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[Da Copia dattiloscritta]

(Fondo Sacra Congregazione del Concilio Questione San Michele)



Buenos Aires, Calle Victoria,2084

22 Dicembre 1934


Eccellenza Rev.ma


Voglia gradire, Eccellenza, i miei umili, ma fervidissimi Auguri e i santi voti di ogni conforto al Suo lavoro e di ogni bene. Questa mia non potrà giungerLe pel giorno di Natale, ma spero almeno nel ciclo delle dolci Solennità e pel nuovo Anno.

Sono tornato jeri dall’Uruguay dove, grazie a Dio, ho trovato nelle Case della Congregazione molto spirito di carità fraterna, di lavoro di sacrificio. Anche in Argentina i Vescovi e Sua Eccellenza il Nunzio sono molto contenti, e Deo gratias!

Alcuni miei delle Case del Brasile apriranno, entro Gennaio, una stabile Missione al Matto Grosso, nell’interiore, dove sono gli Indi, zona pericolosa: due Sacerdoti Salesiani poco più d’un mese fa vi furono uccisi dai selvaggi.

Il lavoro qui mi si va moltiplicando tra le mani. In questi giorni aprirò a Lanus, alle porte di Buenos Aires, il Noviziato nelle forme canoniche, per la formazione religiosa del personale.

Eccellenza, voglia pregare un po’ per noi, che Iddio sempre ci assista!

Ed ora mi permetta di parlarLe di quella per me tanto dolorosa vertenza. Che ne dice Vostra Eccellenza? Avrà essa la soluzione tanto desiderata, e per cui tanto si prega?

Permetta che mi raccomandi, quanto so e posso, alla intelligente bontà di Vostra Eccellenza: la causa é buona, malgrado le opposizioni.

Come vede, io mi sono allontanato volentieri da Tortona; ed ho così poca voglia di avere in Tortona della preponderanza, che sarei disposto a starne sempre lontano, se i Superiori così desiderassero. Mi darei tutto alle Missioni, felice di finire la mia

















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povera vita nascostamente tra le tribù del Matto Grosso, al Cile e al Perù dove dovrò andare per desiderio degli Eccellentissimi Arcivescovi di Santiago e di Lima. Basta che possa amare e servire N. Signore e la Santa Chiesa, consumarmi per la salvezza delle anime, specie pei poveri e per la fanciullezza più abbandonata.

Io sono un poveraccio di piemontese, non ho fatto studi e ben poco so, ma la misericordia di Dio mi copre, e mi tiene in piedi, malgrado le mie grande deficienze e tanti miei peccati.

Iddio ha preso me per questa Piccola Opera della Sua Divina Provvidenza, perché non ha trovato sulla terra creatura più vile di me, - per far vedere che è Lui che fa, non l’uomo.

Non so perché anche da Genova si sia mossa tanta contrarietà; non vorrei credere sia perché, in altra faccenda, non ho potuto dire che andava bene una cosa che andava male.

Del resto ho sempre avuto la massima riverenza e rispetto.

Ho raccolto poveri Sacerdoti Genovesi lapsi, - ne ho tenuto uno, più anni, pazzo, senza chiedere un centesimo, ben felice di averlo potuto fare. La Piccola Opera della Divina Provvidenza tiene in Genova ben cinque Case per i poveri di Genova e Arcidiocesi, - sono forse verso il migliaio, tutti i più derelitti, vera roba da Cottolengo, rifiutati da tutti. - Speravo maggior serenità - Non ho mai disturbato nessuno, non ho mai chiesto un soldo a nessuno e nessuno andò mai dalla Autorità Ecclesiastica né dalla Civile a lamentarsi che non é pagato a Genova si spendono circa 4000 mila lire al giorno, abbiamo acquistato stabili per mettervi i poveri, abbiamo edificato e stiamo edificando e, pur con la crisi, non abbiamo debiti, perché è tutto la Divina Provvidenza che fa. Io sono lontano, ma c’è la, Mano della Divina Provvidenza!

