V102T052 V102P057
[Minuta]
M.
Rev.mo signore
Eminenza Rev.ma,
Ho
ricevuto la sua lettera con l’acclusa lettera del cav. Freni
Ho ricevuto la
sua lettera del 30 maggio
da fr. Biagio le due lettere che accludo e che si riferiscono a
questa Società Sportiva.
Ecco
quanto posso risponderle in merito all’atteggiamento che sia la Pro
Zancla e che si riferiscono alla società sportiva “Pro Zancla”.
Questa Società ebbe il cav. Freni ebbe, me presente da Mgr. Cotta
Con grandi stenti potemmo ottenere dal Genio dare una pa per
accontentare
Per la Pro - Zancla si
è fatto quanto umanamente fu possibile
fu trattata né
più né meno che la
come la Fortitudo di Reggio C., né
più né
non meno, e anzi forse meglio. Dovetti
andare a Prima
Ho anche tardato di rispondere a v. sig.ria essendo
and
perché doveva andare in questi giorni a Reggio, volli
voleva vedere e misurare la palestra della Fortitudo: ebbene, essa è
come quella data alla Pro - Zancla: ugualmente alta, lunga e larga
con questa differenza che quel terreno fu donato a monsignor
Cottafavi dalle Salesiane, e questo l’ha dovuto acquistare dal
Genio Civile: quella palestra non
è circondata mi parve
è poco difesa, questa è cintata da un muro di
alto non meno di due metri.
A
quei della
Alla Fortitudo fu pagato il viaggio al Congresso sportivo di Milano,
e così si fece con quelli della Pro - Zancla: al cav. Freni furono
date me presente, molti mesi fa L. 2500 lire
perché acquistasse gli attrezzi come
a quei della Fortitudo
prima ancora che ciò si facesse con quelli della Fortitudo.
Gli
attrezzi in parte
È bene avvertire che di questa somma come
il Cav. Freni non fa cenno nella sua lettera. Badi che prima del
terremoto non avevano Palestra propria.
La lettera del Cav. Freni non mi pare una buona lettera. La Pro - Zancla fu trattata come la Fortitudo di Reggio C. e forse meglio.
Ho
tardato a rispondere, anche perché, dovendo andare a Reggio, ed
ho voluto vedere la Palestra data alla Fortitudo, e l’ho anche
fin misurata; ebbene, posso ora assicurare che questa della Pro -
Zancla è tale e quale, con la differenza che qui vi è più terreno
e si è in posizione più adatta
comoda e
adatta: qui si è speso di più, poiché
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il
terreno
per la Fortitudo il terreno fu donato a mgr. Cottafavi dalle
Salesiane questo
il nostro invece
dovette invece essere acquistato dal Genio Civile e fu ben pagato:
quella palestra sorge su d’un rialzo ma
è poco,
ed è difesa da un solo
basso muriccio, questa è stata cintata da un alto
assito
muro alto non meno di due metri e da un
alto assito.
Alla
Fortitudo mgr. Cottafavi diede per incoraggiamento una somma affinché
partecipasse
prendesse parte al Congresso Sportivo di Milano, e così uguale
somma diede con
fece colla Pro - Zancla: a
questa come a quella
al Cav.r Freni lo stesso delegato
mgr. Cottafavi delegato pontificio
diede da molti mesi me presente, lire 2500, perché
affinché come
aveva fatto con la Fortitudo
acquistasse attrezzi ginnastici per la Pro - Zancla, e
somma
uguale somma
diede alla Fortitudo credo abbia dato
so che ha dato a quella della Fortitudo, ma
ciò era ragionevole.
È
bene avvertire
prendere nota che di questa somma di 2500 lire il cav. Freni non fa
cenno nella sua, dove
anzi pa da cui
anzi apparirebbe che la Pro - Zancla nulla abbia avuto. Mentre in
qualche modo la Pro - Zancla ebbe modo di sostenersi mica male col
terremoto: essa non aveva palestra propria
propria, ma si valeva
di quella del Comune, ora l’ha e
bella
ed è la più bella palestra
di a
palestra che sia a Messina: non aveva che pochi attrezzi, che
ha
tutti recuperati, ed ora ne avrà di nuovi, e anche
tutto
questo deve al papa, e a mgr. Cottafavi che la prese in
considerazione.
