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[Minute]

ritengo che quanto brevemente qui ho qui esposto possa essere sufficiente a, alla saggezza dei Giudici ai fini della causa e sarei lieto se mi si volesse dispensare dalla pena, che il Supremo Tribunale della S. comprenderà, può sentire il cuore già tanto addolorato di un padre in X.sto di dover dimo deve discendere a rivelare a quale cumulo di doppiezza e di fa volgari menzogne sono nel ricorso fatto inoltrato e nella condotta tenuta del Sac. Vincenzo Saroli il che quale venne dal sottoscritto venne accolto povero fanciullo e portato sull’altare.

Tuttavia Egli si dichiara mi dichiaro sempre disposto anche a questo, e per iscritto e anche di presenza quando si ritenesse opportuno.

... ritengo che quanto qui ho brevemente esposto possa bastare alla saggezza dei Giudici essere sufficiente alla saggezza dei Giudici ai fini di questa causa che per la persona che l’ha provocata e per me tanto penosa che mi da tanta pena.

E spero che nella Loro Sua intelligente bon pietà vorranno vorrà il Supremo Tribunale dispensare il cuore già tanto amareggiato di un povero sacerdote e padre in Cristo del Don Saroli, - accolto povero fanciullo dal sottoscritto, portato sull’altare e fatto Parroco, - dal non solo dal rispondere alle falsità ad espressioni asserzioni a cose assolutamente false e a vere calunnie volgari che sono nel suo ricorso, ma anche dal più riv dover trovarsi costretto a dover rivelare cose che la riguardano azioni poco pulite onorevoli qualche cosa poco onorevole qualche cosa di poco onorevole e di doloroso, e che già ha sepolte nel Cuore di Gesù Crocifisso

mi lusin vorrei ritenere ritengo che quanto qui ho ri esposto possa essere sufficiente alla saggezza dei Giudici ai fini della causa di questa penosa causa che mi fa tanto male anche perché e nel suo ricorso e nella condotta avuta dal Saroli vi sono molte falsità e vere calunnie. E Onde spero che nella Loro intelligente bontà vorranno dispensare

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il cuore, già tanto addolorato di un povero sacerdote e padre in Cristo del Sac.te Vincenzo Saroli, il quale fu dall’umile sottoscritto fu venne accolto povero fanciullo e portato sull’altare, - e sempre trattato più che una madre il figlio, da rivelare cose doppiezze fi cose che vorrebbe già ha sepolte per sempre nel cuore di Gesù Cristo Crocifisso.

Tuttavia mi dichiaro tengo a piena disposizione di codesto Supremo Tribun Sacro Dicastero sempre disposto a rispondere a voce e per iscritto, av e

ritengo che quanto qua ho rispettosamente osservato possa bastare alla saggezza degli uni degli undici, ai giusti fini di questa causa, che mi ha portato dà tanta pena per motivi che evidentemente si comprendono.

Onde io spero che nella sua intelligente bontà vorrà il Supremo Tribunale dispensare il cuore già cant già da un anno già tanto amareggiato d’un povero sacerdote e padre in Cristo del Don Saroli, accolto povero fanciullo, portato sull’altare e fatto Parroco: amato nel Signore e trattato sempre più che una madre il figlio suo - dal discendere a rispondere ad confutare asserzioni ass che assolutamente non rispondono a verità e a calunnie fin volg indegne, che sono nel di costui ricorso, e che egli il sottoscritto

insieme a tante altre pene avute dal Saroli, già ha sepolte nel cuore di Gesù Crocifisso, tutto per.

Tuttavia il sottoscritto dichiara di mettersi tenersi sempre a piena disposizione di codesto Supremo Tribunale e di essere pronto a documentare quanto ha detto o dovesse dolorosamente dire; riservandosi l’ovvio diritto di documentare egli direttamente quanto ciò che sopra ha detto, per quanto doloroso qualora lo svolgimento del processo della causa lo richiedesse ponesse nella necessità di dover giungere a tale estremo.

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Il Don Saroli chiese un anno di tempo per trovarsi un Vescovo e gli fu concesso e da un anno diventarono quattro.

Il sottoscr Non risulta Il Don Saroli non presentò fece mai al sottoscritto domanda né a voce né per iscritto di per essere dispensato dai voti, né all’Ordinario Diocesano di Tortona né al Vescovo a quello di Alessandria, mai il sottoscritto disse ebbe a dire che il Don Saroli non fosse più era stato dimesso da religioso, - il Don Saroli veniva continuò veniva ad essere considerato Religioso ed annual e veniva agli Esercizî Spirituali che annualmente sa l si fanno dai nostri religiosi.

Il Don Saroli non fece mai domanda al sottoscritto per essere dispensato dai voti, neanche quando era imminente il mio imbarco per la per l’America, il sottoscritto nel il 18 settembre del 1934 io gliela glielo feci chiedere dal Can.co Don Perduca, poiché era membro influente della Congregazione.

al Vescovo all’Ordinario di Tortona né a quello di Alessandria, il né in pubblico né in privato a Tortona o ad Alessandria il sottoscritto ebbe mai a dire ch d’avere dispensato dimesso il Don Saroli, anzi Egli sia a Tortona come ad Alessandria egli fu sempre considerato come quale nostro Religioso, e veniva annualmente invitato agli Esercizî Spirituali, secondo la nostra regola.

