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[Minuta]


+       Tortona, 29 Genn. 1919.

S. Francesco di Sales


Buona figliuola del Signore, [Suor Maria Carità]


è questa la risposta alla vostra lettera, che mi avete inviata a mezzo della Superiora.

Abbiate molta pazienza, o buona figliuola del Signore, abbiate molta carità con tutte le vostre consorelle, e specialmente con quelle che, secondo il vostro sentimento, desiderereste che non fossero lì o che ve le cambiassi di già.

Dei disturbi di Suor Maria Paola parlatene con riserva, cioè sotto segreto con il Don Ferretti, ma state attenta a non esagerare. Non abbiate paura delle malate, ma curatele con la carità del Signore, come una buona sorella cura con amore e con sacrificio le altre, anzi come una madre nella con umiltà grande e affettuosa in Gesù Cristo.

Io Vi prego dal Signore grazia e carità come di madre, e più ancora, poiché l’amore di Gesù é sempre più santo che l’affetto naturale di una sorella e di una madre.

2) Quando vi dissi di considerare Suor Maria Paola e Suor Maria Pierina come voi, intendevo solo dirvi di averle e trattarle come vere suore e sorelle in Gesù Cristo.

3) Mi fa tanto male di vedervi così materialmente attaccata all’abito, poiché Nostro Signore non giudicherà l’abito ma le virtù religiose.

Vorrei vedervi, o buona figliuola del Signore, non attaccata alle formule, non con lo spirito quasi sempre inacidito, e con le parole che finiscono a punta, e che non fanno del bene né al vostro spirito di religiosa, né a quelle che devono far vita con voi, e che non sempre trovano in voi il conforto necessario, ma solo le sgridate. io vorrei, invece, vedervi





















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persuasa che, come senza fede è impossibile piacere a Dio, così, senza carità e dolcezza, è impossibile piacere al prossimo, e fare del bene alle anime. Non abbiate paura di perdere l’anima vostra, se coi con la carità e col sacrificio vi darete attorno a salvare le anime altrui. Sant’Agostino, che se ne intendeva molto bene di queste cose, lasciò scritto: “Hai salvata un’anima? Ebbene, e tu hai predestinata l’anima tua!”

Io, per essere molto sincero, vi dirò che non ho una grande fiducia in voi, tanto più dopo che ho sputo che a S. Sebastiano martirizzavate abbastanza quelle due Suore che erano con voi. Però ho molta speranza che voi vorrete, con l’ajuto del Signore, trattare con le vostre Suore e col prossimo, d’ora innanzi, e parlare a tutti con grande dolcezza, e che eviterete quello spirito di rigidezza e di amarezza che non fa bene a voi e vi allontana gli animi degli altri.

Lo spirito di tristezza come di amarezza viene sempre dal demonio; e mai mai mai da Dio. Ogni asprezza strazia, e guasta l’opera del Signore. Un ammaestramento, un consiglio dolce persuade: un consiglio o un avvertimento aspro suole irritare e abbatte. Ciò che a voi manca, o buona figliuola del Signore, mi pare che sia appunto la dolcezza, la quale, unita alla prudenza, è virtù sommamente necessaria in una religiosa, che deve coprire un ufficio delicato come il vostro. Discrezione, o figliuola del Signore, abbiate compatimento e discrezione con tutti: non pretendere troppo, non pretendere troppo, non pretendere troppo!

Vedete che, malgrado le mie osservazioni, io vi devo pure stimare, se vi scrivo così chiaramente. So che avete desiderio di fare bene e di avere lo spirito dell’Istituto, dove la mano del Signore vi ha portata, e quindi, mentre prego per voi ogni mattina, con questa mia lettera vorrei educarvi allo spirito che deve essere proprio dellae nostre Case della Divina Provvidenza.























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E lo spirito dell’Istituto, mentre è spirito di carità e di umiltà, consiste ancora nel saper conciliare l’interno raccoglimento con una grandissima attività, secondo la carità.

L’Istituto non vuole una pietà marmota, ma un’attività immensa nella carità di Cristo. L’orazione è la radice: l’ubbidienza e l’umiltà, la purezza e il sacrificio sono il fusto e i rami, e la carità è il frutto.

Vi benedico con le vostre sorelle e vi metto nelle braccia della SS. Vergine Addolorata


Sac. Orione della Div. Provv.