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[Da Copia dattiloscritta]

(Fondo Sacra Congregazione del Concilio, Questione San Michele)

4557 / 34 alleg. 1 al f. 4


Roma, 8 Giugno 1934

Festa del Sacro Cuore


Beatissimo Padre,


Il Superiore della Congregazione detta la piccola Opera della Divina Provvidenza, umilmente prostrato ai piedi di Vostra Santità, chiede con riverenza che la Santità Vostra si degni definire autorevolmente una questione riguardante l’interpretazione ed applicazione del Rescritto, concesso dalla s. m. Di Pio X, il giorno 4 luglio 1906, nei seguenti termini:

Tortona, li 24 Giugno 1906


Beatissimo Padre,


Il Vescovo di Tortona, genuflesso ai Piedi della Santità Vostra, umilmente espone come con grande vantaggio spirituale di questa Diocesi, ed anche di altre, trovasi eretta canonicamente in questa Città la pia Congregazione “l’Opera della Divina Provvidenza”, il cui scopo “eo spectat ut, universis misericordiae operibus, populum christianum dulcissimo quodam et arctissimo totius mentis et cordis vinculo Sedi Apostolicae coniungat, in qua Beatus Petrus, ajente Crisologo, vivit et praesidet, praestat quaerentibus fidei veritatem”. (Ep. ad Eutych, n. 2).

Desiderando il Vescovo supplicante di dare consistenza sempre maggiore a detta Pia Opera, domanderebbe alla Santità Vostra le seguenti grazie:

1. di poter alienare alla Pia Opera stessa una Casa di proprietà sua fiduciaria, già

assegnata alla Congregazione degli Oblati del S. Cuore di Gesù, per abitazione dei membri della Opera della Divina Provvidenza;

















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2. di poter impiegare la somma della Casa allienanda in lire venticinquemila, ad

esonerazione di pesi gravanti sul Seminario di Stazzano;

3. di unire e cedere alla stessa Opera della Divina Provvidenza il Beneficio Parrocchiale della relativa Chiesa sotto il titolo di San Michele Arcangelo, esistente in Tortona, aderente alla Casa di cui trattasi, e che si trovava pur essa già aggregata alla Congregazione degli Oblati del Sacro Cuore (come da Rescritto della Sacra Congregazione del Concilio, in data 18 febbraio 1893, n 7I0 / 37); e ciò non appena la Parrocchia suddetta venisse vacante o per morte o per rinuncia dell’attuale investito; - riservando all’Ordinario la nomina, sopra presentazione del Superiore dell’Opera della Divina Provvidenza, di uno dei membri della stessa all’ufficio di Parroco e la rimozione del medesimo ad mutum Episcopi.

Il Vescovo supplicante ringrazia umilmente la Santità Vostra di tanta benignità, e bacia con reverente devozione il Sacro Piede, e invoca sopra si sé e sulla Diocesi, alle sue cure affidata l’Apostolica Benedizione

Della santità Vostra

Dev.mo ed umilissimo figlio


 (f.to Igino Vescovo)




Justa preces arbitrio et conscientia venerabilis fratris nostri Episcopi Derthonensis.

Ex Aedibus Vaticanis in Nobas Quintilis An. 1905


 (F.to Pius P. P. X)



Visto concorda con l’originale

Tortona, 2 / 1 / 914.


 (f.to Hyginus Episcopus)


 (L. S.)














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Il Vescovo del tempo ha dato subito esecuzione al Rescritto, cedendo alla Congregazione della Divina Provvidenza la Casa, concessa nel Rescritto Pontificio, ricevendo la somma di lire 25.000, stabilite nello stesso Rescritto.

L’ultima parte del Rescritto non poté avere l’immediata esecuzione definitiva, per la semplice e chiara ragione, che la Parrocchia non era vacante, trovandosi investito il beneficio parrocchiale del rispettivo titolare.

I Figli della Divina Provvidenza, che dimorarono come tuttora dimorano nella Casa adiacente alla Chiesa, fecero quasi tutto il servizio parrocchiale, senza alcuna ragione d’interesse, ed il Parroco lasciò ad essi l’uso della Chiesa per tutto quello che era conveniente alla Comunità.

Così durarono le cose fino al 2 Maggio u. s. quando e avvenuta la morte del vecchio Parroco.

