V101T124 V101P150
[Di altra grafia]
8 Dicembre 1922
L’altra notte, che precedeva alla notte della vigilia dell’Immacolata, ho fatto questo sogno strano: tanto più strano in quanto che pur nel sogno capivo che non era un sogno qualunque, ma un segno singolare di doloroso significato.
Mi pareva di essere in un luogo montagnoso e come in un posto di salita e la natura era brulla e le piante spoglie, e il tempo fosco, quando alzando gli occhi ho visto due uccelli neri, tutti neri come merli grossi, col becco nero e cogli occhi neri e pieni di intelligenza e mi guardavano coi loro occhi da cui usciva un significato di morte vicina.
Essi volarono un po’ sopra di me su due pianticelle ramose, ma senza foglie, una un po’ più alto e uno un po’ più basso. Io ebbi in quell’istante l’intelligenza della morte e percepî che si trattava di due morti prossime. Allora, come per fermare la morte, mi sono lanciato contro l’uccello nero che stava più vicino, mentre l’altro mi guardava con un occhio che ancora lo sento nell’animo. E riuscî a prendere l’uccello nero più vicino su cui mi ero lanciato e lo tenevo con ambo le mani, e l’altro fuggì per i campi della morte che erano giù come in una valle. E anche quello che io tenevo stretto mi fuggì e lo rincorsi e riuscî a prenderlo ancora e lo tenni più stretto, ma di nuovo mi fuggì, e così mi capitò un due o tre volte, non ricordo bene più: ma ciò che ricordo è che la forza della morte che era in lui mi vinceva e dopo due o tre volte dovetti cedere, e anche lui se ne andò ai campi della morte. E mi sono svegliato col presentimento che due ne debbano morire, e anche mi è parso di comprendere che invano resisterò alla morte, ma che poi essa verrà mio malgrado. e mi è parso che una voce mi significasse anche di chi si tratta.
Questo sogno l’ho fatto la notte che precede la vigilia dell’Immacolata.
Dettata a me: Ch.co Piccardo Giulio
[Don Sparpagliane aggiunge:]
Uno fu Rocca. L’altro non so.