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[Da Copia dattiloscritta Lettera 2.a]
(Fondo Sacra Congregazione Concistoriale Questione Messina)
Messina, 8 Luglio 1911
Eminenza Rev.ma,
In ossequio al venerato desiderio del S. Padre, rispondo alla lettera che Sua Eccell. Rev.ma Mgr. Arcivescovo ha inviato all’Eminentissimo Cardinal De Lai, in data 26 giugno 1911, che la somma bontà del S. Padre dispose mi venisse trasmessa, come prova della Sua augusta fiducia, a mio filiale conforto e dolce confusione. E poiché tale lettera tratta di due fatti diversi, così in due parti divido la risposta:
Il Matrimonio Donati e
Il Caso Fulci.
Mi rincresce di dover essere un po’ lungo, ma, a rendermi meno pesante, mentre Vostra Eminenza si degnerà leggere e sottoporre al Santo Padre la presente prima parte, ricopierò e manderò l’altra, che si riferisce al caso Fulci.
Il Matrimonio Donati
Unicamente perché la S. Sede conosca la verità , sono obbligato a dichiarare, per quanto a malincuore, che non é vero ciò che Monsignor. Arcivescovo asserisce nella sua lettera sovra accennata, che cioè egli avesse negato al Sigr. Avv.to Donati il permesso di sposarsi in casa, poiché l’Avv. Donati aveva domandato a Mgr. Arcivescovo simile permesso, né mai lo aveva fatto richiedere da terze persone. A conferma unisco anche esplicita dichiarazione dello stesso Avvocato, che gli ho domandato in modo segreto; egli pero é pronto a rilasciare qualunque altra simile dichiarazione giurata occorresse, benché ignori a Chi essa è destinata. Questo avvocato è persona onesta, seria e di coscienza, e non direbbe una cosa per un’altra; non é cattolico militante, ma é un buon cristiano di parte moderata.
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Io sapeva che egli non aveva richiesto simile permesso: se avessi conosciuto il contrario, o anche solo avessi dubitato, per delicato riguardo a Sua Eccellenza Rev.ma non l’avrei mai domandato al S. Padre; - né ho mai neanche dubitato che Sua Eccellenza potesse dopo offendersi della grazia ottenuta, non di qui, ma in occasione di una mia udienza.
La lettera di Sua Eccellenza asserisce quindi ripetutamente cosa non vera, per poi concludere: “ecco il diportamento del Vicario. per fare sfoggio di sé. offendere il decoro dell’Arcivescovo, e gli crea grattacapi.” - Ma, per grazia di Dio, tutto cade quando non é secondo verità ciò che si è permesso, come esporrò dopo.
Però é assai doloroso che taluni si abusino sino a questo punto dello stato dell’Arcivescovo, e della cieca fiducia che ha in essi, e gli facciano credere e dire ciò che non è, per ottenere di sbarazzarsi del Vicario, - certo mai più supponendo che, per disposizione di Dio, che sempre veglia misericordiosamente sovra di me, tale lettera così grave, mi sarebbe stata comunicata dalla bontà del Santo Padre e che con un soffio tutta la macchina montata sarebbe caduta. - Però veda la S. Sede in quali mani si trova questo santo Uomo, e a che punto lo si spinge: sino cioè a deporre di un fatto che non esiste.
Ora questo l’hanno fatto contro di me, e si capisce che, dopo i furto, sentano il bisogno di liberarsene, e di una piccola rivincita, avendo io, a suo tempo, parlato forte, perché il tesoro non era custodito, e veniva manomesso. - Ciò che mi hanno fatto, e che mi potranno fare, con la divina grazia l’ho già loro perdonato; ma, domani, di altri, potrebbe capitare peggio.
Quando fare sfoggio di me, io sì, purtroppo, sono molto superbo e pieno di amor proprio: è da tanti anni che picchio e picchio, ma ho bisogno che si preghi da tutti per me.
