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[Da Copia dattiloscritta A Mgr. Pecchi - Lettera 1]

(Fondo Sacra Congregazione Concistoriale Questione Messina)



Messina, 6 Luglio 1911


Eminenza Rev.ma,


Ho ricevuto la lettera riservata, e sono rimasto tanto commosso e confuso per la fiducia e bontà grande del S. Padre.

Ho quasi finito di rispondere, ma siccome dovrò tardare di qualche giorno, poiché credo conveniente poter unire alla risposta un documento, così sento il bisogno intanto di inviare la presente. I miei difetti e peccati, Eminenza Rev.ma, purtroppo sono molti e grandi; ma confido nella Madonna SS. e nel Signore, e non mi voglio avvilire, ma umiliare e fare penitenza, e avere sempre confidenza.

Sono veramente addolorato di tutto ciò che può avere addolorato il cuore di questo santo Arcivescovo, sia o non sia vero. La lettera di Lui, certo, sarebbe grave; perché lo spirito, dal quale essa traspare scritta, risente, mi pare, un po’ del partito, e neanche mi pare tutta cosa fatta in Domino. - Creda, Vostra Eminenza, io mi sento assai addolorato e mortificato di dover far notare questo, e più di trovarmi oggi nella necessità di dimostrare che quanto ripetutamente si asserisce in quella lettera, che cioè Mgr. Arcivescovo avrebbe prima negato il matrimonio in casa, non e affatto secondo verità: poiché, come proverò, l’Avvocato Donati non aveva mai domandato ciò all’Arcivescovo. L’Avvocato ne parlò a me, e sapeva da me che non si suole più concedere di sposarsi in casa. Tuttavia io vidi che vi erano tali motivi (e li esporrò) che simile grazia si poteva ben domandare al Santo Padre, e avrebbe fatto del bene.- Trovandomi a Roma, di passaggio per Tortona, nella udienza ne dissi una parola a Sua Santità, esponendo qualcuno di quei motivi, e subito il S. Padre accordò la grazia, e la benedizione Apostolica agli sposi. Allora comunicai con telegramma



















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il favore a Sua Eccellenza, lontano le mille miglia dal dubitare che se ne sarebbe offeso, poiché io sapeva bene che Egli non aveva negato nulla in proposito.

Ed anche pel rimanente della lettera le cose pare siano un po’ diverse.

Con l’aiuto di Dio spero poter rispondere a tutto con soddisfazione, e questo non dico per me, ma a conforto del S. Padre, e per la grazia di Dio che mi ha assistito. Ciò che esporrò, è ciò di cui sono sicuro, e, in via ordinaria è sempre un po’ meno di quanto potrei dire, e provare.

Del resto quella lettera dell’Arcivescovo sarà da me sempre benedetta, poiché ha fatto del bene alla mia anima; né, per nulla ha diminuito in me l’amore filiale e la venerazione grande che sento per Sua Eccellenza. Io l’ho messa un momento ai piedi del Crocifisso, poi mi sono messo anch’io, e tutto è passato in Domino; e in questi giorni ho cercato di crescere in me l’amore e la preghiera per Lui.

Egli dopo il furto e i sopralluoghi della giustizia in Arcivescovado, e gli interrogatori del Giudice Istruttore, si trova molto depresso, tanto che dal 24 giugno é in villeggiatura per rimettersi, e penso che alcuni se ne siano valsi per spingerlo a scrivere quella lettera, tanto più che io veniva da Roma, e avrebbe così demoliti quanto avessi potuto riferire sul conto di essi.

Eminenza Rev.ma, si degni pregare per me; io sono un ben miserabile peccatore, ma voglio salvarmi l’anima, e amare e servire con tutto me stesso Nostro Signore e la Sua S. Chiesa; ma sento che, per salvarmi e fare un po’ di bene secondo il Signore, non devo asservirmi ai piccoli partiti di questa Città. - Io però ho bisogno che il Signore e il Suo Vicario in terra mi tengano bene e sempre le Loro Sante Mani sulla testa.

Le bacio con profonda venerazione la S. Porpora, e Le sono in Gesù Cristo e Maria SS. Obbligatissimo e Osseq.mo servo


Sac. Luigi Orione

della Piccola Opera della Divina Provvidenza