È stata allora rivolta domanda, per iscritto, a Sua Eccellenza Monsignor Vescovo di Tortona perché si degnasse dare piena e definitiva esecuzione al Rescritto Pontificio circa la Parrocchia di San Michele. Sua Eccellenza Rev.ma ha risposto, verbalmente, che non intende dare tale esecuzione, poiché Egli non si ritiene obbligato ma libero di dare ad altri detta Parrocchia.

Ecco i motivi che adduce:

1. Sostiene che il Rescritto non costituisce un tutto unico inscindibile.

2. Bisognava che il Vescovo di allora avesse subito fatto un decreto. Non

avendolo fatto, significa che il Rescritto è scindibile, e che Quegli voleva solo vendere la Casa per il bisogno che aveva di danaro, ma non aveva volontà di unire e cedere la Parrocchia di San Michele.

3. Il Rescritto é dato arbitrio et conscientia Episcopi Derthonensis.



Ma, in senso contrario, si fanno rispettosamente rilevare le seguenti ragioni:




















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a) - Il Provvedimento del 1905 costituisce un tutto unico inscindibile perché la

grazia che era stata implorata, comprendeva tre punti inscindibilmente connessi e legati tra loro per dare alla Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza quella consistenza sempre maggiore che il Vescovo stesso supplicante desiderava; e, in tanto la Congregazione aveva acquistato lo stabile e versato la somma di lire 25.000, in quanto potesse anche ottenere il Beneficio Parrocchiale della Chiesa di San Michele.

b) - Anzi la Chiesa e la Parrocchia, nella mente del Vescovo, veniva già

considerata come formante un tutto unico con la Casa, e come si trovasse pur essa unita alla Casa, essendo stata già aggregata in virtù di un Rescritto della Sacra Congregazione del Concilio, all’altra Congregazione degli Oblati del Sacro Cuore, che aveva tenuto la Casa; e certamente il Vescovo intendeva di far passare all’Opera della Divina Provvidenza la Casa in quelle stesse condizioni e con tutti i vantaggi che avevano goduto gli Oblati del Sacro Cuore. Parimente queste erano le intenzioni dei nuovi acquirenti, i quali accettarono di acquistare la Casa solo quando fu loro assicurato che sarebbe venuta anche la Parrocchia, altrimenti, e lo dissero, non avrebbero trovato alcuna convenienza a trasportare la Casa Madre della Congregazione in uno stabile sacrificato, senza Chiesa e senza possibilità di espansione.

c) - Il Rescritto ebbe subito esecuzione, se pur non scritta, certamente verbale, anzi piuttosto reale per tutte quelle parti che richiedevano dilazioni, essendo stata la Casa consegnata con tutti i diritti, favori, vantaggi ad essa inerenti in forza dello stesso Rescritto.

Ora, tra questi diritti, ecc. é da annoverarsi anche la Parrocchia, come entità ecclesiastica, la quale era stata già unita alla Casa con il Rescritto della S. Congregazione del Concilio, del 18 febbraio, 1893, n 710 / 37, unione che veniva confermata e di nuovo concessa dal Rescritto del S. Padre Pio X, e che poteva























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avere subito la sua esecuzione, come di fatto la ebbe subito, quantunque subordinata alla vacanza della Parrocchia.

Quello che doveva restare in sospeso, fino alla prima vacanza, era la nomina del nuovo Parroco, perché qualunque unione dei benefici deve farsi sine prejudicio beneficia obtinentium, però, servata questa condizione, può avere l’effetto l’unione del beneficio in se stesso, anche quando lo stato del beneficio non sia in vacanza.

E in questo senso si debbono intendere, a debole avviso dello scrivente, le parole del Rescritto di Pio X.

d) - Secondo il defunto Vescovo, che implorò la grazia, altro era la Parrocchia e altro il Parroco: per Lui non restava più altro che la nomina del Parroco, da eseguirsi quando fosse intervenuta la vacanza; non c’era un Decreto da fare: Egli consegnò copia conforme del Rescritto, e ciò Gli parve sufficiente e documento equipollente.

e) - In via di fatto, i Figli della Divina Provvidenza avevano già preso un certo possesso della Chiesa e della Cura delle anime; perché, lasciando al Parroco il titolo, il Beneficio Parrocchiale e quanto menava a danaro, facevano essi quasi tutto il resto, e usavano liberamente la chiesa come cosa propria. - Pure oggi Economo Spirituale della Parrocchia é un Sacerdote della Congregazione della Divina Provvidenza, che vi faceva già da Vice - Parroco, e senza remunerazione alcuna, benché la Parrocchia sia congruata anche per il Vice - Parroco.

f) - La Concessione Pontificia, rispondendo a una domanda organicamente una e inscindibile dell’Ordinario, deve esaurirsi nella esecuzione già avviata.

