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[Da copia dattiloscritta; vi sono correzioni di pugno di Don Orione]
Cenni
storici intorno alla Madonna della Guardia e alla sua devozione.
La Madonna della Guardia e la sua divozione
I tempi dell’apparizione.
Le apparizioni della Vergine avvennero sempre quando i popoli, illanguiditi nella fede e decaduti nei costumi, si erano resi colpevoli dei castighi di Dio. Il popolo genovese sul finire del secolo XV per le lotte civili e altre cause, viveva nell’indifferenza religiosa. Il Beato Bernardino da Feltre, quasi novello precursore dell’Apparizione di Maria, alzava dai pergami delle più vaste chiese di Genova la sua voce apostolica e tuonava contro il vizio crescente, nonch‚ contro le civili discordie, e andava ripetendo: “Dov’è, o Genova, l’antica tua pietà? dov’è l’antica obbedienza alla Chiesa di Cristo?” Ed a ragione il Beato rimproverava così, poiché in quei tempi il Sommo Pontefice, ancora malcontento dei Genovesi, colpiva con l'interdetto di dieci giorni la città, onde S. Caterina, per assistere alla Messa e fare le sue devozioni, usciva oltre il Bisagno e si recava, come credesi, alla Madonna del Monte. E anche il cielo mandava tremendi flagelli. Una fierissima pestilenza assaliva in quei tempi Genova e i dintorni, e del Porto, molte navi restarono immobili e incantante nel ghiaccio e agli agrumi delle due riviere e alle campagne liguri recava danno gravissimo. Ma la Madonna vegliava a guardia di Genova, e, ispirandole sensi di umiltà e di compunzione, troncava o mitigava i castighi di Dio, sicché la regina del ligustico mare poteva ben vantare per sé quelle parole: Quaesita civitas et non derelicta: Genova è a me cara, e non l’abbandonerò giammai. E, invero, Maria suscitava ai tempi dell’Apparizione della Madonna della Guardia la grande santa Caterina dei Fieschi Adorno la quale co’ suoi
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esempi sublimi, coll’ammirabile sua carità verso del prossimi, colla sua possente parola negli ospedale e ovunque scuoteva l’intera città dal letargo religioso e placava la civili discordie.
Fu ancora in quel tempo che la Vergine dava alla Repubblica la gloria di un Colombo, il quale, ripetendo: “Jesus et Maria nobiscum sint in via: Gesù e Maria mi siano guida nel grande viaggio”, si accinse, sotto il patrocinio della Madre di Dio e sulla navicella che portava appunto il nome di “Santa Maria”, alla scoperta del mondo. E là portava il lume della fede, piantava la croce ed innalzava gli stendardi di Colei che lo aveva guidato nella grande impresa. Tali erano i tempi, quando la Madonna della Guardia apparve sul monte Figogna.
La Val Polcevera.
L’amena
vallata della Polcevera è ai nostri giorni assai diversa da quella
del tempo dell’Apparizione della Madonna. Allora era poco abitata,
aveva poche strade, era poco coltivata, e solo abbondava di legna,
perché i suoi monti erano come una vasta foresta. Oggi, invece, è
popolatissima, ha molte strade, e terre tanto bene
ben coltivate
da destare la meraviglia dei forestieri, che ne rimangono incantati,
come fu di Luigi XV e di Carlo V Imperatore, i quali vi fecero
qualche dimora. I genovesi la preferiscono, per la villeggiatura
autunnale, alla valle del Bisagno e alle riviere liguri, sebbene
queste tanto piacessero al Petrarca. I suoi cinquanta campanili, i
villini, i palazzi dell’antico patriziato, le danno un no so che di
gaio e di maestoso ad un tempo. I boschetti, i vigneti e le
praterie, mentre formano l’ammirazione del forestiero, riescono ad
un tempo di lode al colono ligure, sì industrioso da saper trarre
tanti copiosi frutti da un suolo tutto sassi e dirupi. La Val
Polcevera ha più di 40 Parrocchie, ha villeggiature che ti incantano
ad ogni tratto; la sola
Murta
può vantarne di bellissime anzi è tutta cosparsa di palazzi e di
giardini. Primeggiano il palazzo dei Dogi Durazzo, già abitato
dall’esule Don Miguel Re di Portogallo e da altri
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palazzo già dei Marchesi Raggio e quello dei Marchesi Cambiaso, edificio vastissimo, perché ogni Doge dei loro vi aggiungeva un braccio.
