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Piccola Opera

della Divina Provvidenza

Via Emilia 21

Tortona


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 Tortona, li 11 Ottobre 1938


Eccellenza Rev.ma,


Le bacio con venerazione il Sacro Anello, e voglia benedirmi.

Come Don Sterpi mi dice averLe scritto, il Don Demrych da Domenica, 9 c., è stato mandato a fare un Corso di Esercizî Sp.li che i Padri Gesuiti tengono, in questi giorni, a Genova.

Benché N. Signore mi avesse particolarmente assistito a parlargli con ogni carità di padre in Gesù Cr., egli tutto negò, sino a che fu costretto ad ammettere di avere realmente mancato, dice nel 1933, con una Signora lo ammise però solo quando gli ho posto sotto occhio la cartolina che accludo (in gita a Parigi).

Tutto il resto ha negato, e non si é mai commosso.

La Signora sta ancora in una nostra Casa, va dicendo ogni male di lui, - dicono per gelosia, - e ne scrisse anche al Vescovo locale. Essa ha dato 15.000 sloti, che vedremo di ridarglieli, tanto più che, fortunatamente, pare voglia ritirarsi.

Anche in questo ultimo tempo il D. Demrych tenne una condotta non da religioso, ma molto indipendente, e pure tale da destare gravi dicerie e sospetti di vita non onesta.

Ammise in Casa parecchia gente, facendo vita non frugale con essi né ritirata; ad una signora della compagnia, che poi si ammalò, cedette la sua stessa camera, e là essa avrebbe avuta una operazione circondata di mistero.

Il D. Demrych si scusa dicendo che era gente amica da cui aveva avuto del bene, che nulla ci fu di male, e prova ne è che avrebbe fatta assistere la malata da una Superiora di certe Suore, non nostra.
















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Se sia proprio come dice, ci peno a crederci, benché me lo augurerei, - certo mi pare ci sia stata gravissima imprudenza.

I suoi precedenti, ammessi ora da lui stesso, e la sua condotta anche ultima, - così poco da religioso e da sacerdote serio, fecero pessima impressione e in quella Casa e sui Religiosi e Suore che abbiamo in Polonia, e se ne parla pubblicamente fuori. Un Superiore di Religiosi, confidente già del compianto Vescovo Ausiliare, scriveva, ultimamente, a Don Marabotto che era necessario, allo stato delle cose, togliere il male dalla radice, che la rimozione di D. Demrych sarebbe stata ben veduta anche dal Vescovo. Penso alludesse al Vescovo Ausiliare, che V. Eccell.za ha conosciuto, e che pure era bene affetto, prima, verso D. Demrych. Detto Prelato é morto la passata settimana.

Dopo la lettera di quel Superiore, che Marabotto mi assicurò essere religioso molto degno e stimatissimo, sentii che era urgente chiamare in Italia il Don Demrych.

Ed ora, dopo essermi raccomandato al Signore, vengo in Domino ad esporre a V. Eccellenza, come a Padre:

I° Terminati gli Esercizî, desidera Vostra Eccellenza parlare al D. Demrych? E, se egli chiedesse di parlarLe, posso mandarglielo? E dove, tra un otto o dieci giorni?

II° Rebus sic stantibus, ritiene V. Eccellenza che si possa rimandare, e subito, il Don Demrych in Polonia, o devo fermarlo in Italia? E per quanto? Almeno per un anno? - o sino a che quella Tizia non venga dimessa dalle nostre Case?

Che, se tornasse in Polonia, come potrebbe ancora essere Capo d’una Casa, col male esempio dato e le male voci?

E, data la sua anzianità, e le sue doti, che lo pongono in rilievo sopra ogni altro, sotto chi starebbe?

Don Nowischi é più anziano di lui, ma egli non vuole essergli sottomesso, ed anche ora é partito dalla Polonia senza scrivergli una parola, e pare che neanche di qui gli abbia scritto.





















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Se non si adattasse a restare in Italia, - magari con la ragione o scusa di malattia o del clima che non gli si confà, (diceva, prima, di essere malato, ma qui non apparve tale, ne richiese del medico), - non sarebbe meglio che si cercasse un Vescovo benevolo, piuttosto che vivere non da Religioso?

Come ho fatto, col divino aiuto, sin qui, - e così mi consumerò in Domino per salvarlo, ma devo anche, e prima, non tollerare l’offesa di Dio e salvare la Piccola Opera.

Vostra Eccellenza Rev.ma voglia dirmi in carità il Suo pensiero, i Suoi ordini, e tutto farò.

Al tempo stesso Le sarei grato se credesse aggiungere una Sua buona parola, - da poter mostrare al Don Gatti, - perché questi si persuada che, anche ora il Don Demrych sia via di là, Ella vedrebbe sempre bene, se pur non necessario, che Don Gatti vada in Polonia, visiti tutto e riferisca su tutti e su tutto.

Egli è tale che può farlo, e renderà un grande servizio, tanto più che già conosce persone e situazioni. Il passaporto ora ce l’ha.

Mando la presente da Don Parodi, data la gravità del contenuto, e nel desiderio che Le pervenga il più presto.

Come saprà da Don Sterpi, il Don Saroli, in questi giorni, é ritornato a Venezia: fu a Grosseto, ma pare non gli piaccia la Parrocchia assegnatagli.

Pur troppo pare anche che continui in Alessandria ad ostacolare il bene: prego per lui, e N. Signore gli usi misericordia!

Con molta devozione e affetto in Gesù Cr. Crocifisso e nella Madonna SS.

Suo Obbl.mo Servitore


Sac. G. Luigi Orione

dei figli della Div. Provv.