Nel fatto specifico: ecco la verità. Avuto l’udienza, agli ultimi dello scorso ottobre, andai a Tortona e alle altre case,
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dove non era più stato da otto mesi circa, e stetti assente da Messina più di venti giorni. L’Avv.to Donati si sposò quasi subito dopo quella mia Udienza, in un paesello di circa due mila abitanti, abbastanza lontano dalla città. Tornato non ricordo affatto di avere parlato ad alcuno del permesso ottenutogli, - solo, incontrandomi al Patronato collo stesso, egli mi venne incontro, mi salutò e mi ringraziò; ricordo che io non osava parlarne pel primo per quel senso di delicatezza, e che soltanto gli risposi: è il Santo Padre, sia grato a Lui.
Dopo, mi vidi giungere a casa una scatola di coriandoli coi biglietti da visita degli sposi, e non se ne parlò più. Né so che altri ne abbia parlato, né mi risultò mai la notizia che tale grazia Pontificia abbia fatto cattiva impressione. Mgr. Arcivescovo non me ne disse mai nulla, né io ho mai sospettato che Egli avesse ciò ritenuto una diminuzione della Sua Autorità; - mi ora parsa cosa tanto naturale, che neanche ci feci caso.
- Questa Eminenza Rev.ma, è la verità.
Perché domandai la grazia?
I motivi pei quali mi parve conveniente domandare detto favore sono i seguenti:
L’Avv.to Donati era, prima del terremoto, ed è tuttora, presidente di un Istituto di Orfanelle. L’Istituto prima del disastro, era caduto in mano dei massoni i quali lo laicizzarono. Nominato presidente l’Avvocato sostenne una buona battaglia, riformò quasi ab integro il governo interno dell’Istituto, vi richiamò le Suore, ridiede all’Opera Pia la sua finalità a base di religione e di lavoro. Questo Istituto non poté ancora, dopo il terremoto, risorgere come prima, il che però avverrà fra non molto; ma le orfanelle furono tutte riprese, e affidate a Suore. Né questo Signore é un vecchio, ma é un giovane Avvocato che sa bene il fatto suo, e tenuto in istima: spesso fa da Pretore. Quando esisteva l’Amministrazione regolare era anche Consigliere al Comune, e vi sosteneva il Sindaco d’Arrigo, fratello d’Arcivescovo. - Dopo il terremoto
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lavorò a salvare il patrimonio delle sue orfanelle, e vi riuscì; fu membro del primo Comitato di soccorso, che di istituì in Arcivescovado: é membro del Patronato Regina Elena, e, in qualche modo, ve lo feci mettere io, conoscendolo un buon elemento.
Vostra Eminenza Rev.ma sa che, per il bene degli orfani, ho accettato di essere qui Delegato del Patronato Regina Elena, e ciò con la piena approvazione del S. Padre; rimasi in questa carica per parecchio tempo, fin che si costituì un proprio Comitato di cittadini Messinesi, ed ora di questo Comitato non sono che Vice-Presidente, - posizione che non mi compromette, e che mi dà modo di controllare tutto e di fare un po’ di bene. Ma molte volte io, Sacerdote, non trovava, e non trovo conveniente fare io certe proposte poiché, tanto qui che a Roma, ho da fare con dei massoni, o con gente che poco sente di religione, ed ho bisogno di uno che le faccia, o chi le appoggi, - e l’Avv. Donati mi ha reso questi segnalati servigi.
Di leggi io non ne so, ma egli mi aiutò a salvare il patrimonio di tanti orfanelli, che erano dilapidati dai loro stessi parenti. E si sono salvati mica solo delle piccolezze, ma dei patrimoni cospicui, dei milioni; e, se la Contessa Spalletti si mostra deferente é perché essa sa bene quale lavoro, con la divina grazia, si é fatto qui. L’Onorevole Chimirri che é persona onesta, e Presidente di vigilanza dei patrimoni riscattati, o potuti in partenza salvare, per centinaia di orfanelli, potrebbe sempre informare con dati esatti. Ora, che avrei potuto io, povero Sacerdote, ed in quanti pasticci mi sarei mai trovato, se, dopo un aiuto speciale di Dio, non avessi avuto ai fianchi, specialmente nel caos di questi primi mesi, un uomo di legge sicuro, onesto (e in questi paesi, e in questi primi momenti non era la cosa più facile), gratuitamente mi consigliava, e certe volte guidava a non lasciarmi compiere atti che potevano, anche fatti con buona intenzione, portarmi a dei gravi dispiaceri personali? – E’ vero che non avevo solo l’Avvocato Donati, ma questi fu dei primi e sempre pronto per gli orfani, e specialmente per le orfanelle.
