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[Lettera di terzi - vi sono correzioni ed aggiunte di pugno di Don Orione]

        Tortona, 30 ottobre 1933

Guardatevi dalle dottrine troppo larghe

Se le dottrine troppo severe conducono alla tiepidezza, e per essa al lassismo, o alla disperazione, che dire poi delle dottrine troppo larghe? Oggi non si è più tanto inclinati al giansenismo, anzi sono in voga dottrine che vanno all’opposto, e da cui è d’uopo guardarsi. La teoria della troppa facilità di salvarsi è una di quelle false idee, che alcuni tendono ad inculcare con il pretesto specioso di ricondurre più facilmente tante anime alla religione. Ma le ipotesi ardite, i sentimentalismi studiati, le imaginose immaginose o commoventi descrizioni non dicono nulla in questa questione. Si tratta di sapere se è dottrina sana della Chiesa essere così facile la salute in quelle condizioni ammesse da certi autori. Secondo questi autori, Dio salverebbe poco meno di tutto il mondo.

L’antico assioma: “come si vive, così si muore” non avrebbe più ragione di essere.

La morte degli empi, dei più odiati dei più ostinati – non solo lascia ancora la fiducia speranza della loro eterna salute: ma par quasi che Dio sia obbligato a salvarli - tale tanto è il travaso delle nuove idee: morire senza prete, anzi rifiutarlo apertamente non è più motivo di ragionevoli timori... Qual mezzo più sicuro di questo, diciamo noi, per lasciar libera la briglia a tutte le possibili dissolutezze?

Certo, nessuno penetra i giudizi di Dio, e non tocca mai all’uomo condannare l’uomo: a Dio soltanto questi terribili segreti! Ma voler far credere che, dopo una vita scandalosa, e una morte impenitente, si possa facilmente conseguire la salute, è una empietà ed un inganno crudele. E si corre fuori di strada.


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Una seconda idea, accarezzata da certi spiriti moderni che sanno di modernismo, è la facilità della salute fuori della Chiesa; secondo costoro, anche gli eretici, gli scismatici, gli infedeli, si salvano, per perché in tutti è la buona fede. Oh! piacesse a Dio che la buona fede fosse così estesa, come si vorrebbe! Ma parlano forse così i Dottori della Chiesa?

O non dicono forse che il vivere fuori della Chiesa vera è il male più grande che possa colpire l’uomo? E che? è così facile conseguire la salute fuori della barca di Pietro? Ma allora, a che tanti sforzi per convincere i disgraziati eretici? perché versano il loro sangue tanti Missionari? In verità, non varrebbe la pena di prendersi tante cure, se tutti, o quasi tutti, devono trovarsi in cielo.

Una terza idea larga riguarda i piaceri del mondo e la perfezione: è una dottrina che corrompe i costumi, favorisce la tiepidezza, anzi il vizio addirittura: per questa dottrina abbiamo tanti cuori affievoliti, tante virtù sprezzate, conculcate, tante defezioni che fanno gemere la Chiesa.

Che la perfezione sia tanto facile a conseguire, o semplicemente facoltativa, è dottrina contraddetta da tutti gli autori ortodossi. Anche per le persone del mondo la perfezione è questione di eternità. Lasciate che in un’anima si radichino queste massime: il peccato veniale è ben poca cosa - non si è tenuti a pensar tanto alla perseveranza finale - in religione ognuno è sicuro di salvarsi - in paragone di certa gente che vive nel mondo, noi siamo dei santi - lasciate che un’anima accarezzi queste idee, e voi avrete spalancata la porta ad una spaventosa rilassatezza.

È tanto comodo, invece di paragonarsi con i Santi e trovar modo di umiliarsi e scuotersi, paragonarsi scioccamente con la gente del mondo, per dispensarsi dal farsi violenza, per far della propria tiepidezza un comodo guanciale, per accecarsi insomma e dormire il sonno fatale della negligenza e rilassatezza.

Non basta vivere in Gerusalemme, scrisse S. Alfonso, bisogna vivere come a Gerusalemme si vive, cioè bisogna condurre cioè una vita conforme ai Santi Comandamenti e da buoni Cristiani a Cristo, osservare la legge di Dio e della Chiesa, vivere insomma da veri e da buoni cristiani.