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[Da copia dattiloscritta di altra grafia. Vi correzioni e l’ultima parte dello scritto, di pugno di Don Orione]


Roma, 4 Novembre 1918.

Chiesa provissoria d’Ognissanti, Quartiere Appio,Via Alba, 5


Eminenza Rev.ma,


Invio a V. Eminenza il breve memoriale che mi richiese. L’anno 1908 il S. Padre Pio X, di v. m., si degnava chiamare i Figli della Divina Provvidenza a lavorare fuori Porta San Giovanni, dove era sorto il Quartiere Appio con una popolazione considerevole, senza che ci fosse una Chiesa pubblica e senza Sacerdoti.

Si affittò una scuderia, che fu trasformata in chiesa, e, con l’aiuto del Signore, si cominciò a lavorare tra la indifferenza della popolazione prima e gli ostacoli di certi protestanti; ma poi con corrispondenza abbastanza consolante.

Vi ho messo due Sacerdoti, e poi tre; uno di essi il (Sacerdote) Prof. Goggi, uscito con lode dall’Università diTorino, e fattosi nostro religioso, vi lasciò la vita in un lavoro silenzioso, faticoso e da santo sacerdote.

La chiesa aperta presto diventò insufficiente, e piccola diventò anche la nostra abitazione, sempre aperte ai ragazzi e giovani del Quartiere, i quali si erano molto affezionati, e, non avendo noi cortile, ci invadevano la casa. Intanto sorsero, il “Circolo cattolico giovanile di xxx Ognissanti”, “l’Unione delle Madri Cristiane”, e il giornaletto “La Croce”.

Si pensò allora di cercare altro luogo più ampio e più adatto, e nel 1914, avendo le Suore di S. Caterina lasciato il locale che tenevano in Via Alba, 5, l’ho affittato per lire 5.000 annue. La carità del Santo Padre mi aiuta ogni anno con lire 2.000. Si trasportò colà la chiesa provvisoria, nel cortile si inaugurò un Oratorio festivo, s’impiantò un teatrino, un cinematografo con proiezioni luminose per l’insegnamento della religione, e così si diede incremento impulso alle scuole di catechismo.
















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È il locale che abitiamo anche oggi tuttora e che, all’epoca del terremoto abruzzese, diventò pure un Ospizio per una sessantina di orfani, col nome di Istituto S. Filippo Neri. È sito in Via Alba, non lontano dalla nuova Parrocchia d’Ognissanti che la munificenza di del S. Padre Benedetto XV fa sorgere onde efficacemente provvedere ai bisogni religiosi del Quartiere Appio, e che spero potrà aprirsi al culto entro il 1919.

Ora io vorrei, aiutandomi la Provvidenza del Signore, acquistare questa Casa, già proprietà di quella Società Toscana di beni immobili, che fu largamente sovvenzionata dalla S. Sede, e la acquisterei per fare un’opera buona.

Penso che, anche quando sarà aperta al culto la nuova chiesa parrocchiale, e li ed io abbia trasferiti altrove i miei orfani, dovrò sempre provvedere a molti altri bisogni religiosi e morali di questo Quartiere Appio. Questo fabbricato mi occorrerà sempre per le opere parrocchiali femminili di assistenza e di carattere sociale. Qui, durante la guerra, si impiantò impiantò pure un Segretariato del popolo, specialmente per i richiamati sotto le armi. Col concorso validissimo del Circolo S. Pietro si è anche aperta da circa tre anni una Cucina Economica, che è di grande sollievo per le famiglie povere del Quartiere, popolato da molti carrettieri, da tranvieri ecc. In certe stagioni, vi distribuiscono fin mille minestre a mezzodì, ed ora non sono mai meno di 600 minestre al giorno.

È un’opera che dovrà continuare per tirare, con la carità, il popolo della Chiesa; ma è un’opera che, pur restando sotto la vigilanza del Parroco, non è forse bene che sia trasportata nella stessa Casa parrocchiale. Metterei qui delle Suore, le quali dovrebbero fare, per le ragazze e pel popolino, quello che, con l’aiuto di Dio, si è cominciato a fare da noi per i giovani.

Nel Quartiere Appio non vi sono altre opere di carità che il laboratorio femminile e il ricreatorio festivo, tenuto dalle ottime Salesiane, che fanno molto bene.























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Ma il Quartiere Appio è dei più estesi: la nostra Parrocchia si estende va ai Cessati Spiriti e oltre le “Capannelle”: la prima Parrocchia confinante è la Città di Albano. Conterà oggi Conterà oltre 20.000 abitanti, senza tener conto del Quartiere tranvieri, dove, solo per benedire le case, un mio sacerdote vi impiega cinque giorni per sei o sette ore al giorno.

Vi è bisogno in parrocchia di un’Istituzione che si prenda cura dei poveri, che visiti gli ammalati a domicilio, e, occorrendo, li assista e ne avverta il Parroco. È di necessità un asilo gratuito per bambini miseri, spesso abbandonati sulle strade: una Casa che accolga anche le orfane ragazze del Quartiere, almeno le più bisognose di essere sottratte ai pericoli.

