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[Da fotocopia di lettera di D. Orione]
Istituto S. Filippo
Via Appia Nuova, 126
ROMA (40)
Li 26 Aprile 1925
Gentilissimo Sigr Cav.re e Amico, [Ettore Guglielmana]
Mi trovo in un momento nel quale mi vedo costretto a disturbarla.
Ecco: entro il 20 Maggio dovrei rispondere affermative o negative ad una vantaggiosa proposta che mi viene fatta circa la accettazione di un Istituto in Città di qualche importanza.
Avanti di scrivere alla Signoria Vostra ho chiamato qui, in questi giorni, il Don Pietro per sentirlo. Egli venne lunedì, e mi disse che aveva già N. 10 domande di nuovi Alunni per la Scuola d’Arte di San Severino, da prenotarsi pel prossimo Anno Scolastico, ma che aveva dovuto tenerle in sospeso, non sapendo se si potrà o no continuare a tenere a San Severino l’Istituto.
Mi assicurò che le domande certo aumenterebbero, e di molto, se noi ci presentassimo al pubblico con un altro locale più adatto, sotto ogni riguardo, e più ampio.
Mi fece presente gravi inconvenienti che impediscono a Castello lo sviluppo dell’Istituto Artigianelli, e la necessità di portare in Città quelli che dovrebbero frequentare le Scuole Pubbliche della Città (Elementari Superiori, Regio Ginnasio, Scuola d’Arte).
Quando fin da questi mesi si potesse assicurare le Famiglie e fare una conveniente propaganda, avremmo un’affluenza considerevole di Alunni da molte parti della Marche, con vantaggio non indifferente per la Città di San Severino, che molto si presta a diventare centro di studî medî.
Come Ella vede, Sigr. Cav.re, non posso aspettare più oltre a decidere, non solo per la proposta di un altro Istituto, ma nell’interesse stesso di San Severino.
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Se dovrò trasportare altrove gli Alunni della Scuola d’Arte, voglio poterlo fare a fronte alta e a coscienza tranquilla, di aver fatto cioè prima quanto era in me perché ciò non avvenisse.
Per restare a S. Severino ho però bisogno, - e non è chi nol veda -, di un locale adatto, e che risponda alle esigenze della igiene e della educazione civile moderna.
Dobbiamo vivere col nostro tempo; - e che le Famiglie, venendo a condurci i loro figli, vadano via soddisfatte, e i giovani vi si trovino non a disagio.
Io potrò alimentare il vostro R. Ginnasio: farò fiorire per numero la vostra Scuola d’Arte. - Dirò di più. Se l’Amministrazione di S. Severino mi agevolerà e verrà incontro non subito, ma, forse, potrò dare a S. Severino l’Istituto Tecnico.
A Tortona ho dato l’Istituto Tecnico io: a Novi Ligure ho dato l’Istituto Tecnico, con utile generale.
Se mi lasciate andar via da San Severino, la vostra Scuola d’Arte (che è un gioiello, e che deve avere un grande avvenire), avrà, invece, vita rachitica, se, forse, non cadrà.
Modestia a parte, sento di essere un amico sincero della vostra Città, e che l’ajuto che posso dare io allo sviluppo delle vostre Scuole Medie, nessun altro ve lo darà.
Chiedo di essere agevolato ad acquistare lo stabile detto Palazzo Servanzi che sta vicino all’ex Seminario Vescovile, per potermi poi allargare chiedendo al Vescovo anche, in tutto o in parte, l’ex Seminario.
E questo farò perché non intendo di disturbare le Scuole Elementari, ma sarei pronto a fare col Comune una locazione anche lunga, perché possa continuare a tener in quel locale le Elementari.
Appunto per non creare crucci all’Amministrazione chiederò a Mgr. Vescovo l’uso dell’ex Seminario.
Ho bisogno di molto locale e di cortili, ma non è per me bensì per poter dare alla Città di S. Severino un Convitto degno, e fare della Loro Città uno dei centri principali di studî
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classici (Ginnasio) e professionali.
L’urgenza che ho è anche perché si tratta di garantire Famiglie che chiedono se possono essere assicurate pel posto dei loro figli. –
Ho buttato giù in gran fetta, perché mi trovo assillato da troppe cose, - però il pensiero e l’avvenire di S. Severino confesso che mi sta nel cuore.
E il giorno nel quale mi vedessi costretto a portare altrove codesti cari giovani, già così ben avviati ad aprirsi una via onorata nella vita collo apprendimento di un’arte: così ben istruiti da codesto Egregio Direttore della Scuola d’Arte e dal Corpo Insegnante: così amati da tutta la cittadinanza, - confesso che sarebbe per me un giorno di somma tristezza.
Mi rivolgo a Lei, Sigr. Cav.re, che con intelletto d’amore cura e guarda all’avvenire della Scuola d’Arte: a Lei con cui ebbi in questi ultimi mesi più occasioni di incontrarmi e che mi conosce nel fondo dell’anima.
Voglia Ella benevolmente sottoporre a codesto Gentilissimo Sigr. Sindaco e alla Onorevole Giunta la mia posizione, i miei progetti, la urgenza in cui anch’io ora mi trovo.
E se credete possa far qualche cosa pel sempre miglior avvenire di San Severino, ritenete che avete avanti a Voi un amico leale, pronto a trattare nella forma più diritta, e ad andare fin dove può. pur di compiere la missione della vita che è di darci la mano e di fare del bene sempre.
L’Umanità e la Patria devono andare avanti così.
Gradisca, Egregio Sigr. Cav.re Guglielmana, la espressione della mia più alta considerazione e stima.
E mentre La prego de’ miei ossequi al Sigr. Sindaco e Giunta personalmente Le sono, quale fin da primo incontro mi sono sentito,
dev.mo amico
Don Luigi Orione
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Personale –
P. S.
Due parole in fretta, ma necessarie e doverose per me.
Sono qui da tutta la settimana, ma fui sovraccarico da lavoro immane, alla testa di 800 pellegrini del Piemonte.
Parto stanotte per Genova (ove sarò tutto domani) sarò a Venezia martedì, - poi forse a Roma subito, ed è facile che, prima del 30 corr, sia a San Severino per una mezza giornata, di passaggio. Ma non son sicuro.
Se non venissi, La prego rispondermi a Tortona, dove sanno sempre ove sono.
Vidi la Contessa Maria. Ieri sera poi c’è stato dalla Contessa Cecilia il fidanzamento ufficiale della Vittoria con il Conte Mario Fani.
Ricorderà che già a Lei avevo comunicato questa notizia.
Ogni altra cosa bene, - va adagio ma non indietro.
Ossequî devoti alla Signora Contessa Caterina. –
Suo
D. Orione