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[Da fotocopia di lettera D. Orione, contenuta nel Fondo Pio X, cartella n 17, pag. 475 e segg.]
(timbro: Arch. Secr. Apostol Vaticanum)
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Messina, il 3 Luglio 1909
Eminenza Rev.ma,
Mi par doveroso dare a Vostra Eminenza Rev.ma qualche conto dell’andamento delle cose di qui, dopo questi giorni dacché sono tornato.
Per quello che riguarda me, confesso che il fatto sinora é poco, molto poco; tuttavia mi sono messo nelle mani di Nostro Signore, e sento vivo desiderio di fare col Suo aiuto tutto quello che Egli e il Santo Padre possono desiderare. - Già non mi pareva bene venire qui, dove ora tutti tengono gli occhi addosso con un senso di diffidenza, e compiere subito qualche atto che mostrasse autorità o prurito di riforma. Di più, per parecchi giorni, rimasi come intontito da un sentimento di tristezza o di sgomento che fosse.
Era il sentirmi affatto impreparato a questo nuovo genere di lavoro? era il demonio che tentava avvilirmi o poca confidenza in Dio? fatto sta che non c’era verso di potermici sottrarre. Ora va meglio. - Ho riaperto la Curia, e mi sono dato a ricercare, riunire, classificare e riordinare per anno i registri di Curia. Sto adesso raccogliendo e dividendo quelli delle varie Parrocchie. Non ho ancora finito, ma un po’ di lavoro con l’aiuto di Dio, si sarebbe fatto. Vedo che non ci saranno tutti i registri, altri sono sparsi; mi hanno detto che una donna nella sua baracca ne tiene uno di battesimi. Così, al riaprirsi delle Parrocchie, ogni parroco avrà i suoi.
Nella parte morale si può dire che non sono ancora entrato: sto guardando, e raccomandandomi al Signore.
Come Vostra Eminenza già saprà , é fuggito di questi giorni il Sacerdote Economo del Seminario e prof.r di musica ai
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Chierici, e condusse seco una ragazza minorenne, orfana del terremoto, che abitava con una zia; sono andati in America.
Lo scandalo fu grande, benché in parte assopito, dal battagliare che fanno per le elezioni politiche. Egli abitava qui al Vescovado, era molto ben voluto da Sua Eccell. Rev.ma e mangiava con noi: di spirito sacerdotale non ce n’era niente. Si rifiutò di dare i conti al Rettore, e disse che li avrebbe dati a Mgr. Arcivescovo. Ho domandato al Segretario Vescovile se diede i conti a Sua Eccellenza, e mi rispose che non lo sapeva. Ho motivo di dubitare che li abbia dati; con Mgr. Arcivescovo non se ne può ora parlare.
Due altre cose di qualche gravità devo comunicare a Vostra Eminenza Rev.ma. - Di una ne parlai a Sua Eminenza il Sig.r. Cardinale De-Lai, la sera prima di lasciare Roma, e riguarda la Cassa Diocesana.
La Cassa Diocesana fu salvata, ed é in Episcopio; é in una camera che fa angolo con due vie, al primo piano; ora essa non mi pare bastantemente al sicuro. In quella camera, è vero, dorme P. Mistretta, ma qualche volta é aperta, e anche dal di fuori è di facile accesso, poi qui in Casa Vescovile, avvennero parecchi furti, anche in camera di P. Mistretta e nell’anticamera stessa di Mgr. Arcivescovo: pare vi siano ladri domestici, e molto abili. Aggiungerò che con i continui terremoti può cadere la casa dall’altro lato della via, che é già danneggiata abbastanza, e quindi anche quella parte di casa vescovile, che ne é pure la parte più danneggiata, potrebbe cadere.
Ma vi é un’altra ragione che mi pare pure grave, per cui stimerei prudente che detta Cassa fosse tolta di qui. È conveniente che una Cassa Diocesana stia in Episcopio, e, per di più, nell’appartamento vescovile? –
Se, per dolorosa avventura, il Vescovo, o per terremoto o
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per morte improvvisa, venisse a mancare, essa cadrebbe o nelle mani dei parenti o in quelle del Regio Subeconomo, che verrebbe tosto a porre i suggelli. - Chi si arrischierebbe di asportare dal palazzo dei valori, quando fosse morto il Vescovo, massime nelle attuali circostanze in cui qui ci troviamo, - che tutti sanno che in Episcopio c’è il tesoro della Cattedrale?
