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Piccola Opera
della Divina Provvidenza
Tortona
Tortona, li 12 Nov.bre 1937
Rev.mo Abate Caronti,
nostro Padre Visitatore,
Il Signore sia sempre con noi!
Come V. Paternità Rev.ma ha mostrato desiderio, e così io vengo in Domino a dirLe quello che so dei precedenti del Don Luigi Mattei della Diocesi di Camerino, e quanto venni a sapere, dopo il mio ritorno dall’America.
Ho conosciuto il Sac.te Mattei a Buenos Aires: - era sospeso a divinis, e vestiva in borghese.
Mi disse che si trovava in America da più anni, e dal complesso de’ suoi discorsi, riportai la impressione che veramente avesse girato buona parte dell’Argentina, - e conosceva tutto e tutti e dava giudizî a largo braccio. Fui poi a Corrientes e al Santuario di Itatj, che é di fronte al Paraguay, e anche colà era stato il Don Mattei, cioè ai confini della Repubblica, e non aveva lasciato buon nome. Ma, allora, egli era già tornato in Italia.
L’Arcivescovo di Camerino e la Nunziatura Apost.ca dell’Argentina, potranno dare del suo passato informazioni sicure.
Egli era in lega a Buenos Aires con altri ex - preti italiani e qualche austriaco; da quanto seppi da essi, come dal modo che il Mattei tenne con me mi feci l’idea che fosse poco sincero, e molto calcolatore ed astuto.
Come Vostra Eccellenza sa, questa Piccola Opera di adopera, nell’umile ambito delle sue possibilità per la riabilitazione dei sacerdoti lapsi, confortata dagli ultimi Sommi Pontefici, da alcune delle Sacre Romane Congregazioni e da molti Vescovi.
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Conosciuto il Don Luigi Mattei, ho dunque cercato di persuaderlo a ritornare su la diritta via. E, dopo alcuni suoi eclissi e parecchi alti e bassi, finalmente, per la grazia di Nostro Signore, m’è parso che venisse del parere.
E ne parlai, ripetute volte, a Sua Eccell. Rev.ma Mgr. Cortesi, Nunzio Ap.co, che trovai sempre molto favorevole a tale opera di fraterna carità verso i Sacerdoti caduti, - e lo mandai pure da Lui più volte.
E si addivenne ad Decreto di riabilitazione. Ma non era prudente che il Don Luigi Mattei si fermasse né a Bs. Aires ne in Argentina, per ragioni ovvie; - né a me sarebbe stato possibile moralmente, per motivi diversi, mettermelo in alcuna di quelle nostre Case.
Si combinò dunque, e con l’Eccell.mo Sigr. Nunzio e con lui, che egli venisse in Italia, benché, all’ultimo momento, motivando una sciocchezza, ecco che non voleva più partire.
Già mi aveva detto che era senza danaro: che non aveva non solo da pagarsi il viaggio, ma neanche da provvedersi le cose più necessarie né la veste da sacerdote.
La Divina Provvidenza e la Nunziatura lo provvidero di quanto poteva convenientemente occorrergli.
Fu riabilitato alla condizione che restasse in una delle Case della Div.na Provvidenza; siamo rimasti che egli avrebbe accettata la disciplina prescritta nelle nostre Case per i Sacerdoti riabilitati: che sarebbe andato in quella Casa che verrebbe a lui destinata, e che avrebbe celebrata Missa pro mensa, come gli altri della sua condizione, - quando non pagano una retta mensile.
Egli lasciava l’America nel Giugno o ai primi Luglio del 1935, munito di mia lettera, - mentre già avevo avvertito in Italia, perché fosse accolto con ogni carità e confortato al bene.
Egli stesso mi scrisse che fu accolto molto bene.
Nei suoi scritti mai si lamentò né del vitto, né del modo come
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era trattato, né mai mi fece sapere che qualche palla lo avesse colpito ad un occhio.
Da serene indagini da me fatte dopo il mio ritorno dall’America, ho riportato la triste convinzione che qui si ha a fare con una figura molto losca. Il Don Mattei, vistosi scoperto nella sua mala passione, prima ha tentato di far credere ad una calunnia e di farsi vittima di Don Castegnaro e del Comm.r Tessari, - poi cercò di intimidire, indi affastellò menzogne sopra menzogne, e, con un’arte e dicitura abilissima, cercò, e cerca tuttora di creare un’impalcatura di scaltrissime falsità, per ricattare i Superiori di quell’Istituto che lo accolse e trattò con ispirito di tanta carità.
Ritenendo poi di essere stato scoperto dal Don Castegnaro, contro questi particolarmente egli punta i suoi strali, avendo dichiarato di volerlo perdere ad ogni costo, o di farlo almeno allontanare da Venezia. Io ho sentito persone ineccepibili, e, pur troppo, la risultanza fu che ho dovuto constatare esservi nel Don Mattei molta doppiezza e perfidia d’animo. Dio lo perdoni!
I giovani, del resto, che deposero in Istituto contro di lui, quando poi vennero interrogati quella Questura, - non presenti i Superiori, - fecero deposizioni più gravi che non avevano fatto con i loro Superiori.
Fu allora che l’Autorità richiese dal Tribunale del paese d’origine del Don Mattei la sua fedina penale, e venne a scoprire che egli già era stato condannato in Italia per pedesteria e truffa, prima di partire per l’America.
Tanto ero in dovere, Eccellenza Rev.ma di farLe conoscere, in merito al Sac. Luigi Mattei, pel quale non lascio di pregare.
Con devoto ossequio, bacio il S. Anello, e La prego di avermi Suo umile e obbedientissimo in Gesù Cr. e, Maria SS.
Sac. G. Luigi Orione
dei figli della Div.na Provv.za