È
bene però conoscere che tra la Pro - Zancla e la Fortitudo c’è un
malinteso antagonismo: un antagonismo che sente molto del medioevale,
e che d’uso tra città e città da queste parti ci fu sempre
rivalità tra Messina e Palermo e più tra Messina e Catania come c’è
forte tra questa e l’altra sponda tra messinesi e reggini
calabresi, ma l’astio ora
è più forte tra
nei messinesi, poiché sembra che Reggio sia risorta più presto e
meglio.
A
questo si aggiunga che il Cav. Freni è
inclinato a lagnarsi sempre
mi pare inclini a lagnarsi, ha come un bisogno di mormorare; è da
tanto
tempo che
sono qui ho dovuto notare
che vado osservando con dispiacere che
dove quando ha
che quando ha finito con uno egli comincia a
mordere
con un altro è
sempre dietro a battagliare ora a voce alta ora subdolamente.
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Ora
poi egli
sa che la
sua mormorazione
le sue cerimonie suonano gradite ad un gruppo di questo clero che
il quale forse per rifarsi di tanta assenza e inerzia forse per
ignoranza da qualche tempo va facendo della maldicenza quanta se ne
può fare sulla
sul modo onde è ripartita la beneficenza del S. Padre, quasi Reggio
C
la Calabria sia stata trattata meglio di Messina, e ci si son messi
insieme
di proposito tanto che il giornale cattolico locale che è in mano di
questo gruppo che fa capo al segretario dell’arcivescovo dava
frecciate sanguinose anche nell’ultimo numero, e facendo gli auguri
a
sua eccell.
per l’onomastico di sua eccellenza finora per
altro a spargere
un malumore sordo, fra poco, se non ci si provvederà, forse
in tale da fare da darsi maggiore più alto forte scandaloso
sarà più forte e scandaloso: certa gente ha bisogno di gridare e di
fare pubblicità, basta non lavorare, e non potendo prendersela col
Papa che
è
troppo alto e lontano battono mgr. Cottafavi e Zileri e quei
poveretti che sono qui a lav
cercare lavorare
e
di fare in Domino un po’ di bene.
Questo
gruppo di clero malcontento si vede
sente anche un po’ umiliato di avere
vedere continuare quei due sacerdoti forestieri l’uno, don Albera
che ha in mano il
danaro per le riparazioni
la parte materiale: chiese canoniche e riparazioni e che impedisce
che essi
controlla i lavori e impedisce che si mangi poiché
molti frati parecchi sacerdoti credevano di trovare la cuccagna, e
tentarono frodare in modo disonesto sui denari della Santa Sede
l’altro che
il quale
che ha la parte morale, la parte forse più odiosa, e
che ratione officî va si vede trattamolte ca con qua
e che ratione officii deve pure essere informato e rivedere molte
cose a
calma quanti più che può nei tenuto conto della mia situazione qui,
e ratione officii deve pure con tutta calma rivedere parecchie
molte cose e toglie
loro e pure toglie
questi occupa una carica che
per essere già
da parecchi agognata e avere un vicario continentale
settentrionale sia
per
suona per loro una tanto maggiore umiliazione tanto più che
essi
in quanto alle cariche qui tengono assai ed è come a prenderci il
sangue: qui
sono
il clero siciliano si mostra un
po’
mortificato che
e ce l’hanno un po’ col Papa che manda in Sicilia vescovi
settentrionali
del conti persone del continente
persone del continente: non vorrei mancare di riguardo diffon
riferendo questo, ma è bene che la S. Sede conosca lo stato degli
animi qui.
