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Riservata e personale
+ Anime e Anime!
Tortona, il 3 luglio 1920.
Molto Rev.da Madre,
Ricevo la Sua lettera che ha la data del 1° Giugno.
Io mi trovo qui veramente in una condizione che non posso determinare quando potrò partire, per parecchie gravi difficoltà che mi impediscono di determinare e poter dire a me stesso: “a settembre puoi partire, oppure non potrai partire.”
È
inutile stare qui a sospirare, perché non si può venire: Iddio
dispone così,
malgrado ogni migliore mia volontà, e accettiamo la volontà di Dio,
o le sue permissioni, con fortezza cristiana, e caviamone il migliore
vantaggio che per noi e per gli altri che
é
possibile.
Quando si fa tutto quel poco che si può e si deve fare, non c’è da inquietarsi.
Mi portano, certo, dolore le condizioni che Lei mi rivela di Mar de Haspaha, e mi pare che, a Mar de Hespana un Orfanato si potrebbe e dovrebbe almeno ora iniziare, essendovi colà quattro Padri, che poi non so che lavoro abbiano, se non hanno nessun ragazzo.
Lei mi scrive che i Padri non hanno fondi, e che hanno anzi una passività.
Pensi che a me hanno invece scritto, fin da Novembre scorso, credo, che di passività non ne avevano più.
Ma scrivono cose contraddittorie: un po’ dicono che hanno cavalli, caffè e ogni ben di Dio; - e un po’ dopo, scrivono che sono in miserie: non ci si capisce più.
Ora
Don Casa mi scriveva ripetutamente di mandare su altri Sacerdoti, -
invece nell’ultima lettera scrive che sono lì in quattro che si
guardano in faccia senza avere lavoro: che basta che venga io solo:
che Dondero fa progetti da
pazzo
o press’a poco, e
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che vieta loro o almeno non accetta il consiglio degli altri di ricevere almeno alcuni orfani.
Questa stessa cosa me la scrive anche Don De Paoli.
Ora mi troverei nella necessità dolorosa o di togliere da Superiore D. Dondero per mettere Don De Paoli a Superiore, e non so poi cosa potrò fare con Don Dondero - (dato il carattere di questi e la sua testa), il quale, per altro, non mi scrive più da otto mesi almeno, - oppure di chiamare qui il Don Dondero, e così vedere meglio come le cose si metteranno, una volta che non ci sia più lui.
Egli qui, dopo sei anni di lavoro, potrebbe anche di più riposare e curarsi, ma non so se verrà.
Oppure
Che poi se il Don Dondero non conviene toccarlo da Mar
de Hespana,
vedano
di
amerei andassero a piantare una altra Casa, e di
che non stare
stessero a Mar de Hespana a
soffrire e a non far nulla.
Io non potrò, pur troppo, venire così presto, per parecchi forti impedimenti che io stesso ignoravo di incontrare.
È con dolore vivo, ma non posso al momento venire, e prego Lei di non aspettarmi, perché verrei sempre troppo tardi.
Lei ha qui Sua Sorella che non ista niente bene, e se Lei desidera ancora rivederla e assisterla nelle ultime ore, Lei, deve allora partire subito.
Io,
venendo in Brasile, farò poi lo stesso tutto quello che è in me per
le Sue Suore, e mi prodigherò per esse con affetto
carità di padre in Gesù Cristo, ma non devo trattenere al Brasile
Lei, mentre io sono qui inchiodato, e la mia partenza non potrà
essere che in Novembre o Dicembre, prevedo.
Temo, pur troppo, che non possa avvenire prima.
Lei
si valga di questo per
pura sua regola,
e
ma non lo dica ai miei sacerdoti, per non gettare in essi lo
sconforto.
Io sono più addolorato di loro, ma rassegnato; è inutile insistere: si dovessero chiudere anche tutte le Case del Brasile, ora non posso venire: ho altri doveri più urgenti e più gravi e più autorevoli comandi che mi legano qui.
Iddio vede, e provvederà anche pel Brasile.
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Se Don De Paoli sarà Superiore di una Casa nostra al Brasile da aprirsi, o di quella di Mar de Hespana, non mi sarà possibile darlo tutto a Lei.
Che
egli si assuma, in qualità di Superiore, la responsabilità delle
cose più importanti, sia disciplinari che economiche delle Sue
figliuole,
quando queste non lo assorbano in modo che egli non
sempre possa più
attendere ai fini della nostra Congregazione, io
do ampio permesso.
Ma
Ella comprende che, d’ora innanzi, io dovrò appoggiare
appoggiarmi su Don De Paoli per tutte le cose nostre del Brasile,
poiché il Dondero si diporta
in modo che non
gli posso più dare tutta la fiducia,
anche dato lo stato della sua testa, o di spirito e di salute di Don
Dondero stesso, che
ed egli non mi affida più come prima, anche
dato il suo silenzio devo dire che: o gli manca la testa o qualche
cosa di peggio. Io a lui continuo a scrivere lettere buonissime anche
per confortarlo. Ma perché prevedo che con Don Dondero non
si concluderà mai nulla,
e non vorrei, d’altronde, avvilirlo, mettendogli Don De Paoli a
Superiore, così, se non riesco ad indurlo a tornare in Italia, non
c’è altra via che di
affrettarsi ad aprire un’altra Casa,
come vivamente desidero
e prego.
Penso che quel Carlo non sarebbe fallito, se fosse stato in altre mani.
E così sento già il disagio di codesti miei Sacerdoti, i quali rispettano sì il Dondero, ma non possono essere affiatati con Lui, né con lui dividere i suoi progetti, che pare siano quelli che hanno condotta la Casa di Mar de Hespana nello stato disastroso in che si trova.
Io, certo, farò tutto tutto il possibile per affrettare la mia venuta, ma non devo ormai più illudermi.
Scriverò intanto a Dondero, esortandolo o a venire qui, o a dare principio almeno ad un Orfanato.
Se
è che non si fa, perché non c’è fondi, anche venendo io i fondi
non
nascerebbero,
ed è quindi inutile temporeggiare: bisogna solamente che non
fare
facciano pazzie ed
essi
che siano umili religiosi e obbedienti.
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A me piacerebbe assai assai più che, invece di annaspare pretesti con la popolazione, fossero andati avanti con sincerità, senza dire che volevano aspettare me per decidere.
Noi Sacerdoti della Div. Provv.za domani ci riuniamo a Venezia in Santi Spirituali Esercizî, che ci verranno predicati da Sua Eminenza il Cardinale Patriarca La-Fontaine, saremo una ventina di Sacerdoti e cinque Diaconi.
In questi giorni pregheremo specialmente per i nostri Confratelli del Brasile e per le Suore e per Lei, Rev.da Madre, e prenderemo qualche decisione anche pel Brasile, ma resta però già fissato che vengo io, benché non mi sia dato dire quando.
La ringrazio delle Sue preghiere per San Luigi e di quelle delle Sue Suore e Orfanelle.
La ringrazio anche, e tanto, del bene che Ella fa a codesti miei Sacerdoti, e prego la SS. Vergine di confortarLa e di benedirLa.
E anch’io La benedico e Le prometto di ricordarLa ogni giorno nella Santa Messa, e così farò per la Celestina. Mi abbia in Gesù Cristo per dev.mo servitore
Sac. Orione della
Div. Provv.