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Convitto Paterno
(Opera Div. Provvidenza)
Tortona
Tortona, li 25 / XI - 1905
Illustre Signore e Amico,
Rispondo a volta di corriere alla Sua del 23, trasmessami per espresso dal Prof. Goggi di costì.
Mi rincresce di non avere copia della lettera inviata alla Sig. Samaja.
Dichiaro, per la verità, quanto segue: La Signora Samaja insistette, prima del mio arrivo e dopo, per lettera, perché il figlio fosse iscritto alle Regie Tecniche. Vedendo che ripeteva le istanze ho creduto di scriverLe io direttamente dichiarandole, benché in forma non irritante, che il padre non intendeva che il figlio facesse le Tecniche, ma una professione; - e cosi venne informata che fu messo a fare il tipografo, ciò che per altro essa già sapeva dal ragazzo o da altri prima.
Dichiaro che in quella lettera non c’era una parola che riguardasse i conti, né le fu scritto da alcuni su ciò.
Ho consigliato altra volta detta Signora a prendersi addirittura il ragazzo, rilasciando a Lei dichiarazione legale per cui Ella, Sig. Capitano, non fosse più disturbata, e la madre del ragazzo, contenta, se lo potesse così, per atto legale, portare dove credeva e dargli quella carriera che credeva; facendolo adottare da altro e pagando essa ogni spesa di educazione ma ciò o non si può o non si vuol farlo.
In fine di detta lettera, siccome mi trovavo disturbato e un po’ seccato dalle continue insistenze, ho espresso il desiderio che detto figlio mi fosse tolto, e gli si desse altra destinazione, pensiero espresso anche più d’una volta con la Sua Signora.
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Ora il figlio continua a fare il tipografo, e non lo tolgo se Lei non mi dà ordine di toglierlo; - però, creda, caro Sig. Capitano, che io non potrò sempre stare qui, ed affidare la cosa ad altri non mi so decidere, perché ci vuole una pazienza che non le so dire.
Se appena può, me lo levi, perché è inutile, il ragazzo è tutto con la madre, e, oltre che non vuol lavorare perché ha in testa di fare le tecniche, non gli si può fare neanche opera di efficace educazione, perché il suo cuore è troppo diviso.
Accolga ogni mio ossequio, e mi creda
dev.mo servitore
Sac. Luigi Orione