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Veneratissimo Monsignore,


Sempre memore della Sua infinita carità, mi rivolgo a Lei in un momento dolorosissimo per me e per tanti poveri figli della Divina Provvidenza.

Io sono quel Sacerdote che venni da Lei l’anno scorso, xxx verso Natale del 1903 con un altro mio confratello, con una lettera di Mons. Daffra e che Ella soccorse con tanta generosa liberalità. L’anno passato, trovandomi a Tortona, Le inviai pure un telegramma a nome mio e degli di tutti i Sacerdoti e Professori dell’Istituto della Divina Provvidenza di Tortona, per congratularci con Vostra Lei, Ven. Monsignore, delle attestazioni di affetto di tutto il suo popolo e del Comune dell’intero Municipio di codesta Città, quando vi ebbero dei vili, che tentarono offuscare gli splendori della Sua grandezza i miei poveri figli. È una gran carità, è una gran carità!

Vede i socialisti siccome quella è la Casa Madre e come il Seminario della Congregazione, che ora sta sviluppando per e che ha già varie Case anche in Sicilia e Colonie Agricole a S. Remo, qui a Roma in Sicilia tentano, sopprimendo quella, di inaridire le fonti stesse dell’Opera della Divina Provvidenza. - Caro Monsignore, io La verrei anche a trovare, se crede, per spiegarLe meglio i miei bisogni, sicuro che Ella non mi abbandonerà in tanto bisogno. Finchè siamo nelle mani I Socialisti da un mese all’altro, mi toglieranno la Casa, che è di proprietà del Comune, ed in resto e allora? Io ha già detto varie S. Messe, ma continuerò in questi giorni a pregare con maggiore fede e confidenza. Oh! Lei, che è come un mare di beneficenza, si farà Padre non solo degli orfanelli vicini, ma anche dei lontani, i quali, fatti grandi e molti Sacerdoti sparsi a  fare del bene, La ricorderanno con affetto grande come Padre della nostra Congregazione …