparargli fin dalla sera innanzi gli abiti diceva: “Pregate anche per me la Madonna della Guardia”.

Ma ormai grave d'anni non poteva più Benedetto salire; e in quella vece, seduto su d'un monticello presso la sua casa e vicino al suo fico, andava mirando il caro monte e la diletta Cappella



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La prima Chiesetta.


E spesso mandava lassù i suoi nipoti che lasciava poscia eredi della sua pietà, nonché della proprietà del Piccolo Santuario. E, come già il vecchio Simeone, andava ripetendo: “Ora ho compiuto il comando della vergine; quando le piacerà, mi chiami pure da questa terra. Ora sono contento di morire”. Ma chi aveva avuto il privilegio di vedere Maria, non doveva lasciare la terra senza ricevere prima i conforti della Religione. Furono pertanto sollecitati i parenti a questo pio desiderio del buon vecchio. Al tocco della campana, che chiamava all'accompagnamento del Santo Viatico, e alla voce sparsa che Pareto moriva, accorsero tutti i compaesani suoi, desiderosi di vedere ancora una volta il fortunato vecchio Pareto vecchietto.

Pareto intanto sospirava il Viatico, e a mani giunte Lo accolse nella sua povera camera e nel suo cuore. Traspariva dal suo volto acceso d’amore di Dio la viva fede e la sua confidenza nel Signore. Ma l'affanno gli tolse a poco a poco il respiro, e placidissimamente spirò nel bacio del Signore.

Il Al rintocco della campana che ne annunziò la morte, in ogni casolare del Figogna risuonò il requiem di pace all'uomo giusto.

Per tutta Polcevera la notizia fu appresa con vivo dolore, ma tutti finivano col dire: Pareto è andato in Paradiso a vedere la Madonna.

Però delle Apparizioni della Madonna a Benedetto Pareto non si può dubitare, perché dalla miracolosa guarigione di lui furono testimoni tutta la popolazione di Livellato. Esiste poi nella Curia Arcivescovile di Genova la deposizione. Qui è mancante vedete di mandarmi le altre bozze.