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[Copia dattiloscritta di lettera di D. Umberto Terenzi, su cui D. Orione scrive un breve pensiero]
Tortona, 2/ 9/ 1932
ore 16
Nella cameretta vicino a Gesù Sacramentato e Don Orione
Da quando il mercoledì 14 c. festa della esaltazione della S. Croce e vigilia dell’Addolorata, S. E. il Cardinal Vicario mi concesse le Suore pel Santuario, la mia gioia di allora, mano mano si è cambiato nel pensiero di non aver adempiuto la volontà della Madonna, specie sabato, quando con le Suore Consolatrici quasi concretavo ogni cosa, se fosse venuta la Madre Generale a Roma. Non essendo venuta, perché ammalatosi improvvisamente, la loro accettazione del Santuario è rimasta sospesa.
Cresce la mia preoccupazione; momentaneamente, dopo le due giornate e nottate in cui la povera testa mia pareva sfondarsi per martellar di tanti pensieri che tutti si riducevano a quello di non aver obbedito a Don Orione e quindi alla Madonna, venuto al Gesù in Roma, il P. Moretti, mio confessore, riuscì a calmarmi, dicendomi che cominciassi pure con le Suore di Maria SS. Consolatrice, e poi, col tempo, si potevano far nascere le Figlie della Madonna del Divino Amore, parlandone al Cardinale.
La mia tranquillità è durata poco. Martedì sera, 20 corr, vado a dormire a S. Elena e al mattino del mercoledì, riprendendomi gli stessi dubbi assillanti apro l’animo mio al Parroco Don Bobole, che senz’altro mi dice d’aver fatto male a non seguire il consiglio di Don Orione, perché è un sant’uomo di Dio e perché lui stesso ne ha avuto esperienza in due gravi circostanze, in cui Don Orione lo consigliò in modo che, umanamente parlando, la via da seguire secondo il consiglio, specialmente in una di queste due circostanze, era semplicemente parere da pazzo.
E tuttavia, fu per la venerazione che aveva per Don Orione, seguì alla lettera il consiglio che, appena 15 giorni dopo si manifestò con i fatti avvenuti, più profezia che consiglio
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1 Voleva che telegrafassi a Mons. Poli per fargli sospendere le pratiche con cui egli
intende far concedere le scuole del Div. Amore alle Suore Consolatrici: poi ho detto glielo dirà domani. Ma intanto a Roma Mons. Poli non aveva potuto parlare col Provveditore.
2 Che quindi, per quanto dipendeva da me, sospendessi le pratiche (1) per le Suore
della Consolatrice e, a costo di perder per ora la scuola, attendessi momento più propizio per cominciare questa opera voluta da Dio; a meno che - come sarebbe stato meglio - la volessi cominciare subito. Ma mai cominciare con altre Suore con la illusione che poi queste formerebbero le Figlie della Madonna del Divino Amore, perché o non lo farebbero mai, o non gli darebbero lo spirito voluto da me, ossia dalla Madonna, per questo nuovo istituto, che alla fin dei conti io non dovevo figurare ma era il Card. Vicario che avrebbe dovuto essere il fondatore.
Dopo questo colloquio l’agitazione mia si fa più forte e ricorro alla preghiera.
Invito a fare la Scala Santa con me e un’ora di preghiera Elena, Antonietta e
Franca. Avrei desiderato tanto che fosse con me in quell’ora la Sig.na Franzini, che ad Oropa già seppe la questione e che, nella ponderatezza del giudizio e degli anni suoi, in quel momento, poteva comprendermi, ma a S. Giovanni all’Ospedale, la buona infermiera Emilia Marini e Zelatrice del Divino Amore, mi disse che quel giorno (la) Franzini non veniva.
Alle 16 poi, mentre, con la testa carica di pensieri e il cuore veramente in lacrime, mi avvio lentamente verso la Scala Santa, e vedo che di pochi passi mi precedeva proprio la Franzini: ci incontriamo proprio sulla porta della Chiesa, le comunico il nostro convegno, lo scopo e mi dice di prendere in serata in treno e correre a Tortona da Don Orione.
