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[Bozze di stampa; vi sono correzioni e aggiunte di pugno di Don Orione.]


Racconto Mensile

Dio e Patria


Lungo una strada campestre di Francia trovai un giorno una vecchia croce di pietra, l’iscrizione era in gran parte consumata. dal tempo Essa diceva così:


1814


Davanti alla morte non si nega Dio: davanti all’invasione straniera al nemico non si nega la Patria.

Quella croce proteggeva una tomba che racchiudeva tutta una storia. Che può interessare e commuovere i nostri giovanetti.

Il 28 Febbraio 1814 l’imperatore Bonaparte combatteva a Brienne, non con palle di neve, come venticinque anni prima, ma, ahimè! con volate di mitraglia; venuta la sera, il terreno rosseggiava di sangue. Era ancora una vittoria: e Napoleone entrava in città fra le acclamazioni frenetiche del popolo e dell’esercito. vi era stata tuttavia una macchia in quella giornata gloriosa: i realisti avevano tentato una dimostrazione, e uno dei capi dalla coccarda bianca, era stato massacrato. I Russi intanto erano accampati a due leghe da Brienne: si temeva un attacco pel domani, fors’anche per quella notte stessa ... che tutti passarono col fucile in mano, pronti al segnale. Nel caffè, ch’era divenuto una specie di corpo di guardia, la conversazione era animatissima. E si capisce, c’era odor di polvere!

- Non un Russo passerà il Reno, diceva uno.

- Né un Prussiano, né un Austriaco - soggiungeva altro.

- Né un nemico! - gridava un terzo.

- Coraggio! - conchiuse una guardia nazionale: - due o tre giornate come questa, e tutto sarà finito. Dio protegge la Francia!

  • Dio!   - proruppe in tono beffardo un vecchio ufficiale in riposo: - non  ne sonulla  io.

















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L’imperatore, e basta! È lui che è tutto ... lui e la Francia s’intende. C’è un imperatore, c’è una patria, Dio non c’è! - E ben presto non ci sarà più imperatore! La patria non c’è - rispose lentamente una voce dolce, ma ferma dall’altra estremità del caffè.

Tutti gli sguardi si volsero: era un giovane pallido, dall’aspetto elegante. Era un realista, amico intimo dell’infelice che, il giorno prima, era caduto vittima del furore popolare.

Non ci sarà più imperatore? - tuonò il vecchio ufficiale, più stupito che sdegnato. - Non c’è patria. Ed è codesto sbarbatello a dirlo?!! - Perché ingiuriate? - interruppe il giovane, - Voi adorate l’imperatore, ed io non sono del vostro parere. Quanto alla patria, la vostra vi avrà dato certamente gloria, fortuna; ma la mia ... -- La tua? Come, la tua?  Non se tu dunque un francese? - domandò con voce sprezzante il vecchio ufficiale.

- Ahimè, sì ... - ripigliò il giovane senza scomporsi, so     no nato francese, ma non devo nulla alla Francia... Essa mi tolse quanto possedevo, mi uccise ciò che più amavo ... Ancor oggi .... l’infelice massacrato in nome della Francia, era un amico, un fratello, ... Sì, sì, lo ripeto dal fondo del cuore.... non c’è patria! A quest’ultimo grido di dolore, la collera dell’ufficiale, a stento repressa, scoppiò IN una tempesta di orribili imprecazioni. Ma una voce ancor più terribile della sua glie la troncò.

Era la voce del cannone. Grida confuse risuonarono per le vie : - I Russi! i Russi! Alle mura! Alle porte Alle armi! I riuniti nel caffè si slanciarono coi loro fucili. Il vecchio ufficiale, senza neppure voltarsi, volle prendere il suo ch’era dietro a lui, ma sentì resistenza: un’altra mano già lo aveva afferrato, era la mano di Andrea, il giovine pallido.

Eh via! - esclamò il soldato con disprezzo schiacciante; - eh via! non si danno armi a chi rinnega la patria.
























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Andrea arrossì, tacque e lasciò il fucile. Poi, come un lampo, si volse palpitando febbrilmente; ridivenuto pallido, corse nel mezzo della sala, afferrò una stecca da bigliardo, e si slanciò nella via gridando: - Alle armi! alle armi! La sorpresa fu grande e si diresse correndo verso la porta le mura dove sibilavano le fucilate.

Il combattimento fu poco più di una scaramuccia. I Russi, che si lusingavano di sorprendere la città, accortisi della presenza dell’Imperatore, non esitarono a ritirarsi, sicché all’alba, retrocessero in disordine verso il campo di Lusigny.

L’ordine di Napoleone era di non spingersi al di là delle prime colline, poiché si dovevano anzitutto attendere dei rinforzi. Ma chi poteva mai incatenare l’imprudente libertà dei volontari? Essi, in gran numero, si diedero ad inseguire il nemico