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[Articolo, stampato nel Bollettino della Madonna della Guardia, 12 Settembre 1933, pag. 2
Anno VII - n 14 - (D. 7. bis), presenta correzioni di pugno di Don Orione, il testo è della grafia di Don Antonio Grassi - vi sono poi periodi cancellati da Don Orione]
La Festa del ventinove Agosto a Tortona
Vi è ancora amore per la Madonna! –
Questa
affermazione ci è
strappata da
sgorga spontanea dal cuore per
quanto i nostri occhi attoniti hanno veduto in
questi
quei giorni
di festa, massimamente al 29 Agosto, giorno dell’Apparizione della
Madonna della Guardia.
Da
città e paesi, vicini, lontani, singolarmente
e a gruppi,
in treno, in tranvie, in autobus, su autocarri, in squadre su
biciclette, anche a piedi, in
squadre
gruppi salmodiandi,
come
nei bei tempi antichi, si è riversata a Tortona una folla immensa di
pellegrini.
Vi sono bambini dalle vesti variopinte a vivaci colori, intere scolaresche nella loro Divisa, artieri e contadini, uomini di commercio, signore, popolane, vecchiarelle.
S’ammassano nei pressi del Santuario, si urtano, si premono, si sciolgono, si riuniscono in continua vicenda.
E fra questa confusione gridano le loro merci i venditori di gelati, di poponi, di medaglie, di corone, di libretti, di candele.
I
venditori più disgraziati (o più fortunati, come si vuol dire) che
hanno tutta la bottega sul palmo della mano, vi assaltano, vi
inseguono, vi mettono in mano il ricordo o la candela. Qual e là,
come sperduto, qualche fanciullo degli Istituti di Don Orione vi
offre timidamente il
foglio
bollettino od
il libretto
della Madonna della Guardia.
Per quanto si sforzi egli è in istato di inferiorità,
di fronte alla tracotanza degli altri.
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E la folla affluisce e defluisce per le porte del tempio, col movimento incessante dell’onda.
Entriamo.
Quale imponente spettacolo! Migliaia di persone sono là raccolte a pregare. I confessionali sono assiepati.
Mons. Vescovo già da tempo sta distribuendo la Santa Comunione. I pellegrini giungono, hanno agio di confessarsi, si comunicano, si raccolgono pel ringraziamento ed escono.
Altri
sottentrano anch’essi si confessano e si comunicano. E la Santa
Comunione continua. Le pissidi vuote sono man mano sostituite con
altre piene.
E la S. Comunione continua!
Altri sottentrano al loro posto, si confessano e si comunicano, e la Comunione si distribuisce a più altari.
E
la S. Comunione continua.
Le sacre pissidi si vuotano e sono man mano sostituite con altre piene.
E la Santa Comunione continua!
A Mons. Vescovo sottentra un sacerdote, per stancarsi a sua volta. Così è per tutta la mattinata.
Un autore, parlando della folla di un celebre Santuario, dice: è inteso, chi vuol pregare nel raccoglimento stia a casa sua e non venga qui.
Ha ragione: nei grandi assembramenti, sia pur fatti in onore della Madonna, vi è sempre un po’ di confusione e quindi anche distrazione.
Tuttavia
ho visto che qui a Tortona è possibili stare raccolti pur tra la
folla. Ho visto le buone donne del popolo pregare senza distogliere
gli occhi dal
simulacro dalla
statua miracolosa
della Madonna, come se Essa si svelasse a loro. Ho visto un uomo in
ginocchio, lo sguardo fisso all’altare: la sua bambina, sicura,
come nell’intimità della sua casa, gli gio-
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-cherellava
attorno e gli accarezzava la testa. Un altro ne ho visto, pure in
ginocchio, le mani giunte, la testa alta, immobile come una statua:
solo
la
bocca
le labbra si
muovevano nella preghiera. Era come assorto nell’estasi. Per lui
tutto era scomparso, folla e Santuario: vi era solo la Madonna con
cui parlava. L’abito dimesso, i capelli un po’ lunghi e tendenti
ad incanutirsi, la sua figura di asceta me lo facevano paragonare al
Beato Pareto,
che
è ai piedi della Madonna.