Dopo l’adorazione alla Scala Santa, alla chiesa di Ognissanti, il Parroco Don Risi, dei Religiosi di Don Orione, mi dice di far lo stesso e senz’altro alle 23.15 eccomi in treno.
Alle 10 e mezzo di questa mattina sono giunto a Tortona, ho visto Don Orione prima
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di andare a dir Messa e manifestai a lui con poche parole la causa del mio arrivo, subito mi ha detto perché avevo avuto paura di far le Figlie della Madonna del Divino Amore, quando era una cosa tanto sicura. E poi, adesso vada a dir Messa, ci vedremo poi.
Sono andato al Santuario della Madonna della Guardia, da lui costruito qui a Tortona ed ho applicato la Santa Messa alla Madonna per questo scopo.
Ho pranzato con Don Orione. Dopo il pranzo sarei dovuto andare a Milano a parlare con la Madre Generale delle Suore di Maria SS. Consolatrice, ma lui mi ha sconsigliato e mi ha trattenuto a parlare (I) una mezz’ora.
Tra le altre cose m’ha detto: di non pensare affatto ad un altro istituto, perché non corrisponderebbe mai allo scopo.
Cominci da se, non abbia timore, prenda su una maestra buona delle sue penitenti, le dia l’incarico di far scuola, per ora cominci così, vesta bene, starei per dire quasi elegante, civilmente, e poi le cose verranno da se (2) Stia tranquillo che le cose del Divino Amore hanno un avvenire straordinario;
E pensi che le Suore speciali della Madonna le deve dare e subito perché lei con tutta la sua attività ed anche con tutte le grazie di Dio - a considerar le cose dal tetto in giù - non potrà mai ottenere quello che ottengono le Suore. Una volta fatte le Figlie della Madonna del Divino Amore lei stia tranquillo che la cosa non muore più; anche se facesse una congregazione di preti non otterrebbe mai tanto; perché le Suore sono come le formiche, vanno dappertutto e portano sempre a casa; le opere mie me le mantengono meglio; le Suore e quando mi servono soldi vado o mando dalle mie Suore e me ne danno sempre. Dica un po’ chi è che ha fatto conoscere Maria SS. Ausiliatrice? forse Don Bosco? Ma che? I Salesiani? neppure, sono principalmente le 9000 Suore di Maria SS. Ausiliatrice sparse pel mondo.
Così per quelle della Consolata che lei vorrebbe prendere al Santuario.
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Si parla di altro; poi egli vuole che io vada a riposare, mi dice che ci rivedremo anche dopo, intanto mi aggiunge: Concludendo le dico che sono così sicuro che la Madonna vuole lì le Figlie della Madonna del Divino Amore che mi ci butterei a capo fitto in qualunque lavoro, fin sotto la polvere per ottenerle: ed andrei al Cardinal Vicario e mi ci getterei innanzi in ginocchio a pregarlo a scongiurarlo che faccia lui una tale opera e sia lui il fondatore di queste Suore, non potendo noi, stracci vilissimi, far nulla.(3).
Adesso vada a riposare, perché stanotte deve viaggiare di nuovo e non voglio mica che il rettore della Madonna muoia di fatica!
(3) In questo colloquio mi ha assicurato più volte e categoricamente che il Cardinale acconsentirà di certo: e ha aggiunto che io presenterò a lui queste prime figliuole, perché lui chiederà di vederle, e vorrà conoscerle.
N. B. Quanto è qui scritto è tutto ricopiato dal mio quaderno di appunti al 22/ 9/ 1932.
D. U. T.
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Quesiti a cui, per pace dell’anima mia, e per amore della Madonna del Divino Amore, si chiede una risposta scritta.