Non può, ora, Mons. Vescovo rifiutarsi di dare piena e definitiva esecuzione al Rescritto, ritenendo di essere ancora libero di farlo o non farlo, in forza delle parole arbitrio et conscientia Episcopi. Una volta avvenuta l’esecuzione, il Vescovo non ha più facoltà






















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di ritirare o distruggere l’esecuzione già fatta. - Inoltre si osservi che la formula suddetta é una formula che si mette nei rescritti anche quando l’esecutore non è volontario, ma necessario; onde dice il chiaro Padre Cappello (Summa Juris Canonici, n. 158): “Utrum necessarius an volontarius sitexecutor, ex verbis rescripti cognoscitur. Necessarius, si gratiam concedere jubetur, licet addatur “pro suo arbitrio et conscientia”...Voluntarius, si preces ei remittuntur “cum facultatibus necessariis et opportunis”. Specialmente l’esecutore é necessario quando la grazia é fatta e concessa dal Sommo Pontefice e all’esecutore si da solamente merum exsecutionis ministerium (can. 54, 1), il quale non deve far altro che esaminare an preces veritate minantur et condiciones essentiales forte appositae verificentur. Invece l’esecutore é volontario quando é lui che deve con cedere la grazia, in forza delle facoltà ricevute. Ora, nel caso, é evidente che Pio X concesse da Sé la grazia, con le parole iuxta preces e l’esecutore quindi è necessario, malgrado le parole arbitrio et conscientiaa Episcopi

g) - Nemmeno può opporre il Vescovo che le condizioni sono mutate e che la Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza non ha più bisogno di maggiore consistenza, perché, “allora era nascente e debole, ora ha parecchie Istituzioni a Tortona”. - Queste considerazioni non fanno al caso: la questione essenziale è sapere se i Figli della Divina Provvidenza hanno bisogno, adesso come allora, della chiesa adiacente alla loro Casa Madre.

E ce ne hanno proprio un grande bisogno. La Congregazione non potrebbe più tenere quella Casa Madre con cento e più Chierici di Liceo e di Teologia e una media di dodici Sacerdoti, senza chiesa, serrati tra quattro mura.

Caso mai, senza chiesa si poteva scusare nei primi tempi, bastando allora una Cappella, ma non più oggi che i Chierici sono adulti e vanno crescendo di numero.

h) - Si é detto che quelli del Clero, che forse appetiscono al Beneficio Parrocchiale, mormorerebbero; e che sono andati dal Vescovo alcuni laici per impedire che un membro della Congregazione della Divina Provvidenza venga nominato Parroco di San Michele,

altrimenti - avrebbero detto - Don Orione diventerebbe troppo potente, e Tortona dovrebbe cambiar nome”.


















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Che ciò possa essere avvenuto non deve stupire. Il sottoscritto sa benissimo che, anche mentre scrive, c’è chi tenta sobillare e spargere malumore.

Quanto a quei preti, se ci sono, almeno fosse tutto zelo delle anime che li muove! Del resto, nelle Diocesi qualche malcontento c’è sempre, tanto più in una Diocesi vasta, di 300 Parrocchie, com’è quella di Tortona. Però é bene si avverta che, quando nel 1905 ci fu conferita la Parrocchia di S. Michele, in Diocesi c’erano molti più Sacerdoti di adesso, ed oggi vi sono Parrocchie discrete vacanti, già poste a concorso e l’ultimo concorso andò affatto deserto

Il Parroco, che il sottoscritto ha presentato, e sacerdote diocesano, stimatissimo sotto ogni riguardo da tutto il Clero, già Parroco in Diocesi, onde la sua persona, quando fosse eletto, non farebbe Tortona al Clero della Diocesi stessa.

