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[Da bozze di stampa.]


Morti Noi, Morto Tutto?


Sarà adunque proprio vero? Né più né meno che come i cani e i gatti ... E allora: noi siamo delle bestie? Ah! ciò ci sembra troppo vile, troppo umiliante. Forse dirà così solo colui, che vuol vivere come una bestia.

Ma anche fisicamente, nelle cose inanimate, niente finisce completamente, e nella natura tutto risorge. L’acqua del mare si cangia in vapori, i vapori in nuvole, ecc...., il grano, che si seppellisce sotto la terra, anch’esso rinasce, e rivive in bellissima spiga. Così anche il nostro corpo uscirà dal sepolcro trasformato e risorgerà a nuova vita.

Ma, più che un corpo corruttibile, noi abbiamo un’anima spirituale, immortale, e noi non siamo creati tanto per questa vita terrena, passeggera, quanto per una vita eterna

Se così non fosse, l’uomo, che sembra ed è un essere così nobile, il re del creato, non sarebbe che il più debole e infelice del mondo del mondo. Negata l’anima, l’uomo, quanto al corpo, vale molto meno del leone, che è più forte: meno dell’aquila, che vola senza bisogno di aeroplani del gatto persino che vede tra le tenebre.

E, mentre l’animale è contento del suo stato, e non sembra desiderar di più l’uomo, tormentato da continui desiderî mai soddisfatti, in preda a continue sofferenze e lagrime, avrà la sua vita circoscritta e ridotta al dolore? Tutta la sua vita sarà così poca cosa?

L’uomo, che colla sua intelligenza fa delle scoperte eterne, dei lavori che sfidano i secoli, sarà da meno da meno delle sue opere? Ascoltiamo e anatomizziamo la sua natura. L’uomo ha un desiderio di viver sempre ..., una fame di verità, di conoscer tutto ..., è sitibondo di un perpetuo amore ..., di felicità ..., di vedere i suoi cari rapiti dalla morte ..., di gloria ..., d’immortalità …, di giustizia ..., tutte cose che quaggiù non raggiunge mai.






















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Dunque ci vuole un’altra vita, ove queste aspirazioni sia o appagate: altrimenti egli sarebbe un essere incompleto, e Dio si sarebbe burlato di noi.

Come spiegare queste tendenze, e queste convinzioni così unanimi, così costanti, così universali? O con una istruzione primitiva impartita all’uomo da Dio, o con la voce della coscienza. In tutte due le ipotesi è sempre la voce di Dio che così ci insegna infallibilmente.

Morti noi, tutto è finito? Se così mai fosse, quali sarebbero le conseguenze nella vita pratica e sociale? ... L’assassino e la sua vittima, la virtù e il vizio, l’onesto e il delinquente?... Avrebbero la medesima sorte? ...  Allora avrebbero ragione i despoti gli anarchici, i sanguinari, i barabba, perché niente avrebbero a temere in una vita futura; romperebbero il freno ad ogni vizio i gaudenti, e solo cercherebbero di eludere la giustizia umana ... che non può compire tutti i delitti.

E lo stesso Rousseau a questa riflessione dichiarava: “Se dell’immortalità dell’anima non avessi altra prova che il trionfo dei malvagi e l’oppressione dei buoni in questo mondo, ciò solo basterebbe ad impedirmi di metterla in dubbio. Una così manifesta contraddizione mi costringerebbe a dire: con la vita non finisce tutto: per me la morte rimetterà l’ordine in tutto.”


Teol. C. Testone.