V102P060
Ma
perché
il cav. F
se la Pro - Zancla ebbe quanto la Fortitudo, perché si
il cav. Freni si lagna, e quali sono le condizioni che egli
dice inaccettabili? Ecco: egli vorrebbe altro terreno vicino a un
altro padiglione che invece è stato destinato d’accordo
da mgr. Cottafavi, d’accordo con mgr. arcivescovo, per oratorio
festivo. A parte che ciò creerebbe differenze e imbarazzi al
Cottafavi
delegato pontificio nei rapporti con la Fortitudo, - ma le gravi
difficoltà di trovare ora a Messina aree espropriabili e i grandi
stenti che
si sono fatti
che ci vollero per
avere l’area della Pro - Zancla
col prefetto e col Genio Civile e per avere aree non lo permettono.
Qui
Al Piano Mosella dove sorge la Pro - Zancla e dove c’è pure
l’altro terreno e padiglione agognato abbiamo il grosso della nuova
Messina, cioè oltre 50.000 abitanti, bisognava pensare anche per
l’altra gioventù , la Pro - Zancla alla fine non raggiunge i 30
membri, ma a dire tanto.
Il
cav. Freni dice che sono incompatibili due istituzioni vicine, sono
vicine, ma saranno separate, i lavori sono in corso; - io gli ho
detto già da tempo che almeno
cessasse dal gettare zizzania e che almeno facesse un esperimento,
che anzi le due istituzioni potevano aiutarsi e completarsi a
vicenda: l’ho pregato, ma non se ne fece nulla, e continua a
sparlare di mgr. Cottafavi e di altri così che parecchi suoi giovani
si
disgustaroti
si staccano da lui.
Gli
ho detto che noi in alta Italia abbiamo in parecchie città
istituzioni raggruppato in un unico locale, e ciò per molti riguardi
giova,specialmente per l’unità di governo, e qui a Messina urge
questa unità di comando: qui, ad esempio, il Circolo Giovani
Studenti
S. Tommaso dei giovani Studenti di Liceo e d’Università e la Pro -
Zancla, non si parlano che per ingiuriarsi, si direbbe che c’è
odio veramente e il terremoto non valse ad unirli
affrattellarli; Freni teme forse che io là vicino, porti il Circolo
San Tommaso, il quale veramente non
ha mai dato
di sicuri principi e
non ha mai dato dispiaceri
e finora si
raduna un po’ qua e un po’ là
fa vita randagia poiché non poté ancora avere il terreno adatto per
il padiglione della associazioni cattoliche.
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Freni
Il timore
Freni teme che proprio io debba essere il suo assistente
ecclesiastico o
come egli scrisse
poiché mgr. Cottafavi gli scrisse che poteva
occorreva avere
un
l’assistente ecclesiastico e che questi poteva essere un padre
della Divina Provvidenza.
Io non mi ci sarei messo, ma
certo per avrei messo
anche per evitare di trovarmi a tu per tu con loro, ma certo avrei
desiderato metterci
an
vederci uno con gli occhi aperti, prudente e che mi
avesse tenuto informato l’autorità. Anche per questo credo che
Freni non voglia l’Oratorio festivo vicino e
fa di tu,
non vuole ombre e
fa di tutto per sbarazzarsene.
Egli
e altri di qui sanno bene che ora mi sono un
po’ orientato,
che con molta calma e serenità, vado rivedendo molte
ratione officii molte cose e persone, e questo li spaventa: essi
hanno
mandato mgr. Arcivescovo dal Santo Padre
quando hanno capito che non mi lasciava rimorchiare, né aveva voglia
di addormentarmi dai loro grandi complimenti e bacia mani e titoli di
monsignore di qua e monsignore di là allora hanno mandato
pensato di mandare monsig.r arcivescovo dal S. Padre anche
per questo,
per ottenere di sbarazzarsene e n. Signore ha permesso che mi
toccasse proprio a me ed
a me è toccato in una
stando casualmente in una baracca vicina per
caso
di assistere mio
malg
ad una specie di riunione dove
si
complottava come condurre
combinavano complotto le cose.
Questo
cav. Freni poi cerc
sa che io conosco molte, troppe cose di lui, prima e dopo il
terremoto. Nei mesi subito dopo il disastro…
S’accorse che il cav. Freni gli portava davanti dei giovani per prendere il sussidio che non corrispondevano ai nomi, e che cercava di carpire da P. Mistretta i nomi e di applicarli ai presenti che erano già stati catechizzati, poi pare che il danaro si facesse a metà.