N. B. Questi quesiti li ho presentati a Don Orione oggi 22/ 9/ 1932, ore 17.30, a Tortona e le risposte le ho scritte sotto dettatura sua: egli poi in fondo ha aggiunto quelle poche parole che - secondo me - sono il programma e lo spirito della nuova opera.
I) Poiché le cose delle Suore della Consolatrice sono ormai avanti, tornato a Roma, come mi devo regolare?
Risposta: Soprassedere qualche giorno, anche se tutto fosse combinato, perché devo mettere avanti la necessità di conferire col Cardinale Vicario prima di decidere.
2) Se riesco a mandar per aria il piano che le Suore della Consolatrice vengano al Santuario, come devo agire?
Risposta: Chiamare una maestra di mia fiducia e incominciare segretamente e senza nessuna apparenza - (d’accordo col Cardinale Vicario) –
3) Se si decide che le Suore vengano, che combino?
Risposta: Che ne vengano due con le altre mie come probande con questo preciso incarico di formare la vita religiosa nella comunità nascente, senza assorbirle, per un tempo determinato.
4) Devo parlare o scrivere al Cardinale Vicario, e quando? Che dirà il Cardinale? Non mi prenderà per matto?
Risposta: Andare subito, andarlo a cercare se fuori di Roma, come ha fatto qui per venire a Tortona, magari prevenendolo con un espresso per atto di riguardo, senza dire nulla di quello espresso circa l’argomento da trattarsi. quid loquamini in quello che lui può pensare. In fondo si sentirà confortato di sentire dei sacerdoti che si mettono come stracci ai suoi piedi...... che gli daremo dispiacere.
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e Sua Eminenza mi permetta parlarLe in ginocchio come uno straccio ai suoi piedi e come ai piedi della Santa Chiesa romana.
Ingrata è la patente di I° grado - (l’essere matto) di chi nel nome di Dio e per la sua gloria inizia qualche bene, al Cardinale parli come un libro aperto.
5) Chi mi consiglia prendere per maestra?
Risposta: Le metta in un barattolo tutte e tre, ai piedi della Madonna del Divino Amore, dica un Salve Regina, ed estragga.
Se per la prima estratta nascono difficoltà, estragga le altre due.
6) Quali opere pensa che la Madonna voglia al Divino Amore?
Risposta: Questo lasci fare, lo farà essa. Si digitus Dei est hic, vedrà che cosa va a succedere.
[Il periodo seguente è di Don Orione: ]
+
22 / 9/ 1932
Nel nome di Dio e di Maria Santissima –
Pregare, tacere, patire da straccio, adorare, da straccio, da straccio nelle mani e ai piedi della Santa Chiesa di Gesù Cristo.
[D. Terenzi sottolinea che quanto è qui scritto è tutto ricopiato nel suo quaderno di appunti al 22/ 5/ 1932]
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Note aggiunte in Roma, cioè nel Santuario della Madonna del Divino Amore, oggi 26 settembre 1932, agli appunti scritti a Tortona il 22 c. (vedi foglietti I. II. III )
II (1) Curioso l’affare di Milano. Prima lui stesso, Don Orione, fece chiamare lo chauffeur e ordinò di preparare la macchina per andare a Milano; poi, quando gli dissi che era per andare a parlare con la Madre Generale delle Suore di Maria SS. Consolatrice, mi disse che era inutile e non necessario il viaggio, e ordinò che si rimettesse a posto la macchina e volle che seguitassi a parlare con lui. Venuto a Roma, il giorno dopo seppi che fin dal giorno avanti la Madre Generale mi aveva cercato a Roma, perché essa vi era arrivata la mattina del 22: nel pomeriggio del 22 stesso sarei quindi andato inutilmente a Milano.
II 2 Ho obbiettato che non era facile che questa maestra, chiunque io avessi scelto tra le mie penitenti, poteva lasciare scuola, famiglia e posizione: mi ha risposto: - se deve essere sposa di Cristo, bisognerà pure che si sacrifichi e rinunzi a tutto.