Quanto a quei sette od otto borghesi che sarebbero andati dal Vescovo perché non ci desse la Parrocchia, non é da farci gran caso. Veramente l’umile sottoscritto, - e Mons. Vescovo ben lo sa, - nel volgere di poche ore, non sette od otto persone potrebbe condurGli in Episcopio, ma riempirGli il Palazzo sopra e sotto di distinti cittadini, e tutti autentici Parrocchiani di San Michele, i quali altro non aspettano che venga nominato Parroco uno della Congregazione. E, se finora sono stati fermi, lo si deve al sottoscritto, - il quale si guarderà bene dal favorire dei pronunciamenti del genere: non è questo il sistema, ne queste sono le vie di Dio.

Senza affatto far torto a Sua Eccellenza Rev.ma, lo scrivente, che sta a Tortona da oltre quarant’anni, ritiene di conoscere uomini e cose almeno quanto Sua Eccellenza; e può assicurare che non sono certo i cristiani migliori quelli che andarono da Monsignor Vescovo, ne fu tutto zelo verace di bene che li mosse, ma ben altro.... In circa vent’anni di episcopato, chissà quante volte Mgr. Vescovo avrà avuto la consolazione di vedere quei signori avvicinarsi ai Sacramenti? - Essi sono i residui del vecchio liberalismo inacidito, se pure qualcuno non appartiene a quella confraternita vede che fu tanto infesta alla Chiesa e all’Italia: sono i medicei,




















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che non voglio essere disturbati... che temono sorga una forza religiosa ad orientare la Città in senso decisamente cattolico. Ma, di tal gente, non c’è da essere pavidi.

i) - Né si dica che il defunto Vescovo avesse poi cambiata idea, poiché e

nell’ultimo periodo di sua vita, e nel pieno possesso delle sue facoltà , che, temendo Lui stesso qualcuno avesse potuto far poi sparire il Rescritto Pontificio, ne consegno copia conforme, munita di sua firma e di suo bollo, perché, in caso di sua morte, lo scrivente se ne potesse valere.

L) - Sua Eccellenza Rev.ma dicono voglia fare uno stralcio alla Parrocchia di San Michele per allargare il territorio di qualche altra: - sia tutto secondo la Sua saggezza, e ciò anche per le rendite del Beneficio: - il sottoscritto già Gli ha detto che non ambisce San Michele per le rendite dei Beneficio: si disponga pure di esse, in tutto o in parte, come meglio si crederà in Domino.

Ma se, dietro istanza del Vescovo predecessore, il Santo Padre Pio X già conferì la Parrocchia all’Opera della Divina Provvidenza, e solo ne é rimasta sospesa l’investitura con la nomina del Parroco, (dovendosi aspettare la vacanza), il sottoscritto prega umilmente Vostra Santità che essa Parrocchia non venga ora strappata a chi fu data, poiché , venendo un estraneo, potrà sempre dire ai Figli della Divina Provvidenza “Qui il Parroco sono io, e voi uscite!”

E il sospetto non sembri temerario, quando già al sottoscritto si è consigliato di portare i Chierici altrove, - consiglio, peraltro, che lo scrivente non potrebbe accettare, perché in altra Casa non c’è proprio posto; e, quand’anche, si tratterebbe sempre di portare oltre cento Chierici fuori Città distanziandoli di molto dalle scuole del Seminario, inconveniente questo gravissimo, specialmente durante l’inverno, lungo ed inclemente a Tortona, dove anche mancano mezzi di comunicazione.

m) - Sua Eccellenza Monsignor Vescovo sa quanto, col divino aiuto, la Congregazione della Divina Provvidenza ha già fatto pel bene della Parrocchia di San Michele specialmente. Né oggi sembri mancanza di riguardo verso il defunto Parroco se, unicamente per la



















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salvezza di quella Parrocchia, il sottoscritto sente il dovere di far presente che, se il nuovo Parroco non largheggerà, se non sarà di costumi incensurabili, di pietà soda, di scienza, di zelo, - la Parrocchia di San Michele, esposta anche al lavorio dei protestanti, sarà, in gran parte, irrimediabilmente perduta.

n) - Né si tema che diventiamo potenti - caso mai, saremo una forza di fede, di carità, di sante attività nelle mani della Chiesa: una forza spirituale che, Deo adiuvante, rinnoverà religiosamente la Parrocchia di San Michele e sarà lievito di Cristo per tutta la Città.