Sua Eminenza il Card. De Lai mi lasciò di dire a Sua Eccell. Mgr. Arcivescovo che Egli, il Sig.r Card. De Lai, mi domandò notizie della Cassa Diocesana; io infatti ne parlai, ed ebbi l’assicurazione che tutto è salvo, tranne una cartella un po’ sciupata. Quanto al metterla al sicuro altrove ho capito che il Segr. Mons. Mongraviti mette della diffidenza, o forse io ho capito male. Come Vostra Eminenza sa, qui abbiamo avuto un recente terribile terremoto, che guai se fosse durato qualche secondo di più. Ora, crederebbe Vostra Eminenza Rev.ma, dati questi terremoti che non mostrano di finire, di invitare Mgr. Arcivescovo ad inviare a Roma la Cassa Diocesana? Qui, proprio in coscienza, non mi pare al sicuro.
E passo ad altro. Il Can. Callì, Arciprete della Cattedrale e Commissario per la custodia del tesoro della Madonna della Lettera [tesoro che trovasi in una sala del Vescovado], mi assicurava che da qualche tempo mancano quattro angeli di oro massiccio che erano alla base di un ricco ostensorio: mancano perle di rilevante valore e un damasco. Anche Mgr. Mangraviti mi assicurò che non c’è più tutto ciò che si poté salvare del tesoro: P. Mistretta pure mi disse che certe gemme del celebre manto della Madonna non ci sarebbero più.
Ne parlai a Mgr. Arcivescovo che ne rimase impressionato assai; la cosa finora è secreta; e spero resterà tale; ma, mentre Vostra Eminenza prenderà per la Cassa Diocesana quei provvedimenti che stimerà meglio, se crede, domandi conto del tesoro,
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per poi dare quelle disposizioni che nella Sua saggezza troverà opportune. Qui c’è tanta roba che si può fare scomparire con un nulla, tanto più che vi sono dei pregiudicati tra la gente di fiducia di palazzo, e quelle stanze sono di frequente aperte, e non mi pajono sufficientemente custodite.
Non vorrei mancare di carità , ma devo dire che di certi Chierici Mgr. Arcivescovo, per la Sua grande bontà , troppo si fida; essi vanno e vengono, e conoscono troppe cose, per essere chierici, che domani magari se n’andranno.
Nella festa dei Beati Apostoli Pietro e Paolo voleva scrivere al S. Padre una lettera di amore filiale e di attaccamento alla S. Sede, poi non ci fu tempo.
Si degni Vostra Eminenza Rev.ma umigliarGli i miei sentimenti, e dirgli che metto me e i figli della Divina Provvidenza ai Suoi Piedi come un bambino, con tutta la mia mente; con tutto il mio cuore con tutta la mia povera vita.
In questi giorni lavoro nell’interno, domandando alla Madonna SS. e ai Beati Apostoli di rendermi perfetto nella devozione e ubbidienza a Mgr. Arcivescovo, conservando la più stretta dipendenza e cercando soddisfare a tutti i desiderî Suoi.
Mi sono messo a rivedere un po’ di teologia e di diritto in qualche ora del mattino e della sera, e ad imparare dalla vita di qualche Santo che mi possa di più ajutare. Sento la mia nullità e la mia grande ignoranza, e temo che ce ne vada il bene delle anime.
Cerco di rendermi un poco alla volta siciliano, in tutte le cose dove non ci sia peccato; ogni popolo ha i suoi costumi, e sono buoni agli occhi suoi, dove non c’è peccato, vedo che non giova contraddire.
Mi sono messo nelle mani della Madonna, ma molte volte, guardandomi, non farei che piangere.
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Dica al Santo Padre che mi voglia benedire di una benedizione apostolica grande, affinché la luce beatissima dello Spirito Santo lavi in me ciò é sordido, irrighi ciò che é arido, risani ciò che in me è ferito, e guidi la luce del Signore con molta carità e prudenza tutti i miei passi.
Così si degni Vostra Eminenza Rev.ma pregare per me.
Le domando perdono di averLa trattenuta tanto.
Le bacio con profonda devozione la Sacra Porpora, ed ho l’onore di confermarmi di Vostra Eminenza Rev.ma
dev.mo ed ossequientissimo Servitore in G. C. Crocifisso
Sac. Orione Luigi