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[Da Copia dattiloscritta m. 3. XI]
Al Dottor Georgi Arbenz
Verdon Vanol Svizzera
Clinica Bellevue, per malattie nervose
Piccola Opera della
Divina Provvidenza
Tortona
Tortona, 15 Febbraio 1938
Gentil.mo Signore,
la pace del Signore sia sempre con noi!
La ringrazio della Sua gradita lettera del 9 febbraio, che si riferisce al mio caro amico Barabino.
Mi spiace di non averLe potuto rispondere subito e anche ora di avere poco tempo a mia disposizione per farlo come desidererei.
La vita che San Francesco d’Assisi ha condotto fu vita umile, pura, amantissima di Dio e delle uomini e veramente evangelica, libera quindi di tutto il formalismo e gravame che l’uomo si è addossato nel cammino dei secoli, ritenendo, erroneamente, di trovare la sua felicità in metodi di vita non semplici e pur troppo non cristiani.
Il Vangelo di Cristo, oltre ad immensi benefici morali e dottrinali, ha voluto dare all’umanità una vita, direi, la più umana e la più semplice, libera da ogni artifizio. A me sembra che se il Barabino si desse alla vita veramente evangelica, senza cadere in esagerazioni né pedanterie, ma servendo a Dio e agli uomini in grande e dolcissimo amore ed elevazione di spirito, questa vita non potrà che giovargli anche fisicamente. Io ho conosciuto altri malati come lui ed ho constatato come, vivendo essi una vita di illibatezza, di serenità d’animo e di discrezione con se stessi, lontani da ogni eccesso che, sotto specie di bene, talora inganna, tutti dediti ad effondere attorno a sé la bontà del Signore in opere umili, ma di alta carità, trovarono, per la grazia di Cristo e il conforto morale che dà il bene quando è vissuto e fa dell’uomo un olocausto per i fratelli
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trovarono, dico, la somma felicità che si può desiderare quaggiù ed anche una relativa salute. Il Barabino ritengo che abbia bisogno per un certo periodo di anni di lasciarsi condurre a mano, quasi fanciullo, poiché egli per anni ancora sarà in una specie di infanzia interiore e spirituale. Il Padre Celeste non chiede a ciascuno che secondo i talenti o doni che Egli ci ha dato: a chi ha dato le ali chiede che voli, a chi ha dato solamente di camminare a terra non chiede altro che cammini a terra. Basterà che alto sia lo spirito e che tutti i figliuoli d’Israele siano santi, come lo è il Signore.
Lei, mio buon fratello, abbia dalla mano di Dio larga ricompensa del bene che ha fatto e vorrà fare al Barabino e voglia, nella sua intelligente bontà, raccomandargli di camminare sotto lo sguardo del Signore in semplicità grande e con quella discrezione, che è un lume del Signore e che egli certamente avrà , se lo chiederà allo Spirito Santo.
Se Giacobbe chiedeva al fratello Esaù di permettergli di misurare i propri passi non con i lunghi passi di Esaù, alto e robusto, ma ai passi brevi dei suoi teneri bambini ed anche dei suoi agnellini, quanto più sarà discreto il Signore con noi, così bambini nel bene e sovente anche infermi moralmente e fisicamente!
Sono molto lieto di aver fatto la conoscenza con la Signoria Vostra e La prego di scusarmi la prolissità della presente.
Quando Ella eleverà il Suo spirito a Dio voglia qualche volta raccomandare a Lui questo povero sacerdote che Le scrive: io pure non lascerò di ricordarLa al Signore.
La grazia del Signore Nostro Gesù Cristo sia con Lei!
Mi abbia nella carità di Cristo dev.mo servo Suo
(Don Orione)