Una volta uno, dovendo firmare la ricevuta, non si senti di firmare con un nome falso, gli tremò la mano, P. Mistretta capì e il giovane confessò la cosa e dichiarò la cosa. Io comunico a Vostra Eminenza in proposito una lettera recente di P. Mistretta, a cui prima di scriverle ho voluto richiedere più esatte informazioni.
V102P062
Ora
Freni non
avendo saputo o temendo che proprio io voglia
debba essere il suo assistente ecclesiastico, o, come gli scrisse
mgr. Cottafavi, un sacerdote
della Provvidenza,
ma sempre con gli occhi aperti, egli non vuole ombre, e forte
in questi momenti dell’appoggio tenta di
ha sempre finto di fare con l’autorità sua che ha voluto sempre
fare tutto secondo sua testa e non vuole ombre né controllo e fa di
tutto per sbarazzarsene.
Caro
fratel Biagio, lei non ha idea
Già
da parecchi mesi fa quando io scrissi a Roma per avere qui
Messina a sede del Congresso Nazionale, nella mia seconda ho lasciato
correre sulla questione finanziaria qui certe parole che potevano
parere di colore oscuro appunto perché mi parve che qui si volesse
mangiare.
Io
ho anche buoni motivi di pensare
credere che egli non saprà dare conto delle 2500 lire; e per carità
fraterna l’ho avvertito alcuni mesi fa, che già si diceva questo
per Messina e che mi sentiva in dovere di avvertirlo affinché non
facesse brutte figure…
a
Palermo, a Roma Conte di Carpegna e a fr. Biagio per avere qui il
Congr. Nazionale delle Associazioni Sportive Cattoliche; ho aiutato
con danaro
alcuni
suoi
qualche membro: non
so
forse cosa potessi
poteva fare di più è vero, ma
potrò ancora con
ma Fr. Biagio mi domanda cosa si potrebbe rispondere: la risposta mi
parrebbe semplice perché:
si può assicurare questa Società che nulla fu dato di più e di
meglio alla Fortitudo di Reggio C. di quanto venne dato in palestra e
in danaro
alla Pro - Zancla, e che non
smarriscano
vedano di non smarrire del tutto la diritta via.
Ah
di quante miserie devo scrivere (parlare) Era bene meglio che me ne
fossi stato in una Colonia.
Ed
ora sento
di dover paaso
sento di dover passare a parlare di me. Scrivo non per lamentarmi, ma
affinché si conosca la mia dolorosa situazione e per sapere che
debbo fare.
Io
ho
qui trovo qui
molto conforto nel Signore, ma mi sento
trovo molto afflitto. Qui
C’è
un
sempre lo stesso gruppetto di sacerdoti potenti in arcivescovado i
quali, nel
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modo di trattarmi mi pare sappiano talora fin si empietà; Dio sa come vorrei sbagliarmi.
Essi
per quanto è da loro, impediscono che io
possa fare ciò che il S. Padre mi ha detto, e mi
rad pare
sembra vogliano stancarmi e mi
riducono
ridurmi ad una vita ogni dì più crocifissa, nel senso più intimo e
doloroso.
Sul
principio cercavano
credevano forse cloroformizzarmi coi loro soliti loro
complimenti e inchini e bacia mani, e coi monsignore di qua e
monsignore di là; poi, quando capirono che non aveva proprio voglia
di lasciarmi addormentare concepirono forte astio contro di me e.
Cominciarono
quando feci venire la cassa diocesana a Roma, allora io non l’ho
detto mai, ma
sentii parole violenti anche dall’arcivescovo, presente il suo
segretario, ma qui la cassa proprio non ci poteva stare, non era al
sicuro.
Quando
nel
gennaio
venni a Roma Vostra Eminenza ricorderà che le ho parlato
chiara
esposta questa dolorosa situazione; il S. Padre mi disse di tornare e
di continuare, e sono qui. Ma ora sta per compiersi l’anno di
vicariato; qui alcuni forse si son fatti così audaci perché si
aspettano che io me ne vada, e già il
p
me l’hanno domandato, poiché il S. Padre l’anno passato davanti
a mgr. Arcivescovo mi disse: ti
fermerai per un anno.