Il campo di lavoro è vastissimo: c’è bisogno di aumentare accrescere quanto più si può le braccia, di lavoro tanto più che, con l’allargamento già attuato di Via Appia (40 metri), avremo fuori Porta San Giovanni una nuova Città. Come dissi a Vostra Eminenza Rev.ma, qui i nemici della religione non dormono. Prima ancora che venissimo noi, già vi era in questo quartiere un Circolo anarchico, a cui apparteneva quel certo D'Alba, che alcuni anni fa attentò alla vita del Re, mentre questi si recava al Panteon ai funerali di suo padre. Vi è una succursale della Giordano Bruno, vi è la tipografia dove si stampa “l’Asino”, vi è, in Via Monesiglio, una Villa di protestanti, dove essi accolgono gli ex preti, quando passano a loro, vi fu anche l’ex padre Bartoli gesuita. Con l’aiuto di Dio, un po’ di bene si è fatto, specialmente con i catechismi, le prime Comunioni, col Vangelo ad ogni Messa festiva, e col promuovere la frequenza dei Sacramenti: le Autorità stesse riconoscono che c’è più moralità, e meno lavoro per la Questura. Tuttavia è sempre poco al bisogno. Quando il S. Padre Pio X mi mandò qui mi disse: Ti mando in Patagonia. E, in verità, c’è da morire di lavoro e per salvare la fede in chi ancora ce l’ha, e per riaccenderla in quelli nei quali è quasi morta.






















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Quando, qualche anno fa, conobbi che questa casa era in vendita, sono andato ben due volte a Firenze, alla Sede della Società, Via Vecchietti numero, N. 3, e poi ne parlai anche al Commendatore Comm. Iosi.

Ma mi chiedevano allora lire 100.000, che io non aveva. La casa, infatti, fu valutata per lire 100.000. Adesso però ne chiedono lire 115.000. Così mi disse l’egreg l’ottimo Avvocato Pacelli, che gentilmente mi indirizzò da V. Em.za. Ma io Io non potei subito venire, come desideravo, perché fui quasi sempre fuori Roma. Mi venne anche riferito che il danaro, che si realizzerebbe dalla vendita, andrebbe alla S. Sede, onde rifonderla di quanto Essa ha dato per salvare quella banca di Firenze. Vengo da Vostra Eminenza Rev.ma, e La prego di esporre a Sua Santità quanto sopra, e deporre ai Suoi piedi questo mio desiderio: - umilmente chiedo alla carità del S. Padre che si degni mettere una sua augusta parola perché: 1) questa casa mi venga ceduta almeno per lire 100.000, come fu prima valutata. Che se poi il S. Padre, nel Suo grande cuore, credesse farmela avere per meno, Deo gratias!, non intendo mettere limiti alla Sua carità: qui si pregherà sempre per Lui e la sua memoria vi starà in benedizione.

2) Darei subito lire 50.000, che ho potuto raccogliere di provvidenza; è il Signore che me le ha mandate, malgrado i tempi tristi e le fonti della beneficenza quasi inaridite.

Per la rimanente somma, chiederei una mora di pagamento, lasciando ipoteca di garanzia sullo stabile stesso. - Devo far presente che questa casa sorge non su fondamenta, ma su platea, fatta però per due soli piani, il terreno e un altro sopra. Ma le Suore di Santa Caterina, che la abitavano, vollero farne un piccolo Convitto, e vi sovrapposero un terzo piano, e allora la casa cedette. Vi si fece, è vero, qualche pilone di

























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contrafforto, ma, ciò non ostante, vi sono delle screpolature che vanno dal pian terreno sino ai tetti, e quando passa un tram o una automobile, tutta la casa trema, che pare una scossa di terremoto. Non vi si è fatta mai alcuna riparazione, e per rendere il locale più sicuro e po’ meglio abitabile, occorreranno, oggi, almeno 25 o anche 30 mila lire. La stessa Società proprietaria, sull’esame fatto della casa e ciò prima della guerra, preventivò per £. 10.000 le riparazioni necessarie, e, appunto in vista dello stato delabrato del locale, mi ha diminuito affitto di £. 600 all’anno.

Tuttavia, e per l’area che permette di aprirvi un Oratorio festivo femminile, e più per la posizione che si presta, vorrei non solo impedire che questa casa cada in mano d’altri, che potrebbero farne un luogo, se non di scandalo, almeno di impedimento al bene.

E prego Iddio che, per l’interessamento benevolo di Vostra Eminenza Rev.ma e pel cuore paterno del nostro Santo Padre, mi sia dato farne un’opera di preservazione della fede e della moralità: una casa di carità e di lavoro per la gioventù femminile più povera, e più insidiata, di questa della nuova Parrocchia. Quest’opera, coordinata con quella della Salesiane, sarà di completamento al lavoro che, Deo adiuvante, faremo noi altri in Chiesa e nel campo maschile: preparerà buone madri di famiglia e, benedetta da Dio e dal Santo Padre, desidera molto dell’avvenire cristiano del Quartiere Appio.

La nuova Parrocchia è dedicata a Tutti i Santi, dei quali continuiamo l’ottava: intercedano Essi dal Paradiso!