In questa mia assenza da Tortona qualcuno che ambiva - dicono - ad essere Vescovo e ritiene che io lo abbia impedito, s’è dato a promuovere proteste e sottoscrizione, servendosi anche di altri a lui legati; - credo siano andati a Genova (dall’Arcivescovo) e saranno venuti anche a Roma a presentare la sottoscrizione.



















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Parecchi furono deboli e sottoscrissero, alcuni intimoriti, disorientati perché sparsero che io avevo dovuto fuggire per debiti (pensi che é di questi giorni che abbiamo depositato presso la Santa Sede un milione per i lavori che si inizieranno presso la Parrocchia di Ognissanti, fuori Porta San Giovanni; e su tutti gli stabili, per parecchi milioni della Congregazione non c’è un soldo d’ipoteca e abbiamo qualche riserva.

Io perdono a tutti, e sono ben contento d’essere lontano dalle mene e dal putiferio di Tortona. - I miei Sacerdoti pregano, tacciono e attendono, con me, fidenti in Domino e in codesta Sacra Congregazione.

Però, Eccellenza, se lo può, aiuti questa povera nascente piccola Opera della Divina Provvidenza, che per i miei peccati é tanto incompresa e osteggiata.

Nulla abbiamo chiesto, se non ciò che Monsignor Vescovo Bandi, - quello stesso Vescovo di Tortona ai cui piedi siamo nati, - ha chiesto al Santo Padre Pio X e ottenuto, - perché la Congregazione avesse in Tortona la Casa Madre con l’annessa chiesa di San Michele pei Sacerdoti e Chierici.

Quello che il Vescovo e un Papa ci hanno dato, perché vorrebbero levarcelo, mentre ora ne abbiamo più bisogno di prima?

Che male abbiamo fatto? Abbiamo fornita la Diocesi di tanti buoni Sacerdoti e Parroci, abbiamo lavorato tanto, perché trattarci così? Io e la Congregazione siamo sempre stati a piena disposizione dei Vescovi di Tortona.

In che cosa abbiamo mai disobbedito o dato un solo dispiacere? Che cosa é che non abbiamo fatto, pur di aiutare il Vescovo?

La Diocesi di Tortona ha un 300 Parrocchie, tutte tenute da Clero secolare; - non è gran danno se una Parrocchia e data ad una Congregazione, che é nata in Diocesi, e che da alcune decine di anni lavora in tanti modi a bene della Diocesi, - (predicazioni, Reggenze Parrocchiali, Cura di Opere Pie o di carità, che nessun altro Sacerdote volle assumere perché senza o con poca retribuzione etc. Orfanati, Istituti di educazione cristiana, Oratori Festivi, Colonie Agricole etc.).




















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Che danno c’è darci una Parrocchia, mentre si e pronti a rinunciare alle rendite del Beneficio a favore delle Istituzioni Diocesane che la Sacra Congregazione del Concilio crederà?

Forse che la Piccola Opera della Divina Provvidenza non ha tenuto alto e onorato il nome della Diocesi di Tortona in Italia e all’Estero?

O non avrebbero dovuto darcela, per un senso di riguardo e di equità , anche non ci fosse stato il Rescritto Pontificio?

Certo non é bello dover accennare a quel po’ di bene che, con la grazia di Dio, si é fatto, ma, talora, ci si é costretti.

Per l’aiuto che mi ha dato Nostro Signore, io sono sempre stato uno straccio ai piedi dei Vescovi e della Santa Chiesa, e così i miei Sacerdoti. - Tutta la mia povera vita e la piccola Congregazione è consacrata con voto a servire in umiltà; fedeltà obbedienza e amore i Vescovi e la S. Sede.

E cerchiamo anche di togliere le spine più pungenti al cuore dei Vescovi, cioè i Sacerdoti caduti, che hanno dato o danno mal esempio, e che nessuno vuole.

