V102T091V102P127



[Minuta]


Eminenza rev.ma,


Come sua ecc Come p Mi perdoni se vengo

Come prevedeva avvenne.

Mgr. arcivescovo partì jeri sera. prima di partire egli mi pare che non credeva ancora del Canonico che io aveva chiesto ad aiuto di Curia. Mi disse Egli espresse il suo rincrescimento che io ne avessi fatto a Roma la proposta, senza dirgli nulla prima di parlagliene poiché egli sarebbe obbligato gli dissi che io gli domandai perdono di questo, e gli feci presente che doveva pur sentire se si poteva richiederlo, abbisognando egli di dispensa, perché come penitenziere.

Monsignore motivò il suo rincrescimento dal fatto che il Celona è l’ultimo del Capitolo poiché nominato penitenziere di recente; ed essendo ritornato da pochi mesi in Messina, è qui considerato quasi fosse un forestiero per cui mi disse che la sua nomina non farebbe buona impressione nel Clero. Mi aggiunse che egli si creerebbe un brutto precedente poiché, quando io lasciassi di essere vicario, egli si troverebbe ad avere già una specie di vicario, oppure a doverlo allontanare, mortificandolo e mi propose uno che poi resterebbe potrebbe restare, cioè il rev.mo can.co Bruno che fa da Rettore del Seminario.

Quanto al Can. Bruno, pure non entrando con sua eccellenza in merito circa la persona, mi sono in bel modo schermito di prenderlo, poiché egli è buon parlatore, ma non gode stima come buon prete anche dal lato morale: io stesso lo trovai con in mano le lettere aperte in mano che aperte che mi leggeva in curia la corrispondenza privata. Io che per ca era una lettera. Era stato chiamato un momento e la lettera che egli una lettera lettere tra cui quella era aveva lasciata la in busta aperta si trattava di una buona signora, la contessa Agazzini di Ameno (Novara) mia benefattrice, donna di fede e di carità che mi comunicava averla il S. Padre decorata della Croce pro Ecclesia et Pontifice.

Quando giunsi egli leggeva ancora poi cercò di metterla nella busta ma non ci riuscì ché io era già là presente Gesù lo guardai e non gli dissi niente il Signore mi aiutò: egli è un capo partito ed io per questo lo scelsi per portare a Roma l’anno passato scorso la Cassa Diocesana. Mgr. vescovo arcivescovo però ne ha grande stima ed egli è uno dei dominatori ed è uomo molto doppio.       














 V102P128


In Seminario non c’è quasi mai, neanche quando i chierici fanno gli Esercizî e si preparano alle Ordinazioni. A mgr. vescovo io dissi in bel modo che preferiva restare solo.

Egli volle una lettera da portare all’Eminentissimo De Lai per scusarsi che non aveva ancora risposto ed io gliela feci, ma dice niente non fanno che in essa mi limitai ad accennare ad alcune che alle ragioni più forti addotte da sua eccellenza rev.ma addotte per non concedermi l’ajuto richiesto e poi mi rimetto pienamente alle disposizioni di Roma.

Io non intendo vorrei anche lontanissimamente dare dispiacere a mgr. arcivescovo, del verso del quale ho la più grande venerazione; per quanto riguarda poi il bene della diocesi facciano poi ho detto come la vedo, dispongano poi loro, et sit Nomen Domini benedictum!

Io l’avevo capito, e prevedeva queste altre difficoltà, perché cominciando dal domestico, tutti mi facevano tutti un muso poco poco sereno una faccia alterata.