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[Da copia dattiloscritta - ricavata, da Don Orlandi, da autografi di Don Orione]

        29 luglio 1924 a Campocroce.

Anime e anime! - Venator animarum - Venator vocationum - Vocazioni, vocazioni!

Un giovane che non segue la propria vocazione sarà sempre un povero spostato e correrà pericolo di perdersi eternamente.

Il cercare, quindi, e coltivare bene le vocazioni dei suoi allievi hoc opus est, hic labor est di un Sacerdote e Chierico della Divina Provvidenza.

Noi, con l’aiuto di Dio, ci faremo, d’ora innanzi, uno studio di coltivarle con impegno e destrezza, con sano affanno e perseveranza. Il desiderio di un’anima di condurre vita perfetta non può venire che da Dio. E il Signore diede i consigli evangelici non per i perfetti ma per chi vuole diventarlo: per aiutare la nostra tiepidezza e debolezza: così l’hanno intesa i Santi.

È certo una somma grazia che Dio ci fa, traendoci fuori dal caos di questo mondo, e mettendoci al sicuro da tanti inganni e occasioni di peccato; la vocazione alla religione è il più grande beneficio di Dio, dopo il Santo Battesimo. Non bisogna, quindi, resistere alla chiamata di Dio, ma seguirla senza indugi (vedi capitoli premessi alle Regole Salesiane).

Ma ritorniamo al compito nostro riguardo alle vocazioni: lavoriamo - Dio dà i frutti della campagna, ma vuole che il contadino lavori - ad aiutarle e quasi come se la loro riuscita dipendesse in gran parte da noi, perché praticamente è così.

L’amore alla nostra Congregazione ci deve spronare non solo a donarle tutte le nostre migliori energie, ma anche a sforzarci continuamente di accrescere il numero, dei suoi membri, con un’intesa ricerca e coltura di vocazioni, per metterla in condizione di

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attuare meglio, e in una più vasta sfera, la gloria di Dio, la difesa della fede del popolo e la educazione della gioventù più povera ed abbandonata. Perciò dobbiamo lavorare alacremente e senza interruzione a fare, a fare seguaci a Gesù Cristo, alla Chiesa, alla Congregazione, onde perpetuare i nostri Istituti e moltiplicare il bene. Il gemito della Congregazione: - da mihi liberos alioquin morior - sarebbe il giorno della sua morte; di questi istituti non resterebbe che un freddo ricordo.

Sulla necessità di coltivare le vocazioni sento di doverne tanto parlare ed insistere fin a diventare seccante ed eccessivo. Ma, in realtà, tale non sarò. - Obsecra, increpa, insta opportune et importune -; basta suscitare vocazioni nuove! Messis quidem multa. - In generale ed in particolare: abbiamo il vuoto: i probandati vuoti. La messe è cresciuta a dismisura ed il numero degli operai, che si consacrano a raccoglierla, in gran parte va miseramente perduta. - Perché si assumono estranei? Aiutatemi, e avremo altro personale. Mandatemi vocazioni! Non ne abbiamo: non ne vediamo! - No, noi avremo sempre tutte quante le vocazioni che sapremo meritarci con la nostra preghiera e con il nostro buon esempio. - La vitale questione delle vocazioni aspetta la sua positiva soluzione da ciascuno di noi. - Catilina ai suoi: - Memin‚ ritis vos in brachiis vestris patriam et vitam portare; - così noi portiamo la vita e l’avvenire della Congregazione.

Esaminandoci un po’ seriamente; dobbiamo confessare che tale scarsità d’operai evangelici proviene dal non aver noi quella prudente, premurosa e incessante sollecitudine per le vocazioni.

La vocazione viene da Dio, il quale, com’è autore di tutto il creato, così anche ispira ad ogni anima ragionevole quale via essa debba percorrere per conseguire il suo fine. Però, perché Dio manifesti ad alcuno la sua volontà che si faccia religioso, non è necessario un miracolo: basta che Dio gli parli interiormente per la via della mente e del cuore.

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Se noi desideriamo sinceramente di uscire dalle nostre imperfezioni, di amare Dio senza misura e di consacrarci a Lui, è segno che siamo chiamati a vita religiosa. Il vivo ed umile desiderio di diventare perfetto, già è segno di vocazione religiosa. E bisogna corrispondere subito e generosamente. - Può dannarsi un uomo col tardare un giorno solo a corrispondere alla grazia divina della vocazione - dice il Rosmini ed altri Dottori della Chiesa. Nel Vangelo troviamo sofferto da Dio mai più di un rifiuto alla sua chiamata. Non fa bisogno di chiedere consiglio per eleggere lo stato religioso, perché, insegna San Tommaso, il Consiglio è già dato da Gesù Cristo.

Quindi, ciò che distrae o impedisce di seguire la divina chiamata non può essere altro che una tentazione del demonio: sono macchinazioni del demonio per trattenere l’uomo sulla strada, almeno anche per pochi giorni, per un giorno solo, pur di riuscire a farlo deviare dalla vocazione, dalla retta strada. I Santi non hanno tardato un momento a seguire la voce del Signore. - Samuele: - Ecce adsum! - Ma, in generale, Dio non comunica tale sua ispirazione in un modo così straordinario: Egli pone il germe della vocazione, come fa in natura con i semi: pone il germe della celeste vocazione anche nelle doti stesse naturali, che dà in grado e misura diverse alle anime; dà, fin in natura, qualità personali differenti che ci inclinano chi a uno stato e chi ad un altro, e, per lo più, lo pone in ambiente adatto al pieno sviluppo di quel germe celeste - onde, quasi insensibilmente, ciascuno è guidato ad abbracciare lo stato di vita più conforme alla sua personalità: lo stato di vita nel quale gli sarà più facile conseguire il suo fine e salvarsi e santificarsi. Questo è, in via ordinaria, da parte di Dio, nella vocazione: ma Egli ci lascia liberi: ci getta il germe, ci dà delle qualità, ci pone in occasione di svolgerlo, ci coadiuva con la sua grazia, ma ci lascia liberi di corrispondere, e lascia che molta parte della riuscita della vocazione religiosa dipenda non solo dalla nostra corrispondenza, ma anche da quelli che sono propri dello sviluppo e dell’educazione spirituale dei singoli individui.

