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Roma, il 7 / II 17
Caro Don Gatti,
Mgr. Riccardi mi ha scritto la lettera che Le unisco, che mi riferisce, come vedrà , alla Sua vertenza con Can.co Guffanti.
Non so quando potrò essere a Tortona, e, siccome suppongo che la cosa esiga una tal quale sollecitudine e soluzione - dato il contegno e la campagna che il C. G. va facendo - ho scritto oggi a D. Sterpi che voglia fare lui quello che farei volentieri io, se fossi costà.
Scriverne di qui al Can. Guffanti, non mi pare prudenza; la mia lettera chissà che giro farebbe, e in quali mani finirebbe; ed egli, domani, potrebbe forse produrla anche come indizio di tentato accomodamento, venutogli dall’altra parte.
Lei faccia vedere a D. Sterpi la lettera del Guffanti, e poi combinate insieme in Domino.
Che
Lei
faccia Lei la proposta al Guffanti, questi capirebbe troppo che essa
viene dal Riccardi: meglio direi che la facesse Don Sterpi.
Poi si vedrà se sia il caso che Lei sia chiamato ad entrare, dato che il Guffanti prenda in considerazione la proposta fattagli da Don Sterpi.
Se egli accettasse, non bisogna dargli tempo di andare a sentire i contrarî del Can.co Riccardi, perché allora, è cosa finita; ma in peggior senso.
Io per altro sono convinto che il Guffanti a questo sarebbe, forse, addivenuto prima, non oggi che è messo su, mi pare, da chi vuole gettar sassi nei piedi del Vicario.
Quindi ritengo che, oggi, il Guffanti non accetterà affatto.
E in questo senso scrivo a Mgr Riccardi, e Lo prego in Domino, che, pure di togliersi da questo purgatorio
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e da quello che il Can.co Guffanti gli prepara in appresso, davanti ai Tribunali, faccia un passo tale da scombussolare tutti i piani di quelli che tentano di avvilirlo, e lo faccia per il Signore e anche per l’ufficio che occupa.
Qualunque sacrificio gli costi, depositi subito in mano dell’Arcivescovo di Genova L. 10.000 in danaro, o in titoli, o anche in cambiali (dato che egli ha roba al sole, ed é solvibile), e chieda o che si faccia causa, o un arbitrato.
Il Can.co Guffanti non può esimersene; forse non accetterà l’arbitrato; ma non può rifiutare il giudizio del legittimo tribunale ecclesiastico.
E con ciò si evita, intanto, che egli vada in Tribunali Civili, dove sarebbe uno scandalo, e non si sa mai a che pericolo uno si espone.
E così Mgr. Riccardi si mette in posizione dignitosa davanti a chi lo va denigrando, - non entro nella più o meno buona fede.
Se Mgr. Riccardi, come mi scrive, ha tanto in mano da poter dimostrare che lo stesso Can.co Guffanti riconosce il pericolo che Mgr. Riccardi corre ancora per tre anni almeno d’essere coinvolto in lite dagli Eredi del Cugino del Canonico, per ciò stesso le L. 10.000 depositate non saranno subito devolute al Guffanti, e saranno restituite al Riccardi per altri 3 anni, almeno, con sentenza di dilazione al versamento; e al Can.co Guffanti la Curia di Tortona, né quella di Genova e tanto meno Roma non concederanno più il permesso che citi avanti ai tribunali Civili il Vicario.
E questi avanti a quel circolo di persone presso le quali il Can.co Guffanti va facendo mala fama allo stesso Mgr. Riccardi, ha la risposta del Tribunale Ecclesiastico del Metropolita.
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Quanto agli interessi, è questione a parte; e Lei, se anche fosse l’arbitro (in caso di arbitrato) scelto dal Can.co Riccardi, credo Lei possa sempre testimoniare in favore del Riccardi stesso.
E siccome non so se nella lettera che oggi spero scrivere a Mgr. Vicario mi verrà di esporre il mio pensiero come mi è venuto nella presente, così La prego di fare pure leggere a Lui subito questa mia; tanto più che temo oggi di non potergli subito scrivere.
Io credo che finirà bene.
E’ una grande tribolazione questa; ma il Signore o le manda o le permette per disingannarci e distaccarsi sempre più da questa vita, e perché caviamo con la Sua grazia frutto dolce di vita eterna dalla radice amara di questa vita.
Tanti saluti nel Signore.
Suo aff.mo in X.sto e Ma ria SS.
Sac. Orione della D. P.