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[Da copia stampata - vi sono correzioni ed aggiunte di D. Orione]
Il Giornale
Nessuna cosa è desiderata quanto il giornale. Appena gli strilloni vertiginosamente lo annunziano, cento mani si stendono per acquistarlo, cento occhi si fissano per leggerlo.
È una passione, una febbre la lettura del giornale. Non si legge, si divora. Lo leggono tutti: Lo scienziato nella sua severa stanza da studio; il carrettiere mentre guida il suo cavallo. Lo legge il Re nella sua reggia e il portiere nella sua guardiola. Possiamo sapere tutto leggendo il giornale: quello che si può sapere, e quello che non si dovrebbe sapere. Quelle grandi pagine assomigliano a grandi veli misteriosi, che si sollevano e fanno vedere profondi segreti. Ma quelle pagine sono ancora bandiere, che incitano alla pugna. La penna del giornalista combatte le più ardenti battaglie. Ma sovente quella penna si intinge in seno all’incredulità, in mezzo al fango dell’immoralità. Così lo scrittore tradisce la sua missione, consuma una volgare profanazione, trama un attentato alla fede.
Il giornale, questa grande forza moderna, dovrebbe essere strumento di bene; dovrebbe essere il limpido canale, da cui dovrebbe scorrere la verità, la virtù. Ma molte volte si trasforma nello strumento del male, nel canale da cui scorre la menzogna, il vizio, l’oscenità.
Noi seguaci di Gesù, noi amici della verità, noi propugnatori della moralità, dobbiamo che sono nemici di Dio, nemici della fede, nemici della virtù nemici della patria. In questi giornali stilla il veleno. La cronaca, la pagina reclame sovente sono piene di fango.
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Acquistare, leggere i giornali avversi al cristianesimo, all’Italia, è colpa. Molti cristiani non comprendono questa verità. Inconsciamente concorrono alla diffusione dei giornali miscredenti, comperandoli, leggendoli e talvolta interessandone anche gli elogi. Vi sono cristiani nemici del giornale cristiano, il quale, appunto per colpa di costoro che dovrebbero proteggerlo e diffonderlo, intisichisce e vive una vita di stenti. Aiutiamo con tutte le nostre forze il giornale nostro, che inneggia alla fede, che propugna la moralità, che diffonde i nostri ideali religiosi, che difende gli altari, il sacerdozio, la patria, che difende energicamente il Vicario di Cristo. Aiutiamo il popolo, settimanale cattolico della Diocesi. Nota Apologetica Si dice: è destino.
Ecco una delle mezze bestemmie che si dicono anche da cristiani. Vediamo: è destino! Quale destino?
Si capisce che i pagani ignoranti ammettessero il destino come una forza nascosta, cieca, bruta, che trascina l’uomo dalla nascita alla morte.
Ma il Cristianesimo illuminò l’umanità spiegando che tutto il mondo è regolato non da una forza cieca, ma da Dio e dalla sua Provvidenza; e che nello stesso tempo l’uomo è libero nelle sue azioni e ne ha la responsabilità.
Per conto nostro, noi che dobbiamo usare un linguaggio sempre cristiano, non parliamo più di destino, ma di Provvidenza divina.
Il destino è figlio della ignoranza.