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[Da copia stampata – L’Angelo della Famiglia.]
Articolo di fondo Val Staffora
Guai a chi tiene beni di Chiesa
Fatto storico
Tutto ciò che è consacrato a Dio merita il massimo rispetto: così le chiese, gli oggetti di culto, le persone sacre, ed anche i beni delle chiese, che sono destinati per le necessità del culto.
Iddio esige questo supremo rispetto, e non manca di castigare spesso gli audaci profanatori. Il popolo ben lo sa e in qualche parte d’Italia è usuale nelle imprecazioni (sempre mal fatto però) augurare ad alcuno che gli entri in casa un mattone di chiesa, tanta è la ferma persuasione che un pizzico di beni di chiesa porta la rovina in una casa.
In ogni paese infatti si sentono raccontare fatti molto sensazionali, ed eloquenti. Eccone uno di cui garantiamo l’assoluta verità. Al tempo delle ultime leggi contro i religiosi della nostra Italia, a Finalborgo vi era ancora un convento di Domenicani (dove ora sta il reclusorio). Il sindaco del paese e due altri cattivi soggetti non potevano sopportare i frati e sospiravano il momento che se ne andassero. Votata la legge contro i religiosi, il sindaco gongolante di gioia si portò a convento per intimare ai domenicani lo sfratto.
Il Superiore lo ricevette cortesemente, ma, saputo il motivo della visita, gli disse: Io non vi riconosco: portate le vostre insegne ed io cederò alla forza! Il sindaco allora ritornò al municipio per prendere la sciarpa tricolore, e subito fece per avviarsi al convento. Ma percorso un tratto di strada cadeva improvvisamente morto sopra un ponte. Fatta l’autopsia, i medici scopersero che gli si era rotto dentro una vena, la quale difficilmente si rompe, e tutti conchiusero che fosse un castigo di Dio.
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Un altro dei tre, che aspettava di fare un gran pranzo in convento dopo l’uscita dei frati, perdette improvvisamente tutte le sostanze e fu condannato a vivere mendicando il pane a tozzo a tozzo, vestito di cenci, ed a riposare nelle stalle. E il terzo? Quando i frati partirono dal convento di Finalborgo per recarsi in un altro loro convento s’incontrarono appunto nelle sepoltura di quest’ultimo.
Così manifestavasi visibilmente la giustizia di Dio. Se voi andrete a Finalborgo interrogate pure quei popolani e vi ripeteranno la verità del fatto, la cui memoria perdura vivissima tutt’ora.