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È umiliante dover parlare quasi di sé, mentre, se un po’ di bene ci fu, é la Madonna che ha fatto tutto, ma affinché Vostra Eminenza possa formarsi un concetto esatto, aggiungerò qualche cosa che si riferisce alla parte morale.
Quando vedeva orfani cui non poteva fare quel bene che, come Sacerdote, doveva volete, e non riusciva ad ottenere dal Patronato che fossero tolti da Istituti laici o evangelici, sparsi un po’ per tutta Italia, dove la Spalletti e Sonnino e compagni li avevano collocati, allora, piano piano, e aiutandomi il Signore, faceva ricercare i parenti superstiti, o persone sicure, e, per mezzo di questo Avvocato Donati, faceva costituire agli Orfani il Consiglio di famiglia. Il Patronato, in linea generale, fu sempre contrario alla costituzione dei consigli di tutela. Costituiti questi gli orfani sono sottratti dalla tutela del Patronato, essi vengono ad avere una personalità giuridica, e al Patronato non restano che le funzioni di alta vigilanza; ma non può più disporre degli orfani. Così gli orfani potevano essere tolti da luoghi di ricovero pericolosi per la loro anima; e quanti orfanelli, con l’aiuto della Madonna e dell’Avvocato Donati, si sono salvati così!
Potrei dire di un altro insigne servigio che l’Avvocato Donati mi ha reso, col mettere a freno un giovane borghese modernista, scrittore delle “Battaglie d’oggi” di Napoli. Questi è stato mandato qui, in un Istituto di cui 1’Avv. Donati è membro di vigilanza, dalla Contessa Spalletti, dietro proposta di Padre Genocchi; ma penso di essere già stato troppo lungo e che potrà bastare quanto sopra ho detto.
Tuttavia ho accennato anche a questo perché si veda che detto Avv. é di idee sane, e che la grazia sarebbe stata, ed é ben data. Questo dico per quanto pare a me.
E a tale persona, così benemerita, non doveva io mostrare una qualche testimonianza di gratitudine? - Confesso coram Domino che non ho mai dubitato di avere fatto male col dire al S. Padre: Date a lui questa consolazione, e, beneditelo nel giorno delle sue nozze!
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Però se la S. Sede crederà che io abbia mancato, e, anche non dicendomi questo, credesse dare una soddisfazione a Monsignor Arcivescovo, e imporre una qualche penitenza privata o pubblica, Eminenza Rev.ma, io non sarò mai stato tanto felice quanto di esercitare così il mio amore di figliuolo verso la S. Chiesa, mia dolcissima Madre e verso questo mio venerato Arcivescovo, poiché, per divina grazia, questo é il mio sospiro: vivere e morire di amore per la S. Chiesa. Avrei caro che il S. Padre fosse persuaso di avere in me un piccolo fuscelletto di cui Egli può disporre come vuole, può metterlo dove vuole, romperlo, piegarlo, farne in Domino tutto ciò che vuole. Nostro Signore mi ha dato grazia di nascere nella Sua S. Chiesa: di avere potuto mettermi ai piedi del Suo Vicario, ciò neanche a tanti santi fu dato: io sono l’ultimo dei Suoi figliuoli: non ho altro desiderio che di lavorare e di morirGli di fedeltà e di amore ai piedi. - E, questo, dico, non Viene da me miserabile peccatore, ma dalla grazia di Dio e per la Sua misericordia che tutto mi ricopre. - Mi metto ai piedi del S. Padre e di Vostra Eminenza: si degnino pregare per me e per i miei figliuoli nel Signore, - e dopo che avrò mandato il resto, mi ottenga, se crederà , l’Apostolica benedizione.
Di Vostra Eminenza Rev.ma Umil.mo Osseq.mo servo
Sac. Luigi Orione
della Divina Provvidenza