Ha un clima mite, non rigido d’inverno e non troppo ardente d’estate. La divina da cima a fondo una fiumana bella che, cominciando dagli Appennini, a metà valle prende nome di Polcevera.
Al fianco sinistro del fiume vanno parallele la strada ferrata e la provinciale. L’indole dei polcevereschi è ottima. Gente pacifica, laboriosa, gentile, credente, amante delle sue chiese e delle sue terre, Dio la benedica, e Nostra Signora la copra sempre del suo mento materno.
Il Monte Figogna
Il Figogna, sulla cui vetta troneggia maestoso e devoto il Santuario della Madonna della Guardia, mentre eleva isolato il capo, si unisce ai contrafforti dei Bigiè, che si staccano dall’Appennino e si estendono sino al mare, tra la Varenna e la Polcevera. Dalla sua sommità si prospetta intiera la bella Val Polcevera, con la corona dei monti liguri a settentrione e il mare a mezzogiorno. L’altezza del Figogna è di 817 metri sul livello del mare, è il più alto di tutto il contrafforte dei Bigiè. Il monte Figogna che coltivato alla base e in parte è coperto di boschi di castagni; la sua cima è senz’alberi, è un verde tappeto di erba o scoglio arido. Eppure è tradizione che tutto il monte fosse un tempo intieramente coperto di folti utilissimi boschi.
Forse
essi furono distrutti per dare legna alle calcinaie di Sestri.
Ultimamente si tentò e si tenta tutt’ora di piantar alberi intorno
attorno al
Santuario, ma la qualità del terreno, la violenza dei venti e geli
invernali rendono difficile l’impresa. La tradizione popolare
deduce il nome del Figogna dalle piante di fico, che si
crede
vi sono tutt’ora assai numerose, e sarebbe come un corrotto da
ficaia. Altri invece vuole che l’etimologia di questo nome debba
piuttosto cercarsi nell’antico idioma parlato dai primi abitanti
della valle, o celtico o altro che fosse.
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Ma tale questione poco importa ai devoti di Maria SS.; l’antico nome del monte è ormai meglio cambiato in quello di Monte della Guardia. La strada che conduce al Santuario serpeggia tra il levante e il mezzogiorno della montagna, è di uguale pendenza e larghezza, e in questi anni fu resa assai migliore. Ov’essa comincia, vicino ad un gruppo di case, è la statua in pietra di Benedetto Pareto. Dopo circa un chilometro la via si biforca. A destra, per un sentiero pianeggiante, conduce alla chiesa parrocchiale di Livellato, di fronte continua a salire al Santuario della Guardia.
Poco
oltre a questo bivio trovasi a sinistra la cappella di San Bernardo,
che fu tanto divoto della Vergine SS. è sul territorio di Livellato
e deve essere posteriore al 1582. Vi si celebra la Messa alcune volte
all’anno. Continuando a salire, ad uno svolto della strada vi è
una copiosa sorgente d’acqua. E sovr’essa, in
una
una apposita
nicchia,
è una piccola statua di Maria col Santo Bambino in braccio, e a
fianco la statua di San Pantalco. Salendo ancora una cinquantina di
metri siamo a metà della salita.
Ove
le piante finiscono e comincia il terreno scoperto, si vede un pilone
con l’immagine della Madonna. Lo fece costruire il Signor Cantino,
un tempo impresario del nuovo Santuario, a ricordare che nel 1872
precipitava nel sottostante burrone un carro
carico
di materiali destinati alla fabbricazione del
medesimo
Santuario
stesso,
e che fu attribuito a grazia della Madonna. Più sopra, su un rialzo
di terreno, è una cappelletta dedicata a Sant’Anna. E poi rovine
di piloni che un giorno dovevano rappresentare i misteri del Santo
Rosario; essi si trovano in diversi punti della salita, altri sono
intieramente scomparsi. Giunti quasi alla sommità, la mole del
Santuario già apparisce grandiosa sopra una punta di scoglio che
ripida si solleva dal fianco del monte, è la cappella
dell’Apparizione.
Essa segna il luogo ubi steterunt pedes eius, dove cioè la Vergine benedetta apparendo a Benedetto Pareto, posò i suoi piedi sull’erba e santifico quel terreno. Ivi il Pareto eresse la prima Cappelletta, precedentemente alla chiesa del Santuario.
