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[Da bozze di stampa - vi sono aggiunte e correzioni di D. Orione]
Divertirsi, sì! Peccare, no!
La Chiesa non ha mai condannato il divertimento in sé; lo ha solo arginato, perché fosse onesto, moderato e non degenerasse nella immoralità.
Il sollievo è pur necessario.
L’uomo, stanco dai troppi pensieri, e specialmente i giovani, che male si adattano ad una occupazione eccessiva, hanno bisogno di ricrearsi un po’, per rimettersi di maggior lena al lavoro. Un’ora di buona compagnia, un banchetto allegro, un bicchierotto di vino e una partita fra amici, fanno dimenticare, fanno star bene. Chi dicesse che la gioia è male, chi predicasse solo lavoro, serietà, preghiera, non comprenderebbe che l’arco troppo teso si rompe; e nemmeno comprenderebbe lo spirito vero della Religione cristiana.
Basta ricordare alcuni dei grandi modelli del Vangelo: Don Bosco, ad esempio, era sempre allegro. I Santi della gioventù hanno creata e diffusa un’atmosfera sana d’allegria intorno a sé. S. Francesco di Sales, studente, era l’anima della ricreazione fra i condiscepoli; e anche dopo che era Vescovo di Ginevra, non mutò umore; una volta, per divertire i suoi fratelli, fece anche da attore in una rappresentazione sacra; si capisce, quando non era ancora Vescovo.
E chi non sa quale e quanta giocondità e festevolezza adornasse l’animo di S. Filippo Neri? Basti ricordare le sue parole: “Mangiate, o figliuoli, mangiate pure, né vi venga in ciò scrupolo; perché mi compiaccio e godo nel vedervi mangiare”. E le altre: “Figlioli, state allegri!”. Ne volete sentire una più bella? Egli viveva insieme ad uomini seri e virtuosissimi, eppure il Padre Manni, che stava con lui, scrive: “Filippo governava con grande semplicità: mostrava di amarci tutti, e ci chiamava nella sua camera, facendoci giocare, ballare, cantare”.
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Ma il divertimento deve essere onesto e moderato.
Il divertimento, però, è un veleno, che preso in dosi moderate, può fare e, in realtà, fa bene; peso in quantità solo di poco maggiore, dà inevitabilmente la morte. Esso è come l’arsenico: ricostituente digestivo, stomatico; ma soverchio, uccide. È un vino che esilara, ma preso in troppa quantità, ubriaca, abbruttisce, degrada, rovina. Ed è facile smoderare specialmente a Carnevale. Sempre una segreta passione ci spinge all’eccesso. I divertimenti che titillano i sensi, che sanno l’acre sapore della voluttà. A poco, a poco sovente anche questi vengono a noia, e si cade nei divertimenti licenziosi, che finiscono in eccessi innominabili. Guai a chi non sa mettersi un limite! Guai a varcare i confini dell’onesta! Allora la Religione condanna i divertimenti quando essi sono pericolo od occasione di peccato, quando trascendono in orge esecrande.