Non
vorrei
Che cosa devo fare? Mi rivolgo a vostra eminenza rev.ma come ad un
padre, io non ho desiderî:
credete che convenga ritirarmi, ed io subito mi ritiro volete che
continui qui e così, ed io continuerò: non desidero altro che di
compiere i desiderî
della Santa Sede.
Mi
pare ora necessario avere una parola sicura, e
se dovessi continuare umilierei ai piedi della S. Sede un desiderio
vostra eminenza mi usi la carità di dirmi questa parola.
Su
quanto mi venne fin qui Cercarono alcuni
rendermi inviso al clero, come
quasi fosse un’offesa e umiliazione per esso l’avere un vicario
continentale
non siciliano insinuarono nel cuore dell’Arcivescovo la diffidenza,
e crearono una situazione che, malgrado ogni mia possa, non va
accennando a divenire sempre
più dolorosa
meno difficile. Io da essi
alcuni sono qui tollerato come una spina al cuore.
V102P064
Mgr.
arcivescovo è veramente un sant’uomo, ma, permettendolo Iddio, è
raggirato da essi e non
mi dice nulla della diocesi. Don Albera mi
e altre persone e Canonici fede degni mi hanno parlato più volte di
intrighi occulti e di calunnie e pressioni esercitate
sull’arcivescovo contro di me: conscî
essi lavorano
alcuni brigano attorno all’arcivescovo
a sua eccellenza rev.ma conscî
della sua debolezza, e
a me questi non risparmiano, anche sul giornaletto locale, le
insolenze più grossolane.
Io
ho creduto
dovuto per coscienza parlare chiaro a mgr. arcivescovo anche sul
conto del suo segretario e
la posizione diventò più
ma non fui sentito anzi
fui fatto passare come un
e la posizione diventò più tesa.
Per
parte mia benedico Dio, e vorrei sapere abbracciare questa santa
Croce di ingiurie veramente
per amore suo
di Dio, tuttavia non nascondo di sentire profondo dolore per
quell’impedimento che essi
mi mettono di fare un po’ di bene: essi forse
credono forse che
io
perché taccio che sia tonto e non capisca e
o non veda: oh io
vedo fin troppo lo sforzo che fanno
si fa per tagliarmi fuori dalla amministrazione della diocesi, per
inceppare le
certe mie inchieste che
talora debbo fare,
per screditarmi e costringermi ad andarmene.
Questi
Sacerdoti si sono accaniti di più e si mostrano più sprezzanti
sicuri
dopo il ritorno di mgr. arcivescovo da Roma. Ora se questa loro
ostilità
impudenza così
marcata
è sopravvenuta dalla sicurezza che
alcuno mostra di avere avuto da Roma perché dicono che io col
compiersi dell’anno di vicariato me ne vada
(si dice che l’arcivescovo stesso ne
abbia parlato col Santo Padre) che io col compiersi dell’anno di
vicariato me ne debba andare, tanto che pare
a loro di esserne liberi
mi domandano anche
pure quando me ne vado - allora sarebbe bene che io conoscessi questa
mia posizione, anche per non sentirmi licenziare o vedermi nominare
un altro vicario qui sotto gli occhi.
Ma
Se io dovessi restare ancora mi
parrebbe bene
allora mi
parrebbe bene
per la salute delle anime e la ricostruzione della diocesi di cui
dovrei continuare a portare davanti a Dio e alla Chiesa così grave
parte di responsabilità, mi parrebbe bene
conveniente avere una parola sicura ed essere a posto nella
possibilità di lavorare e che ciò si conosca qui
dalla diocesi stessa la quale ignora ancora, dopo quasi un anno, di
avere un vicario generale per
un
onde parecchi mi
dissero
ebbero a dire che essi non
sanno
nulla sanno e che nessuno ha mai detto loro che io sia il Vicario,
come
e ciò è vero.