Più
bella e commovente è stato
in
stato
questo anno,
la benedizione ai malati.
Già si è fatto molto per organizzarla. I malati non si presentano a casaccio, ma sono prima prenotati, con la loro generalità e malattia e sono distinti da una medaglia appuntata al petto, con nastro verde.
Vi
sono infermi d’ogni sorta.
Alcuni
sembrano sani.
Tra questi vedo un eremita cieco. Vi sono pure
delle
Suore cieche e quella di esse che vede meno di tutte, - perché non
vede affatto -, è la più ilare e canta con più viva gioia.
Ecco, son tutti lì, in fila; aspettano Gesù che passa.
Dall’alto del pulpito in giovane Sacerdote lancia le invocazioni, come frecciate d’implorazione e d’amore: O Signore, fate che io veda! O Signore, fate che io oda!
Il popolo, commosso, ripete il grido supplicante.
E
Gesù passa. Don Orione con
in mano
alza l’ostensorio
e benedice
uno per uno.
Vi sono anche fanciulli: un po’ confusi, con le manine giunte, guardano estatici l’Ostia, da cui attendono la salute.
E
il grido supplicante continua: Gesù,
noi crediamo in voi
Voi!
Il
popolo, riverente e commosso, le
ripete a gran voce.
Non abbiamo visto miracoli, ma le grazie, dello spirito del corpo, non possono mancare.
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Ed ora veniamo a ciò che è più caratteristico in questa festa: la processione.
Lunga, interminabile, si svolge in ampie spire, su per il Castello. I canti e le litanie nelle penombra della sera, hanno vasta eco.
E
la Madonna sale, lentamente sale;
dietro vi è una messa di persone che fanno corteo. Nei
tratti ove Tortona si vede essa si ferma e benedice.
Nei punti donde si vede stendersi il panorama della città, Essa si
ferma e benedice.
In quest’anno vi fu una fermata di più, su la pendice del castello: la Madonna doveva prendere possesso della sua nuova casa: la Villa Caritas! è la casa dell’infanzia abbandonata.
Le
Suore accolgono la Padrona colla maggior festa, e una ventina di
bamboli
bimbi
dai due ai sette anni, alcuni
non ancora del tutto capaci di parlare, si ingegnano di cantare
alla Madonna la
canzoncina, imparata per l’occasione. Sono un po’ intimiditi dal
vedere tanta gente, e sembrano passerotti spaventati.
Riprendono
i canti ed il viaggio
cammino della processione verso la
Torre romana.
A un tratto si accendono i flambeaux. Siamo trasportati nel fantastico. Tutto il castello è una fiamma.
Ecco Padre Pietro, ecco Don Orione sulla torre.
Di lassù parla Padre Pietro. L’altoparlante ci porta chiara e limpida la sua parola, come se fossimo a due passi.
Poi
compare Don Orione con in
mano
tra
mani
il Crocifisso:
domanda al popolo il
giuramento della Fede!
Ad ogni domanda risponde un grido: giuro!
L’animazione è al colmo. Scoppiano applausi, si ripete il grido: Viva Maria!
Una
donna del popolo, commossa ed entusiasta, mi dice: vede
Vede?
hanno
giurato al Fede! Qui peccatori non ce n’è più!
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Scendiamo a Tortona. Fitte ali di popolo ci fiancheggiano. Dalle finestre piovono fiori. Si elevano applausi. Le mamme segnano ai loro bimbi la statua della Madonna, ed essi le mandano baci con le mani.
Ho
la ventura di avere a fianco un Missionario dell’Argentina. E
presso lui è un distinto signore dell’Uruguay, venuto di colà per
presenziare al trionfo di Maria E’
venuto con un signore di colà per rappresentare la Repubblica nel
trionfo di Maria.