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Ciò posto, il compito nostro, o miei cari, riguardo alle vocazioni, consiste nel vedere chi abbia quel germe, quelle qualità e doti richieste per qualcuno dei vari rami della perfezione: pel sacerdozio o per laico, per missionario, doti che si possono ridurre a tre: pietà e scienza sufficiente; pietà e probità di vita; pietà e retta intenzione. - Si vis perfectus esse... Ad ogni vocazione si rinnova la scena del giovane del Vangelo: - Che debbo fare per avere la vita eterna? - Serva mandata. - I più già lo fanno: Si vis - libertà: libera elezione delle anime - perfectus esse, vede, vende quae habes, veni, sequere me. Queste anime, quando siano ben guidate, non si rattristano dell’invito, come il giovane evangelico, ma esultano di gaudio ineffabile e si slanciano sulla via; - exultavit ut gigas ad currendam viam suam.

Ho detto: “quando sono ben guidate”: - questa è la parte nostra, è la mano del giardiniere. - Dobbiamo procurare, perché il germe della vocazione cresca e maturi in ambiente propizio, di circondarlo delle più sollecite cure; la messe dei campi viene a maturità per l’unione delle fatiche dell’uomo e della benedizione del Cielo; e così le vocazioni non si sviluppano senza l’opera nostra. - E quindi noi dobbiamo lavorare in esse, come se la riuscita dipendesse da noi. - La vocazione è una grazia, un dono di Dio; ma non si conserva che con la cooperazione nostra; di chi la deve coltivare. La vocazione è divina, ma noi, se liberamente non l’accettiamo e coltiviamo, la perdiamo. Ogni chiamata a vita religiosa e all’apostolato ha la sua naturale e fervida sorgente nel cuore di Dio; ma bisogna coltivarla.

Grande è dunque il nostro compito e la nostra responsabilità. Don Bosco: - Tre quarti degli uomini hanno la vocazione. - L’accettazione di un giovane in qualche nostra Casa è un segno prezioso di vocazione. - Non che tutti siano chiamati, ma è certo che moltissimi di loro - aiutati e sotto l’influsso della grazia dei Sacramenti, della pietà, della divozione alla Madonna, del buon esempio di vita religiosa nostra vedranno la vanità della

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vita del secolo, sentiranno la felicità di amare e servire Dio, le gioie pure e serene della vita religiosa, il bene grande che noi possiamo fare alla gioventù, all’avvenire cristiano e civile della patria e della società, il bene che può fare un missionario, illuminato e penetrato dalla luce e influsso della grazia, - e aspireranno al nostro stato. Il germe della celeste vocazione si riscalda e si svolge, e liberamente e con ardore e felicità abbracceranno la nostra vita.

Noi, parlando ai giovani, dobbiamo evitare qualunque parola che possa indicare una qualsiasi e benché minima imposizione o coercizione, sia da parte di Dio che dalle circostanze individuali, familiari e sociali. I giovani, anche quando è evidente la chiamata di Dio, noi possiamo e dobbiamo consigliarli, ma devono essere del tutto liberi! Però, al di sopra di tutto, noi dobbiamo porre ad essi il vero problema della esistenza, il problema della salvezza dell’anima e il dovere che tutti abbiamo di seguire le ispirazioni e la voce di Dio: di vedere le cose alla luce dell’aldilà e come la vedremo in punto di morte alla luce di quella candela. - Noi dobbiamo aiutarli, i nostri giovani, non costringendoli, ma dire però loro chiara la verità, che, cioè, fuori della via per cui Dio chiama un’anima, essa corre grande pericolo di non avere le grazie necessarie per salvarsi, ma di perdersi in eterno. Aiutare le vocazioni sono battaglie!

Visione di Don Bosco - 9 maggio 1879: Giovanetti contro guerrieri di aspetto vario e con armi strane. Giovanetti contro mostri di forme gigantesche di alta statura, bene armati e ben esercitati. Pugna lunga, sanguinosa; scomparsi questi, succedettero altre battaglie. - Infine, pochissimi superstiti. Poi furono aiutati. Stendardo di Maria e nella destra il Santo Crocifisso.

Invitiamo i giovani! E perché no? Li alletta il mondo. - Ite et vos in vineam meam. Sempre qualche volonteroso si trova. Ma siccome la vigna, oltre che lavorarla, bisogna anche custodirla dì e notte dai nemici, così solo pochi perseverano tra le asprezze delle

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veglie, delle lotte, delle fatiche intense; e gli altri tornano indietro. I pochi portano pondus diei et aestus. Solo trecento alle Termopili; trecento di Gedeone; non vogliamo pusillanimi. Giovani volonterosi, date anima e corpo!

Però troviamo nuove reclute da colmare i vuoti lasciati dagli scomparsi. La speranza del nostro avvenire sta qui. Don Bosco faceva lui le conferenze anche a tarda età, ogni giovedì sera. Invece la pigrizia dimostra altro che vocazione! - prediche di peccati, spine di vizi - scuotere la pigrizia. Usquequo, piger, dormies? - Quando consurges? - Su, popoliamo i probandati, i noviziati! Moltissimi si perdono, perché non sono coltivati!