Essa era per vetustà cadente quando nel 1850 fu rifatta, me è al presente,
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Coll’ingresso a mezzogiorno. Ha forma rotonda con statua marmorea della Beata Vergine. Ivi arriva la processione che parte dal Santuario dopo la Messa solenne il 29 Agosto e il 25 Settembre.
Il
primo Santuario poi, sulla vetta del Figogna, era misero e piccolo;
misurava soli metri 2,75 di lunghezza per 2,50 di larghezza, tanto
che, vivente ancora il Pareto, fu ricostrutto e ampliato. Un altro
ampliamento notevole si fece nella prima metà del secolo
XVI,
e
poi
ed esso pure, un
secolo dopo fu nuovamente rifatto nella forma che conservò fino alla
seconda metà del secolo XIX, quando sorse il nuovo attuale
Santuario.
Livellato.
La
parrocchia di Livellato sul cui territorio
è
posto
sorge il
Santuario
di
Nostra Signora della Guardia, è solcata da cima a fondo dalla strada
principale per cui dalla Città e da ambe le riviere migliaia di
devoti
divoti e
carri e cavalcature ascendono sulla cima del Figogna. I tedeschi
apportarono molti danni alla popolazione di Livellato, e nel 1747 ai
26 Giugno, durante l’assedio di Genova, incendiarono varie
molte case.
È
tradizione che, dopo l’apparizione della Vergine sul monte Figogna,
una notte si udisse un insolito rumore d’acque, che dalla cima
della piccola valle precipitarono al basso. I contadini alla mattina
videro con istupore una grande sorgente d’acqua
d’acqua
scaturisce
in luogo dove non poteva avere alimento alcuno, né dal Figogna né
da altri monti, onde fu salutata da tutti come una grazia della
Madonna, che voleva forse con tale sorgente d’acque significare a
Livellato e a tutta la Val Polcevera la sorgente inesausta di grazie
spirituali che sarebbe discesa dalla vetta del Figogna. Questa
sorgente fu divisa dai coloni a destra e a sinistra del monte in vari
solchi, e sebbene abbondi anche nell’estate più arida, tanto da
innaffiare gran parte dei campi e giovare alle sottoposte fabbriche
di seta e cotone, pure i contadini la tengono così
così preziosa
preziosissima,
tanto che, per non perderne goccia, bagnano i loro seminati anche di
notte, cantando le lori della Vergine.
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Livellato è il paese di Benedetto Pareto, l’uomo fortunato a cui apparve la Madonna sul Monte Figogna.
Spuntava
l’alba del 29 Agosto 1490: ed era un mattino pieno di luce, di quei
mattini ridenti così belli sotto il cielo d’Italia. Genova
celebrava la Decollazione di San Giovanni Battista, di cui possiede
nella sua antica Cattedrale le venerate Ceneri. Sedeva sul trono di
Pietro Innocenzo VIII, genovese, della nobile famiglia Cibo. E pareva
che la campagna, in festa per il profumo delle erbe e dei fiori,
presagisse il grande mistero
avvenimento.
Viveva
in quel tempo nel paesello di Livellato un buon contadino,
all’antica: vecchietto, ammogliato, ma senza figli; si chiamava
Benedetto Pareto, abitava in un piccolo casolare a circa un
chilometro dalla Chiesa Parrochiale, nel luogo detto ancor oggi i
Pareti. Si vedono tuttora i rottami della sua povera casa, indicati
dalla tradizione. Viveva umilmente, ritraendo dall’armento di che
tirare innanzi, ma era contento, perché profondamente pio e
cristiano. Educato nel timor di Dio, non andando mai alla città e
badando solo ai fatti suoi, era d’una fede e semplicità di costumi
ammirabile e nutriva
speciale
divozione alla Vergine celeste. Era stimato da tutti e amato qual
padre.
Benedetto
Egli era
solito salire spesso sulla cima del monte Figogna, spingendosi
innanzi il piccolo gregge, e a sera riportava a casa fieno e legna.
Aveva una moglie buona, ma borbottona, che per un nonnulla lo
rimbrottava, ma Benedetto la sapeva compatire e sopportare con
inalterabile pazienza.
Fin
dall’alba di quell’avventurato 29 Agosto il nostro Pareto s’era
vestito in fretta
per
portarsi
salire
sulla vetta del Figogna. E giunto fuori del paese, preso il suo
grigio e rozzo berretto di lana in mano, si segnò di croce la
fronte, e salì il monte, recitando le sue orazioni.