Eccellenza, Lei che é addentro in queste cose, che ha visto e vede, purtroppo tante miserie del Clero, per l’alto Ufficio che copre, lasci che umilmente La preghi di mettere una Sua valida parola perché si aiuti un’Opera come questa, che nessun altro fa; e che pure é tanto necessaria e di conforto ai Vescovi.

Eccellenza, non ho mai chiesto nulla eccetto delle benedizioni che mi sostenessero nel lavoro e in prove molte volte assai dolorose: - ora umilmente imploro che non si disfi il primo nido della mia povera Congregazione; - togliendoci la Chiesa si San Michele, mi vedrei posto in tale penosa necessità.

Eccellenza, aiuti questo povero sacerdote: ho già tanto sofferto, datemi un po’ di conforto, sarà una grande carità! - Io sono ben misero, ma pregherò sempre per Sua Eminenza il Cardinal Serafini, che per Vostra Eccellenza Rev.ma.





















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Vostra Eccellenza sa bene in che stato si trova la Diocesi di Tortona, e i gruppi che fanno partito e la tengono in perturbazione.

Se il nuovo Vescovo avrà una forza sicura e fedele su cui tranquillamente contare, la troverà sempre nella nostra umile Congregazione; sempre fummo ad nutum Episcopi: noi siamo, per divina grazia, agli ordini dei Vescovi, e come stracci ai piedi e nel le mani dei Vescovi e della Santa Sede.

Dissero anche che io influivo sul compianto Monsignor Grassi. Oh no! - Quid quid dicant, Iddio mi e testimonio che mai mi sono intrigato nelle faccende della Diocesi.

Che se qualche rarissima volta Monsignor Grassi accennava a parlarmene, sempre volgevo il discorso ad altro, e se insisteva, cercavo di tagliar corto.

E perché in questi ultimi due anni Egli volle farsi un Delegato Vescovile nel Canonico Don Perduca, Religioso della mia Congregazione (Delegato Vescovile pro forma, poiché tutti sanno che chi faceva tutto é il cancelliere Don Giudice) io, per doverosa delicatezza, ho sempre evitato di andare più in Curia; - ne mai ho rivolto al Don Perduca una domanda che si riferisse al governo della Diocesi, e lui mai me ne parlò, ben conoscendomi.

Il compianto Monsignor Grassi poi, nel rifiutarsi di dare esecuzione all’ultima parte del consaputo Rescritto Pontificio, deve aver subito pressione da certa persona molto discussa in Città , e troppo visibilmente influente in Episcopio, sino a suscitare dicerie non buone. E influì un Sacerdote poco stimato, (lo so da persone fede degne), il quale Sacerdote (me lo disse più volte lo stesso Monsignor Vescovo, profondamente amareggiato), dato il suo carattere violentissimo e al corrente di troppe cose, s’imponeva bene spesso al Vescovo, trascendendo anche in scenate indegne; e il povero Vescovo non sapeva più liberarsene. Non é il caso di aggiungere di più; ma certo, si tenta ora di farmi dolorosamente scontare, da quella parte, qualche delicato incarico avuto da Roma, che pur cercai di assolvere con ogni prudenza e carità.





















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Le chiedo scusa, Eccellenza, di questa lunghissima lettera, che La vorrei pregare di portare a conoscenza dell’Eminentissimo Signor Cardinal Serafini, se nella Sua saggezza lo credesse opportuno.

Anche a Sua Eminenza mando brevi parole di Santi Auguri, ma circa la vertenza mi limiterò a dire di averne scritto a Vostra Eccellenza Rev.ma e a pregarLo per la bontà della causa.

Iddio La paghi, Eccellenza, di quanto ha fatto e farà, e si abbia tutta la mia profonda gratitudine.

Con devoto ossequio, di Vostra Eccellenza Rev.ma umile e obbl.mo Servitore in Gesù Cristo e Maria SS.



Sac.te Luigi Orione

della Piccola Opera della Divina Provvidenza



P. S. Data la mia lontananza, qualora occorresse qualche spiegazione o altro, prego di rivolgersi al mio sostituto. Sacerdote Carlo Sterpi - Casa della Divina Provvidenza - Tortona.