V102P065
Benché
così inceppato come
V. Eminenza come sa che conosce
con l'aiuto di Dio, non mi sono disinteressato dell’andamento della
Diocesi, ma questo
il vero lavoro di ricostruzione nello statu quo, mi riesce oltre modo
molto difficile e talora impossibile: il potere si accentra in essi a
me cercano di occultare tutto, ed io sono spesso ridotto a
fare
ad apporre alcune firme qualche firma, o a fare quanto nelle curie
suole fare
sbrigare
un vice cancelliere, un lavoro ma
pu
non di concetto, ma puramente burocratico.
Essi
si aspettano che l’arcivescovo tornasse da Roma cardinale poiché a
Palermo e Catania hanno il cardinale volevano subito la cattedrale
com’era prima e che il S. Padre approvasse e raccomandasse un
appello al mondo per raccogliere somme: volevano qui il Seminario
Teologico e
tutti
e anche questo subito, - ora un capro espiatorio ci vuole
voleva, e l’hanno trovato: io del resto non doveva ingannare Roma
sit Nomen Domini benedictum! Però se
questo può essere perfetta letizia per me, ma, e per la diocesi?
Veda
vostra eminenza io
le apro tutto il mio cuore mi rivolgo a vostra eminenza rev.ma come
ad un padre: io
non ho desiderî:
volete che continui qui, e così, ed io continuerò, basta sapere che
è desiderio della Santa Sede: volete
che mi ritirarmi
credete che a questo punto convenga che mi ritiri, ed io mi ritiro:
per grazia di Dio non desidero altro che fare
di compiere in tutto i desiderî
della Santa Sede; - non posso nascondere che in certi momenti sono
si tira avanti si tira si tira ma poi si è uomini e non si è pietra
come esausto di
dolori
di forze e di dolori.
Mi
usi V. Eminenza la carità di dirmi una parola sicura di ciò che
devo fare: in qualunque modo, domanderei un po’ di permesso
alcuni giorni per ritirarmi un
po’ alcuni giorni
in qualche luogo di pace per
a rifarmi nello spirituale.
V102P066
Io
diventerò poi lo zimbello di questa gente: essi devono ridere di
sapere tutto dell’arcivescovo e di poter governare in nome suo
mentre sanno bene che il vicario generale non sa niente
nulla dall’arcivescovo, ed è ridotto a fare delle
alcune firme.
Ora
se questa ostilità questo
atteggiamento
così accentuata dopo la
venuta
il ritorno di mgr. arcivescovo è venuta
sopravvenuta dalla loro
sicurezza avuta forse da Roma che io a Giugno col compiersi dell’anno
di vicariato me ne vada, ragione
per cui ora essi si mostrano tanto audaci, allora sarebbe bene che io
lo
conoscessi questa mia posizione anche per non sentirmi a giugno
licenziare, o non vedermi nominare qualche Vicario qui sotto gli
occhi.
Ma
se io devo restare qui, dopo avere tanto taciuto
e
sofferto per bene dell’anima mia, ora
pur soffrendo
ora è pur tempo continuando, Deo adiuvante (a) soffrire e tacere per
bene della diocesi di cui dovrei continuare a portare davanti a Dio e
alla Chiesa una così grande parte della
di responsabilità, desidererei essere posto nella possibilità di
lavorare.
Ad
es. qui alcuni sacerdoti dicono che essi non vengono perché nessuno
ha mai detto loro che io sia vicario; dopo un anno di questa dolorosa
situazione mi parrebbe opportuno che Roma imponesse; se devo restare,
che la mia nomina sia ufficialemnte comunicata alla archidiocesi e
che si aggiungesse espressioni lasciare
da fare chiaramente comprendere che non mi si deve stare
qui a fare
ridurre a stare qui a fare la semplice figura rappresentativa mentre
ci sono tante anime a cui
…
…Su
quanto mi venne fin qui di dover esporre e sulle condizioni religiose
di questa diocesi e sulle persone di
essa
benché mi sia sforzato di serbare la
più
grande serenità di animo, tuttavia, essendo io assai vile creatura e
molto im e molto sentendo le passioni
e molto impastato di umana miseria, - supplico la misericordia di Dio
di bruciare con la Sua carità qualunque espressione o parola che non
fosse secondo verità e lo spirito della
carità
di Nostro Signore.