Ma, che si teme? Don Orione, se il Signore si degnerà tenergli sempre le mani sulla testa, sarà sempre il povero prete di Tortona, il prete dei piccoli e dei poveri: tutta Tortona lo sente, tutta Tortona lo sa. Gli Istituti che sorgono, non sorgono per lui, ma per i poveri e pel bene della gioventù e del popolo. - Ne in tutta la Città c’è persona del laicato e del Clero che possa dire che egli si sia mai presentato a chiedere un soldo. - Eppure tutto cammina! Non é la miserabilità dell’uomo e la Divina Provvidenza! Don Orione prende ciò che la Divina Provvidenza gli manda, ed è sempre quello che basta. Né il Vescovo né la Curia furono mai disturbati dai nostri creditori.

o) - Il timore poi di quei tali, che Tortona abbia cioè a cambiar nome, sa veramente di ridicolo! Né è cosa da prendersi sul serio: “trepidant timore ubi non est timori!”

Noi siamo povere ombre che presto passiamo e domani il nostro nome si sperderà come il suono! - Siamo poveri peccatori, e non desideriamo che di stare con la fronte nella polvere davanti a Dio e alla Chiesa e d’essere i poveri stracci della Divina Provvidenza nelle mani e ai piedi della Santa Chiesa.

Volesse il Cielo che un giorno Tortona prendesse nome da Dio, e risuonasse il suo nome in benedizione nel mondo come la Città della Carità, - e a lei molti e molti, anche da paesi lontani e diversi,






















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avessero a venire e a trovare ai piedi e tra le braccia della nostra Santa Madonna, - la grande divina Madre nostra unica e celeste nostra Fondatrice, - quel balsamo e conforto che dà vita alle anime!”

p) - Dopo aver pregato e fatto pregare, il sottoscritto scrisse, con amore di figlio, al suo venerato Vescovo, e poi andò anche personalmente a chiederGli, in umiltà, l’esecuzione intera del Rescritto, per vitale necessità della sua Congregazione. Purtroppo, inutilmente.

Onde lo scrivente non sa esprimere con quanto suo dispiacere, con quanto profondo dolore si veda oggi costretto a ricorrere, unicamente per dovere di coscienza a tutela della Piccola Opera della Divina Provvidenza, che pure ha dato ininterrotta e cospicua prova di dedizione al proprio Vescovo: ha fornito la Diocesi di Sacerdoti e di Parroci: si è prestata sempre, in tutto e per tutto, ove c’era da accorrere per fare un po’ di bene.

Né ritiene, per aver lavorato di avere demeritato!

Sì, col divino aiuto, si tiene la cura in Tortona, da trenta e più anni, di Opere pie di beneficenza e di carità come l’Ospedale, le Carceri (che nessuno appetiva), Orfanelli, Vecchi e anche si hanno Istituzioni di cristiana educazione, che rispondono ai bisogni e a1 desiderio della città, e promettono un avvenire sempre migliore per tutta la plaga; ma, non per questo, il sottoscritto ritiene di aver demeritato nei confronti del Vescovo, del Clero e della Cittadinanza.

Però, quanto é mai penoso essere costretti a far quasi dello esibizionismo! - E quanto ho pianto su queste pagine!

q) - Totalmente affidati alla Divina Provvidenza, è da anni che si cerca di lavorare, dì e notte, con ogni sorta di sacrifici; si sta in piedi e si va avanti attaccati al Signore, tenuti su dal Signore, coperti dalla misericordia del Signore: - umili e fedeli ai piedi del Vescovo e della Chiesa: non d’altro desiderosi che di amare e servire Gesù Cristo, sino alla consumazione di noi, nei Vescovi e nel Papa





















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Non cerchiamo che le anime: non chiediamo che di vivere e morire per la Chiesa e per le anime: e che di essere tollerati nelle nostre grandi miserie e deficienze: che di essere guidati, illuminati nei nostri doveri, sorretti nelle povere nostre fatiche dalla paterna benignità dei Vescovi e dalla Benedizione del Vicario di Gesù Cristo.

Ed é ai Piedi Augusti di Vostra Santità, Beatissimo Padre, che i poveri Figli della Divina Provvidenza vengono e depongono, - con piena fiducia, con un amore dolcissimo e senza limite devoto, - la loro causa, accettando lietamente, sin d’ora, quella soluzione che alla Santità Vostra piacerà dare.”


Prostrato al bacio del Sacro Piede, il sottoscritto implora per sé e suoi Religiosi il conforto della Benedizione Apostolica, e umilmente si professa di Vostra Santità Obbligatissimo figlio in Gesù Cr.,


Sac.te Luigi Orione

della piccola Opera della Divina Provvidenza