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[Da copia dattiloscritta]
A. M. D. G.
Tortona, il 25 Gennaio 1927.
Molto Rev.do Don Candido Bonino
Parroco di Mursecco, Diocesi di Mondovì
Ho ricevuto la Sua raccomandata, che ripete le imposizioni precedenti con minaccia alle nostre Suore di rifiutare loro pubblicamente la S. Comunione col 1° Febbraio, se esse non verranno a confessarsi da Lei. È mio dovere ripeterLe che non è affatto per mancanza di riguardo né di stima verso la Sig.ria Vostra che codeste povere figlie non vengono da Lei a confessarsi; ma perché ritenendo che la Chiesa conceda loro questa libertà, intendono servirsene e seguire disposizioni generali date loro dal Fondatore, disposizioni che, in parte, hanno pura ragione di consiglio e di prudenza nel governo di dette Suore. Tra le disposizioni vi è anche quella che non si confessino da chi ha o può avere di diritto ingerenza nelle opere a cui esse attendono; e, potendosi confessare da altri, debitamente facoltizzati, non è conveniente che, in via ordinaria, vadano dal Parroco della Parrocchia dove esse tengono Asili, laboratori od altre Istituzioni nelle quali ratione officî, il Parroco debba pure interessarsene. Ma preferiscano un Sacerdote estraneo, approvato, di buona fama e coi necessari requisiti, possibilmente Parroco, con viva raccomandazione che sia anziano, e, se ha i capelli bianchi, ancora meglio.
Ecco le norme e raccomandazioni generali date alle nostre Suore in proposito. Mi pare non ci sia nulla di male, ma qualche cosa di prudente e di bene. Oh quante dicerie, quanti mali si evitano! Oltreché così si va incontro allo Spirito della Chiesa e alle savie disposizioni emanate dalla S. Sede. Ed il Parroco resta con ogni piena libertà di indagare l’andamento delle Istituzioni Parrocchiali, di controllarle e di riferire a chi di dovere.
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Onde mi permetta di dirLe fraternamente che mi fece assai dolorosa impressione il vederLa resistere tanto ed in modo così risentito, con minaccia perentoria e sì grave. Ma possibile che i Suoi Superiori sappiano tutto quello che Lei ha scritto, e che lo approvino?
Le povere Suore non sarebbero colpevoli d’altro che di stare alle direttive di Roma ed ai Consigli del loro Fondatore. E privar per questo dei Sacramenti, mi pare semplicemente enorme.
Confessandosi esse in Chiese pubbliche, si valgono del diritto comune del quale non possono essere private, né commettono alcun crimine canonico, per essere colpite così gravemente. Voglia Ella nel Signore rifletterci bene, - badi che il nostro Superiore è tutto per la S. Sede, per i Vescovi e per i Parroci, - e se ha creduto di dare quel consiglio di carattere generale, deve aver avuto buone ragioni, né mai ha creduto di mancare del dovuto ossequio, agli Ecc.mi Vescovi ed ai Reverendissimi Parroci; - anzi li ha voluti preventivalente liberare di molte noie e peggio.
Se si trattasse di Confessore Ordinario interno, cioè di un apposito incaricato che dovesse esercitare il suo Ministero nella Casa stessa delle Suore, - o non sarebbe certo Don Orione ad opporsi che la nomina, come di diritto, fosse fatta dall’Autorità Diocesana; ma trattandosi invece di Confessore in Chiesa pubblica, non si può sopprimere un diritto che a ciascuna Suora è concesso dalla S. Sede. Ond’è che se anche fosse alle Suore designata la Signoria Vostra per Confessore, ciascuna di esse potrebbe sempre liberamente adire ad una Chiesa pubblica, e rivolgersi ad altro Sacerdote, purché sia facoltizzato per i semplici fedeli. (V. anche Canone 522 D. C.). Come dunque si può privarle pubblicamente della Santa Comunione, perché non vengono a confessarsi da Lei? Caro Sig. D. Bonino, io La prego di sentir bene Sua Ecc.za Rev.ma il Suo Vescovo, e mi usi il favore di presentargli questa mia; non dubito punto che il parere di Sua Ecc.za Mg.r Ressia non sia in senso a noi favorevole.
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Ella poi nella Sua carità sta interessandosi costà alle cose nostre, alla nostra situazione e va preparandoci il terreno a svolgere costà altro bene; e Iddio La benedica! Ritengo però sia bene che non sia il Confessore delle Suore.
Che se Ella pensa che il non venire le Suore a confessarsi da Lei sia tale crimine canonico, che meritino d’essere pubblicamente disonorate colla privazione dei Sacramenti, non sono codeste poverette le colpevoli e meritevoli di castigo, ma Don Orione; voglia richiamare lui o farlo richiamare all’ordine.
Del resto il mondo è grande, e il bene si può anche fare altrove, siamo pronti a togliere ogni pretesto di dissapori, e in silenzio e carità a ritirare le Suore, lieti di avere, col divino aiuto, mantenuto umilmente le sapienti direttive della S. Sede e tutelato il diritto che la Chiesa nella sua materna saggezza dà alle Religiose non di clausura di potersi confessare nelle Chiese pubbliche con santa libertà, anche a altri che non sia il Parroco del luogo. Evvia! non mettiamo pesi che la Chiesa non mette, non vincoliamo le coscienze, non neghiamo e delle povere suore quel po’ di sana e santa libertà che vuol essere proprio dei figli di Dio! Noi del resto non obblighiamo mica le suore ad andare dal Parroco di Priola. Che se a togliere lo scandalo dei pusilli e la meraviglia dei Reverendi Colleghi, ai quali accenna, Ella desidera una dichiarazione da leggersi in Chiesa o da pubblicarsi sul Suo Bollettino Parrocchiale, ritengo che D. Orione non avrà difficoltà alcuna di rilasciargliela ed amplissima; - poiché Ella sa e da D. Sterpi e da D. Giorgis, che noi abbiamo piena fiducia in Lei, e La consideriamo costà come il rappresentante della nostra Istituzione.
E quando, piacendo a Dio, avremo aperto a Mursecco un Istituto Maschile, stia tranquilla che Ella avrà da lavorare per noi in Confessionale fin che vorrà: poiché, come vogliono le disposizioni pontificie, noi non possiamo andare dai Superiori della Casa (eccettoché, chi vuole, dal Direttore Spirituale) e neanche dallo stesso Fondatore.
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Egli infatti non confessa nessuno di noi, né alcuna suora in nessuna casa, unicamente per stare mordicus ai decreti e allo spirito della S. Sede.
Perdoni se fossi trascorso in parole contro la carità, e Gesù Signor Nostro le abbruci con le fiamme del Suo SS. Cuore. So di interpretare l’animo di tutti i miei Confratelli, ringraziandola di quanto ha fatto e fa per noi.
Mi raccomandi alla SS. Vergine, e mi abbia in Gesù Crocifisso per
Suo dev.mo servitore e fratello