Giunto
alla
presso la cima,
piegò a terra il ginocchio, e, presa la falce, cominciò a tagliare
il fieno per le sue care agnelle. Il sole era sorto alto dai monti
lontani e vibrava
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ardenti raggi; erano parecchie ore che Benedetto sudava nell’ardua fatica. Ad un tratto si levò in piedi, affilando colla sua liscia cote la falce, erano ormai le 10 del mattino, l’ora per i contadini della Polcevera del desinare. Il nostro sant’uomo posò la falce e si recò sul margine del poggio, dove sorge attualmente la Cappella dell’Apparizione e di là spinse lo sguardo giù sul noto sentiero per vedere se la moglie venisse, ché a quell’ora era solita portargli il parco desinare.
Ma quella, disponendo Iddio, tardava ancora.
Forse il buon uomo pensava ch’ella avesse incontrato sui suoi passi qualche amica, e che si fosse fermata a barattare le solite quattro chiacchiere delle donne.
Ma
ecco d’improvviso, tra un fascio di luce celeste, apparirgli una
maestosa, sovrumana matrona; e alla dolcezza dei modi, allo splendore
che la circondavam comprese che quella era la Regina del cielo.
Affascinato, Le cadde in ginocchio dinanzi, senza poter proferire
parola: lo stupore e la commozione gli facevan groppo alla gola. Ma
la Beata
Vergine
lo confortò,
dicendogli
dicendo dolcemente:
“Non temere, e Benedetto: io sono Maria, la Madre di Dio. Vedi
lassù, la vetta del Monte? - e stesa la mano
gli
indicava
ad indicargli la
cima del Figogna. Tu mi devi far innalzare lassù una Cappella.
Pregate e fate penitenza! Questa Montagna diventerà santa, e sarà come un trono di grazie e di misericordie pel mio popolo.
Allora
il
buon
uomo
Pareto dal
primo stupore, cominciò a dire: - O cara Madonna mia, ma io sono un
povero, sono un miserabile peccatore …. Come farò? E poi quel
terreno è di un cotale che, per essere uomo piuttosto difficile a
trattarsi, certo non vorrà cederlo. Quante difficoltà …”
“Benedetto replicò la Madonna, col mio aiuto tutto ti sarà facile: io sarò con te”. Ebbene, conchiuse il Pareto, in Voi confido, o Santa Madonna, farò quanto desiderate.
E allora la Vergine, alzandosi dolcemente verso il Cielo, si dileguò benedicendo e lasciando Benedetto pieno di soavissima consolazione.
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Il punto preciso, ove Maria posò i piedi, è segnato dalla Cappelletta, che perciò viene chiamata dell’Apparizione.
Tutti gli umili, come Benedetto, si credono sempre buoni a nulla. Anche Mosè sul Monte Oreb tremava e diffidava di sé ai grandi comandi di Dio. Però Iddio sceglie i deboli per confondere i forti e gli umili per confondere i superbi. E anche i deboli tutto possono, quando è Dio che li assiste. Onde San Paolo diceva: “Io posso tutto in quel Dio che mi conforta, né il mondo mi farà mai desistere dal ministero che mi venne affidato.”
Benedetto rimase buon tratto immoto, prostrato a terra, guardando il alto, là, dove l’Augusta Regina del Cielo era scomparsa. Quindi, piena la mente della grande apparizione, col cuore che gli batteva forte, senza neppure fermarsi a raccogliere gli umili strumenti del suo mestiere né a chiamare a sé le sue pecorelle, gettò uno sguardo alla vetta del monte e poi si diede a correre giù pel sentiero verso il suo casolare, pensando alle parole della Madonna.
Contrasti e debolezze.
E mentre frettoloso scendeva dal monte, alzando gli occhi al Cielo, ripeteva ogni tanto: “Voi tutto potete, o gran Vergine: Voi sarete con me!”. Ed ecco, poco lungi dal paese, imbattersi nella moglie che, un po’ tardi, gli portava il desinare.
