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[Da Copia dattiloscritta vedere anche in Lettere vol. 70 pag. 343 e segg.]

Fondo Archivio della Segreteria di Stato



Piccola Opera

della Divina Provvidenza

Tortona


Anime e Anime!

21 / 5 – 930


Caro mio fratello in Gesù,


La grazia del Signore sia sempre con noi!

Ricevo la vostra di jeri, - sono giunto a casa appunto jeri, pieno di stanchezza e di fastidi, ma di tutto sia benedetto Iddio!

State tranquillo che vengo, - dovrò giungere all’ultimo momento, ma vengo.

Però, quanto dolore provo nel vedere che voi non volete perdonare al fratello, che pure Vi ha rilasciato una dichiarazione, stesa o, almeno, approvata e già accettata da Voi!

A me pare che in questa causa Voi non siate cristiano; Gesù dice di perdonare, e di fare anzi del bene a chi ci fa del male.

Caro Emanuele, perché dunque non volete perdonare? Perché mai non rimettete, nel nome di Gesù, la querela, e non componete in pace codesta causa?

Io, indegnissimo servo di Gesù Cristo, vengo, nell’amore Suo e pel bene vostro, vengo ancora a pregarvene, e Ve ne supplico con cuore ardente di sincera amicizia e da umile Sacerdote.

Oh quanto desidero vedervi agire da cristiano verace e da vero francescano.

Deh, caro Emanuele, non date luogo al diavolo né a chi vi attizza, ma al povero prete, il quale ha sempre pregato per Voi, e che solo vuole il vostro bene.


















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Datemi ascolto, caro Emanuele, - io spero in Dio di fare ancora a tempo, - datemi ascolto!

Perché volete dubitare di me, che non v’ho desiderato che del bene?

Che se Voi andate contro un fratello (Aluffi) per arrivare a certe personalità della Chiesa, come ripetute volte avete detto. Vi ripeto che Voi siete ben lontano dallo spirito che deve animare un figlio della Santa Chiesa, e fate un gravissimo male.

E il nostro San Francesco, di cui Vi dite seguace, certo non avrebbe agito cosi. La base della sua predicazione, come di tutta la sua vita religiosa, era la sottomissione assoluta e incondizionata alla Chiesa Romana: la necessità di chiudere gli occhi sulle mancanze, proprie degli individui e che non ledono punto l’essenza dell’istituzione; e, per conseguenza immediata di questa Sottomissione, un profondo rispetto verso le Autorità della Chiesa e gli ecclesiastici, guardando alla loro missione sacra e non ai metodi, che potessero alcuna volta - sembrare o essere sbagliati, né alle deficienze o alle qualità delle persone.

Mio caro Emanuele, fu evidentemente ripensando a questa missione, e ad altre simili, che San Francesco, nel suo testamento scrisse quelle mirabili parole: “Il Signore mi diede e mi dà tuttora tanta fede nei Sacerdoti, che se anche Mi perseguitassero, io, per cagion del loro carattere, vorrei tuttavia ricorrere ad essi”. E aggiungeva:

Essi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come miei Signori. Non voglio in essi considerare alcun peccato, perché veggo in loro il Figliuol di Dio, e sono miei signori”.

Ora tu, o fratello, perché tanto insisti e meni scandalo in chi ti avvicina, inveendo, come talora fai, contro Sacerdoti e Prelati o tanto e così incessantemente e da anni trascendi, lontano dal vero spirito di Gesù Cristo e di San Francesco?























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Perché, se mai fossero vere le cose che dici con tanta passione e violenza, - perché, dico, non sai distinguere le cose dalle persone?

Ma non pensi al danno che fai alle anime? Quante volte te l’ho detto!

E perché vuoi tanto addolorare la Santa Chiesa e il cuore del nostro Santo Padre?

Ma non sai la maledizione che cade sempre su chi affligge la propria Madre?

E la Chiesa non é la Madre della tua Fede e della tua anima?

E poi é veramente indegno che, mentre tu vuoi dare in pasto al pubblico le miserie (se mai vere) di tuoi fratelli, e rappresentare come peccatori preti e prelati, tu sei, o figlio mio, tanto lontano dalla vera vita cristiana!

E non ti dico di più: entra in te, e vedi la miseria che sei, e poi oserai lanciare la pietra contro i tuoi fratelli?

Caro Emanuele, non ti scrivo così per confonderti, oh no! ma come figlio carissimo voglio ancora un’ultima volta richiamarti allo spirito vero di Gesù Cristo e del Padre San Francesco.

Emanuele, fratello in Gesù Crocifisso, le lagrime dei tuoi peccati non sono vere ne il tuo cuore appartiene a Dio ne tu alla Chiesa, se vai avanti in codesto processo. Potrai ingannare gli uomini, ma bada che non si inganna lo Spirito Santo:non ti ripeto altra gravissima parola, che già ti ho detto altra volta.

Ti supplico nel Signore prega, umiliati, purifica la tua disonestissima vita, pensa seriamente a te, o dolcissimo mio fratello: mena sul serio una vita di penitenza, una vita cristiana, e attaccati alla creazione e alla Santa Madonna.

Questo ti dico nel Signore Nostro Crocifisso, nel nome Suo, io, vilissima creatura, ma amico sincero, ma padre della tua anima.
























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Ti chiedo umilissimamente perdono di avere usata qualche parola che potrebbe offenderti, se tu non mi conoscessi: so e prego Gesù che tu non te l’abbia a male. Sappi, figlio mio, che io conosco, per divina misericordia, la tua condotta, non per ciò che so da te, ma per divina misericordia da Gesù, e so di fare la volontà Sua scrivendoti.

Ascoltami, caro Emanuele! E la santissima benedizione di Dio sarà sopra di te. - E così la Santa Madonna ti benedica!

Tuo umile servo e fratello in Gesù Crocifisso. Tuo aff.mo


Sac. Luigi Orione

della Divina Provvidenza


P. S. Io ti scrivo così, figlio mio, come una Madre. Abbraccio santamente la tua anima in osculo Christi - Ascoltami!