Vi l’aver il avere il suo incartamento.

Non sta affatto vero che io abbia annunciato né pubblicamente né privatamente che al il Don Saroli era stata inflitta la pena ho annun stato dimesso

È pura invenzione che in quel tempo gli sia stato tolto un piccolo locale della Congr.ne ed invitato espressamente ad uscire oramai come forestiero.

Così non è vero che “con mille scuse gli si sia fatto capire che non si aveva più piacere che egli mangiasse consumasse venisse in Istituto a mangiare”.

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Egli voleva ad ogni costo essere anche Direttore dell’Istituto.

Gli attriti non furono di indole amministrativa, io non né io né altri della Congregazione abbiamo mai sognato di sorbire ogni attivo della Chiesa a detrimento morale e spirituale della nuova Parrocchia.

Non sta vero che il Don Saroli centinaia di volte a voce e per iscritto mi invitasse ad intervenire.

Sta, invece, che egli voleva ad ogni costo, essere anche Direttore dell’Istituto: voleva indurmi ad ap a fare pratiche presso del Vescovo perché fossero allargati i confini della Parrocchia.

Il Don Saroli fu era un povero ragazzo da me e fu accolto da me che era un povero ragazzo.

E qui è con grande pena che e fu e portato al Sacerdozio. Fu trattato dalla Congr.ne, grazie a Dio, più che una madre e un padre potessero trattare un figliuolo e ritenuto sempre per tale, con pazienza e carità longanissima.

Subdolo più volte, gli parlò più volte e anche gli scrisse il Sac.te Can.co Perduca Can. della Cattedrale di Tortona e anche quando era e Delegato Vescovile - membro della nostra Congr.ne. Gli parlò Don Sterpi, Vicario della Congr.ne, mentre io ero in America.

… sino all’incredibile egli si cercò un Vescovo etc.

mi domandò …

Non mi fece la A me non portò presentò mai nessuna domanda per essere sciolto dai voti: mi disse che quando gli dissi di trovargli un Vescovo benevolo che lo accogliesse volesse accogliere mi disse che aveva bisogno di un anno di tempo e: e sono passati quasi quattro anni.

In questo frattempo venne ripetutamente invitato a fare come di regola gli Esercizî Sp.li in C annuali e non venne mai non li fece in Diocesi di Alessandria né risulta li abbia fatti altrove.

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Gli fu mandato il …

Gli ha parlato il Vicario della Congr.ne D. Sterpi.

A me, ultimamente, mandò la lettera di cui

anzi gli si fu richiamato perché aveva rotto tutti i vincoli della con la Comunità

egli ostacolò sempre l’Istituto fin dal 31 o 32 egli trafficava per distaccarsi

egli ebbe a dire che avrebbe fatto dell’Istituto Artigianelli un fienile

quando si trattava da noi di pagare le Signore Manuelli egli ordina per creare ostacoli

Gli Si man Ripetutamente lo si invitò come agli esercizi Sp.li, mi pare anche con raccomandate

posso assicurare che da anni egli trafficava per distaccarsi e p rendersi libero indipendente.

Qui ritengo se qui di dover far punto a un penso che quanto brevemente ho esposto sia sarà e di non e che mi si voglia dispensare vorrà essere ritenuto sufficiente alla per alla saggezza dei Giudici, e che mi si vorrà dispensarmi dispensare dalla pena di dire dover manifestare i dolori profondi che, permettendolo Iddio, a bene dell’anima mia e della Piccola Opera della Divina Provvidenza.

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[Lettera di terzi]

Il beneficio parrocchiale di S. Rocco non fu fatto dal Can. Villa Giuseppe.

Come potevano nascere attriti di indole amministrativa tra il Parroco di S. Rocco e l’Istituto che voleva sorbire ogni attivo della Chiesa (?) quando il Parroco di S. Rocco si amministrò sempre il beneficio e fin al 1929 amministrò anche l’Istituto?

Dal 5 settembre 1931 giorno in cui sono andato all’Istituto di Alessandria a tutt’oggi 3 luglio 1938 non mi sono mai interessato e chiesto alcuna cosa sull’amministrazione della Parrocchia di S. Rocco.

Difendeva la Parrocchia - contro chi e perché?

Non fu mai invitato ad uscire come forestiero da alcun locale dell’Istituto - forse - il Rev.do D. Saroli vuol ricordare il giorno in cui l’Istituto portò una camerata in teatro: si era d’inverno la camerata era allagata. Tuttavia Don Orione ordinò di sgombrare la camerata il teatro e si ritornò in camerata.

Per il vitto versava £. 300 per sé e il sacrestano la somma di £. 300.

Non venne più a mangiare nell’Istituto dal 7 gennaio 1933 giorno in cui fui ricoverato nell’Ospedale Civile di Alessandria.

[Sullo stesso foglio Don Orione di suo pugno scrive quanto segue:]

Litigioso nulla ho detto a Mgr. Vescovo

Carte da D. Sterpi.