Alla sorpresa di lei per l’improvviso tornare del marito e alla domanda dove avesse mai lasciato le pecore, acceso in volto e aprendo le braccia, “Oh sapessi - Benedetto Pareto incominciò a dire - cosa ho visto! Mi apparve la Santissima Vergine. E mi parlò di farle là sul monte una Cappella ... E metteva nel suo dire tutto l’accento della più sentita convinzione e del suo entusiasmo. Ma la brusca Teresa, che così pare si chiamasse la donna di Benedetto, accolse il racconto del marito con un sorriso di compatimento, egli disse senz’altro: Oh adesso si che andiam bene! Ci mancherebbe ancor questa, che ti avesse dato di volta il cervello.
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E lo calmò com’era del resto suo solito, di parole aspre e cattive, non mancando di ripetergli fino alla seccatura che, se fin qui era stato dai compaesani considerato uomo semplice, d’ora innanzi sarebbe stato segnato a dito per la sua dabbenaggine e sarebbe diventato zimbello di tutti.
Il pover’uomo che, per quanto conoscesse il carattere burbero della moglie, non si aspettava però una sì furiosa grandinata, mortificato, avvilito, se ne stette cheto, pensando forse in cuor suo di rimandare ad altra epoca l’adempimento del comando ricevuto.
Il castigo del Cielo.
Tuttavia, quando fu solo, chinata la fronte, grosse lacrime gli caddero dalla faccia rugosa. E quei giorni neanche osò più salire sul monte, ma andava a sedersi all’ombra del suo grosso albero di fico, e, sospirando, guardava l’erta montagna dove gli era apparsa la Vergine; e ancora gli pareva di vedere di udire quelle sue parole, e che l’aria stessa in quella parte risplendesse tuttora di luce celeste. Ma, non avendo la virtù sublime d’un Giobbe per le beffe continuate della moglie, non ardì far parola ad alcuno dell’apparizione.
Alcuni giorni dopo volle farsi forza e salire sul Figogna, ma prima montò sopra il suo albero di fico, poco discosto da casa, ed è là che lo aspettava il castigo del Cielo.
Aveva colto appena i primi frutti, allorché il ramo su cui poggiava si ruppe, ed egli precipitò sì malamente al suolo, che si fracassò una gamba, e ne rimase tutto contuso.
Ai suoi gemiti accorse la moglie, che si mise a gridare chiamando i vicini. Egli venne portato a braccia sul suo letto che bagnò di sangue. Un flebotico barbiere poi, chiamato d’urgenza, finì di fare a quella povera gamba il resto. Così che dalla diagnosi dei medici, chiamati al suo letto, risultò che gli rimanevano ben poche speranze di guarigione. Onde si mandò in fretta pel prete che venisse a portargli i conforti della religione.
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Il Miracolo.
Incombevano le stelle sulla casuccia di Benedetto, quando avvenne la seconda Apparizione.
La
Santissima Vergine, dopo averlo rimproverato per la disubbidienza, e
avergli rinnovato l’obbligo di costruirle una Cappella sul Monte
Figogna, gli disse: “Alzati, che sei guarito”, e Benedetto Pareto
miracolosamente ed istantaneamente si sentì guarito e liberato da
ogni male, e la sua gamba come non fosse stata mai rotta. Era notte,
ma egli balzò di letto gridando al miracolo: Ho visto la Madonna! La
Madonna mi ha guarito! Ecco che
sono guarito! Tutti i vicini furono svegliati e balzaron su: la
moglie di lui poi piangeva di consolazione e di fede; il miracolo fu
tosto evidente a tutto il paese. La popolazione venne così a sapere
che la Madonna era apparsa; e, tutta unanime, fece voto d’innalzare
sulla montagna, fatta santa dalla Madonna
una
la cappella
in onore della Vergine Santissima. Si cessò
sospese da tutti il lavoro per quel giorno in Livellato e non si
parla d’altro che dei prodigi, avvenuti intorno a Benedetto Pareto.
L’epoca in cui avvenne l’Apparizione è una delle più torbide per la storia del popolo genovese.
Era
allora la città di Genova, come abbian detto, in grande confusione
per le lotte diuturne e sanguinose tra le frazioni degli Adorno e dei
Fieschi, che facevano
in
quei tempi
rosse
di sangue le vie. Questi sconvolgimenti, oltre al perturbare la
pubblica quiete, portavano nel popolo della città e delle valli
vicine la
una vera
demoralizzazione.