Mi ha detto che anch’essi stanno per edificare in America un
Santuario alla Madonna, a
la Virgen de las Flores,
alla Vergine dei Fiori, un nome tutto amore e tutta poesia.
ho
accennato a questo Missionario il grandioso spettacolo di fede che si
stendeva ai nostri occhi, e gli dissi: guardate bene, perché tutto
questo trapianterete in America. Alla luce dell’illuminazione gli
lessi in volto tutta la gioia; ma rispose: bisognerebbe essere Don
Orione!
Ebbi
l’ardire di replicare: se è Don Orione che fa questo, voi non
potrete farlo, Ma ma
se è la Madonna, voi farete altrettanto.
Ma
è la Madonna che fa tutto, - Nevvero Signor Direttore?
nevvero Don Orione?
E’
la Madonna!
E
tutti i Figli della Divina Provvidenza sono qui attorno a Lei non so
per amarLa, ma per imparare a farla amare. La Madonna trionferà a
Tortona, in Italia, in America, dappertutto!
Siamo
in piazza del Duomo. In
Cattedrale non entra che un nucleo della folla
La Madonna entra in cattedrale e una folla…. Bisogna attendere di fuori. Stiamo così pigiati che non siamo più liberi nei nostri movimenti, e dobbiamo muoverci come vuole l’onda. Alcune donne vogliono rincasare perché sono già le ventidue: ci provano, forzano il passaggio: inutilmente! e si rassegnano a restare.
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Come
una visione, appare Monsignor Vescovo col Santissimo a benedirci. Poi
ci parla ancora Padre Pietro colla sua affascinante parola e, dopo di
lui, il Delegato
Canonico Perduca,
Delegato
Vescovile,
legge
pronuncia ad
alta voce il Credo.
L’immensa moltitudine, commossa, a mano alzata come per saluto e
per promessa, ripete parola per parola.
A un certo punto si eleva un canto nuovo. Tutti trattengono il respiro per udire: l’altoparlante lo diffonde bene per tutta la piazza e vie dei dintorni.
Sono
le acclamationes.
E’ un canto semplice, non contenuto entro le misure del tempo, un
canto libero, così come è libero il gorgheggio degli uccelli. Ma è
eseguito in un
modo
mirabile da un coro poderoso di voci. Comincia tenue, come un
sussurro, a poco e poco si fa forte, poi torna ad addolcirsi come per
prendere l’abbrivo ed esplode al gloria con tutta la forza.
Il popolo italiano è musico per natura: i tortonesi ne han sentito profondamente la bellezza, e fragorosi applausi ne coronano la fine.
O
signor Direttore, è lecito esprimere un desiderio? Perché non si
potrà nello stesso modo far eseguire la semplice Messa in canto
Gregoriano da un coro di mille voci? Sarebbe una cosa straordinaria!
E perché ora che avete amplificatore ed altoparlante, non farete un
passo avanti e non farete un collegamento con una stazione
radiotrasmittente per diffonderla all’Italia e al mondo?
Per
il 1934 attendiamo da Don Orione grandi cose.
La
festa volge al fine. La Madonna ritorna la suo Santuario,
soffermandosi alla Parrocchia di san Michele. Don
Orione è felice.
Le
vie sono imbandierate, le case illuminate, anche il Municipio
palazzo del Comune come il palazzo del Vescovo.
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Don Orione è raggiante! La Madonna della Guardia è la sua Madonna; essa è amata, festeggiata, applaudita, invocata. Tutta quella moltitudine ha palpitato per Lei!
Egli non sa più contenersi I debiti che s’accumulano, i creditori che tornano quotidianamente a domandare, le spese che dovrà affrontare in avvenire, i dispiaceri, le contrarietà, le defezioni, tutto ora è dimenticato. Ed ha bisogno di sfogare ancora la piena del suo cuore davanti al Santuario, forzando la sua voce stanca alle ultime parole di saluto alla Madonna, e ai pellegrini.
Anche noi ti salutiamo o Madre! Ave Maria!
Torniamo alla nostra quotidiana fatica ed alla nostra pena. Ma questa sarà la grazia che, intanto, ci hai data: sani o malati, afflitti nel corpo o nello spirito, il dolce ricordo di te ci renderà soave la vita!
Un parroco della Diocesi Tortonese