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[Da copia stampata: Bollettino Salesiano. Vi sono correzioni e aggiunte di pugno di Don Orione.]
La Carità
Pericoli e provvedimenti.
Non solo la fede, ma anche la carità corre oggi molti pericoli. Si son veduti patrimoni, dotazioni per lasciti cospicui per ospedali, PER orfanotrofi ed altre opere di benefi cenza o di culto, andar consumando, ed in breve ridursi ai minimi termini O AL nulla: si è veduto altri lasciti venire deviati dal santo scopo cui erano diretti dalla ben dichia-rata volontà dei pî offerenti, altri per giunta essere rivolti a fini diametralmente opposti a quelli per cui erano stati offerti.
Dovrà
per questo venir meno la carità
dei cattolici?
vostra
carità? Non sia mai!
La carità toccò in altri tempi pericoli maggiori, e fu appunto allora che si sviluppò gigante e manifestò tale una fecondità da farne meravigliare i nemici stessi del nome cristiano. La storia della Chiesa Cattolica ha pagine d’oro sulla carità dei fedeli nei tempi più difficili e bellicosi.
Giustino, Tertulliano, Dionigi di Corinto ed Eusebio magnificano le liberalità dei ricchi fedeli di Roma verso i fratelli poveri delle provincie, cui inviarono doviziosi sussidî.
Luciano scherniva bensì la fede dei discepoli di Gesù ma ne esaltava la indefettibile carità. Giuliano l’Apostata, che con ogni perfidia cercava di spiantare il Cristianesimo dalla terra, non inveiva forse contro i pagani, che non sapevano fare l’un per mille di ciò che i cattolici operavano con la meravigliosa loro carità.
Ma
come far fronte ai pericoli? Come assicurare che le nostre elemosine,
i nostri lasciti
o legati sortiranno
l’effetto
andranno
al
fine desiderato?
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Si aprano gli occhi, si operi con prudenza, avvedutezza e ponderazione.
Nuova vita.
La
carità prenda nuove vie e
nuova vita, Appena
si previde che gli enti morali potevano
Si
vide che gli enti morali possono cadere in mano profana, gli araldi
della carità da tempo gridarono all’erta, e posero mano a nuove
forme di istituzioni.
A questa la vostra carità, o miei amici, a queste nuove forme i vostri legati.
Grazie a Dio anche in ciò i Cattolici Italiani bene avviati. Quante caritatevoli società, difatti, non si noverano tra noi, indipendenti da protezioni e da mani profane?
Quante pie unioni maschili e femminili di carità, e per soccorrere i poveri in casa, e per assistervi gli infermi, e per ospitare i vecchi, e per curare la buona educazione della gioventù, e per provvedere efficacemente agli orfanelli, e per cento altri salutari effetti che sarebbe lungo il numerare singolarmente.
Oltre queste aggregazioni, aventi carattere privato, le quali si sostentano con l’Istituzione dei Figli della Divina Provvidenza che tiene collegi, orfanotrofi, colonie agricole, parrocchie, ospizi per vecchi, oratori festivi, parrocchie, asili d’infanzia (laboratori) etc. in Italia e al Brasile, e ora si appresta ad aprire in Parigi un istituto per i figli degli operai italiani.
Tutte queste opere di carità, veramente secondo Cristo, si alimentano della generosità dei cattolici, i quali perciò esortiamo a fissar l’occhio in tal campo vastissimo, ogni qualvolta si sentono dallo spirito di Gesù Cristo eccitati ad usare misericordia al prossimo, per ottenere misericordia da Dio.
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A queste e simili istituzioni facciano parte del bene che vogliono largire, a queste i loro donativi, a queste i loro lasciti, a queste i loro legati; certi come sono, che tutto, in quel modo che vie- ne dal cuor loro acceso di carità cristiana, così terminerà in frutti fecondi di carità pur cristiana.” Fate testamento in tempo per l’opera. Non facciamo ancora punto su questo argomento, ma vogliamo chiamar l’attenzione dei nostri benemeriti benefattori e benefattrici sopra altri pericoli.
Vi sono molte caritatevoli persone che intendono lasciare dopo la morte parte delle loro sostanze ad opere di culto o di beneficenza, ma non si danno mai premura di fare testamento.
Che il Cielo le conservi ancora a lungo in florida salute; ma, se per avventura fossero sorpresi da male repentino e morissero senza più avere tempo a manifestare per via legale la loro volontà? I loro pî desideri rimarrebbero per sempre inefficaci.
Quando il venerabile Don Bosco, di veneranda memoria, disponevasi per recarsi a Roma per la fausta occasione della consacrazione della Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, una nobile Cooperatrice di Firenze li aveva spedito in elemosina lire 500, scrivendogli che ne serbava altre 500; ma non sapeva se aveva da spedirgliele subito a Torino, oppure conservarle per consegnargliele poi, quando fosse passato a Firenze, per recarsi a Roma.
D. Bosco le rispose che quanto voleva fare, lo facesse subito, perciò gli mandasse pure la sua caritatevole offerta. Quando, dopo poche settimane, Don Bosco passava a Firenze, quella nobile signora era già morta, anzi, per la rapidità del male, non ebbe tempo a fare testamento.
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Era ricchissima di sostanze e di pî desideri; non avendo eredi necessari, andava sempre dicendo che avrebbe poi lasciato i suoi milioni a pie opere, ed invece morì senza neppure aver lasciato la elemosina per una Messa.
Intelligenti pauca. A chi è intelligente queste poche parole.
Chi ha sostanze da dare a Dio ed ai suoi figli prediletti, che sono i poveri e gli orfani se non può darle in vita, almeno provveda per tempo per via testamentaria, affinché la sua carità si compia dopo morte.