Contro
di essi tuonava dal pulpito della chiesa Metropola e nell’aula del
palazzo Ducale, innanzi ai maggiorenti e ai governanti della città,
il Beato Bernardino da Feltre, Francescano. E
La
grande riforma che ottenne in tutti gli ordini dei cittadini la
predicazione del Beato Bernardino da Feltre, poté ben attribuirsi
alla protezione di Maria Santissima, discesa sul Figogna, a conforto
del suo popolo.
L’Apparizione
accadde mentre era Arcivescovo di Genova Paolo da Campofregoso; che
egli però si trovava assente dalla città e in esilio per la guerra
civile. Neppure vi era Doge in Genova, essendo allora la Repubblica
ligure alleata con Galeazzo Visconti Duca di Milano.
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E la duplice assenza delle due prime autorità, il Doge e l’Arcivescovo, poté essere uno dei motivi della mancanza di autentiche scritture contemporanee dell’Apparizione.
La prima Cappella. Morte di Benedetto Pareto - Osservazioni.
Pareto
acquistava sollecitato dal suo vicino l’area necessaria per la
nuova Cappella nel luogo indicatogli da Maria, luogo di facile
acquisto perché tutto pietroso. I buoni compaesani di Livellato,
bene
apprezzando
il dono che la Vergine aveva a loro per primi Concesso, e
quindi a tutta la vallata
ben
lungi dall’essere insensibili, erano anzi impazienti di dare
principio al lavoro. Perciò, siccome ad una voce sul piazzale della
chiesa avevano già promesso a Benedetto
l’opera
il concorso della
loro mano d'opera e le loro offerte, così mantennero la parola, e
tutti pieni di religioso entusiasmo, nel giorno dal buon vecchio
stabilito, furono presti sul monte, uomini e donne. Non mancarono ne
legni, né pietre, né calce; e in poco tempo si vide da tutta la
sottostante Polcevera torreggiare lassù la piccola Cappella a Maria
Vergine della Guardia. Essa accolse in una nicchia l'immagine nel
modo indicato da Pareto, colla mano destra stesa a segnare il luogo
del suo Santuario. Pareto poi saliva tutte le feste sul Fignona ad
aprire la Cappella. Essa venne benedetta e si cominciò a celebrarvi
la Messa.
E Benedetto vi accoglieva i devoti che andavano ogni anno crescendo per venerare la Vergine su quell'altura. La moglie, diventata sollecita nel preparargli fin dalla sera innanzi gli abiti diceva: “Pregate anche per me la Madonna della Guardia”.
Ma ormai grave d'anni non poteva più Benedetto salire; e in quella vece, seduto su d'un monticello presso la sua casa e vicino al suo fico, andava mirando il caro monte e la diletta Cappella
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La prima Chiesetta.
E
spesso mandava lassù i suoi nipoti che lasciava poscia eredi della
sua pietà, nonché della proprietà del Piccolo Santuario. E, come
già il vecchio Simeone, andava ripetendo: “Ora ho compiuto il
comando della vergine; quando le piacerà, mi chiami pure da questa
terra. Ora sono contento di morire”. Ma chi aveva avuto il
privilegio di vedere Maria, non doveva lasciare la terra senza
ricevere prima i conforti della Religione. Furono pertanto
sollecitati i parenti a questo pio desiderio del buon vecchio. Al
tocco della campana, che chiamava all'accompagnamento del Santo
Viatico, e alla voce sparsa che Pareto moriva, accorsero tutti i
compaesani suoi, desiderosi di vedere ancora una volta il fortunato
vecchio
Pareto
vecchietto.
Pareto intanto sospirava il Viatico, e a mani giunte Lo accolse nella sua povera camera e nel suo cuore. Traspariva dal suo volto acceso d’amore di Dio la viva fede e la sua confidenza nel Signore. Ma l'affanno gli tolse a poco a poco il respiro, e placidissimamente spirò nel bacio del Signore.
Il
Al rintocco
della campana che ne annunziò la morte, in ogni casolare del Figogna
risuonò il requiem di pace all'uomo giusto.
Per tutta Polcevera la notizia fu appresa con vivo dolore, ma tutti finivano col dire: Pareto è andato in Paradiso a vedere la Madonna.
Però delle Apparizioni della Madonna a Benedetto Pareto non si può dubitare, perché dalla miracolosa guarigione di lui furono testimoni tutta la popolazione di Livellato. Esiste poi nella Curia Arcivescovile di Genova la deposizione. Qui è mancante vedete di mandarmi le altre bozze.