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[Minuta su cartoncino intestato Mons. Giuseppe Morabito - Vescovo di Mileto]


 Gioia Tauro, 19 gennaio 1909


Mio buon Padre in G. C.


ho fin vergogna a scriverLe su questo cartoncino, così come vede, ma è notte ancora e il Segretario di Mgr. Vescovo mi dice che qui, al momento, non saprebbe ove trovare altra carta.

Ma, lasciando da parte tutto questo, che nulla importa, e venendo a darLe notizia mie e di Don Pasquali, con la grazia di Dio posso assicurarla che stiamo bene e che si lavora in Domino quanto più si può.

Ci siamo incontrati dopo otto o nove giorni e ci siamo abbracciati piangendo, come se fossimo stati più che fratelli, - ci pareva un secolo ad entrambi di non esserci veduti. Io, dal giorno che partî, è la prima notte che mi getto su d’un letto, stanotte, svegliato ogni tanto dall’ondulamento della Casa pel terremoto per l’aeremoto; ma ormai o perché sono diventato insensibi sono diventato come insensibile, e non o perché mi sono messo tutto nelle mani di Dio, non temo più la morte, anzi la desidererei morire qui insieme con tutti che sono morti, ai quali ho dato fede ed ho assistito, facendo da medico e da Sacerdote. Ieri - e aveva  fame – era dall’altro jeri che era malandato - erano le cinque di sera ed era dal mezzodì del giorno prima che non aveva mangiato. Aveva fame - e pensai a Messina, che il Signore si servì anche della fame per convertire il figlio; prodigo, e mi sono messo col cuore davanti al Signore, come il figlio prodigo ...