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[Minute]


Fu volontario e ufficiale giovanissimo e bello Aveva fatta la di guerra e, tornò ancora cieco. Condotto dalla dal Dio luce del cielo se ne venne in Val Staffora all’eremo alla Badia all’Eremo di S. Alberto di Butrio in Val Staffora ove tutto è pace soavissima tra valli e montagne boscose è solitudine grande e pace soavissima!

O beata solitudo! O sola beatitudo!

Aveva sul diffuso sulla la fronte quasi gli gli risplendeva come d’un raggio di divina bellezza divina divina, ed era parlava di Gesù infiammato di Gesù come un serafino volle essere frate eremita e fu un povero fraticello della Divina Provvidenza E viveva visse da e rendersi vile per l’amore di Cristo e fu semplice e pio nell’antico cenobio che vide passare tanti santi e tanti e guerrieri: viveva era una vita infervorata di preghiera la sua e di amore dolcissimo di Dio e degli uomini tutti abbracciando e vincitori e vinti, senza e Nessuno seppe mai chi egli fosse sotto fosse e quale alta grande anima piena di alta luce si nascondesse in quell’umile cieco sotto la semplicità candida di quell’abito.

Lo vedevi all’ silenzi raccolto sulla nella meditazione,disteso inginocchiato sulla tomba sasso rupe che dove S. Alberto pregava s’è fatto santo: lo vedevi ai piedi prostrato all’altare quadrato, lapideo prezioso per venerabilità, dove S. Bernardino da Siena, aveva pochi anni innanzi il morire, che fu nel 1444, avev venne a ha salì a consacrare il Corpo e il Sangue del Signore.

La sua Fu tutta una vita era vita di adorazione la sua fu come era fu la una voce della preghiera.

Sapeva di lettere, sapeva di musica e pur tutto sapeva nascondere tutto umiltà di quel sajo pareva non sapesse che solo sapesse dire Ave, Maria! Ave Maria! al coro: Ave, Maria! al bosco: Ave Maria! alla cella: Ave, Maria, sul poggio, ove si scopre, dirò che mena alla grotta di S. Alberto: sempre: Ave, Maria! E si chiamava: “Fratello Avemaria”.




















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Era un tramonto e venne a morire,. che er Aprì le labbra Aprì le labbra a un sorriso luminoso alla Vergine celeste che gli le veniva a prendere l’ultimo suo respiro fu una preghiera : Ave Maria!

E alla camp torre antica “corse su l’aure l’umil saluto”: e e la fiera campana che aveva sonò sul Carroccio alle le italiche libertà stava fu destato ha chiamato popoli rivendicate alle le italiche libertà che aveva chiamato chiamò riscossa e a libertà i popoli d’Italia contro il despota del Medio evo Federigo Barbarossa con voce soave dolcissima ripetè parve ora ripetere dalla torre alla ai alle montagne valli e ai clivi l’Ave Maria!

Un desiderio una soave volontà di pianto” invade invase l’animo dei monaci degli Eremiti bianco vestiti, mentre le ultime tinte del tramonto sfumavano nella notte, e tra il silenzio degli uomini e delle cose scorre ancora pei sulle cime delle montagne scorreva il murmure dolce: Ave Maria!

Si fece il mortorio. Gli Eremiti lamenta piangendo cantarono il al fratello i salmi del suffragio e della requie sempiterna. E quando tacquero dalla bara fonda una voce, quale di cigno lontano, s’intese; e diceva: Ave, Maria!

Finite le cerimonie le esequie fu portato a spalle mano al cimitero, lì, presso l’eremo, e dove ei passava fiorivano le erbe e i biancospini fiorivano.

Posò la bara nella fossa, e la terra la ricoverse. Si nascosero i passerotti al cipresso, al ai castagni del bosco de’ castani di Butrio quetarono i cardellini; era silenzio;



Rev.mo Signore Can.co Prevosto Can.co Can.co Bianchi Luigi

Laureato alla letterale Professore di lettere al Collegio Liceo Dante di Tortona nel XXV anno di Sacerdozio

i Suoi Alunni con i più fervidi voti un e con gra l’animo grato animo che sarà sempre memore, sempre grato.