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[Da Copia manoscritta, grafia di Don Bianchi]



Raccomandata


A S. Ecc. il Sigr. Dott. José Vicente de Azevedo

Alameda Barao de Limeira 2 Sao Paulo

Patronato de Menores

Casa de Preservacào

Riservata


 Anime e Anime!

Rio de Janeiro 18 de Giugno de 1922


Gentilissimo Signore e mio caro fratello in Cristo,


Grazia e pace a Lei da Dio nostro Padre, e dal Signor Nostro Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, nostro Redentore, dal Divino Spirito! Amen!

Ho ricevuto e assai gradito le sue lettere. Le ho telegrafato di sospendere la sua venuta perché speravo di partire il 21 corr. sul Lutetia (mentre invece parto oggi sul Re Vittorio) e perché poteva giungermi in questo frattempo qualche lettera da S. Ecc. Rev.ma D. Duarte. - Io avevo scritto a lui una lunghissima lettera, ma non avevo avuto risposta. Allora non sono più partito sul “Giulio Cesare”, perché seppi che egli veniva a Rio a tenervi 2 importanti conferenze - e stimai che fosse mio dovere aspettarlo e parlargli qui. Gli ho scritto chiedendogli un’udienza. Fui ricevuto lunedì mattino, 12 corr. e poi anche venerdì sera, e andai poi anche a riverirlo alla stazione martedì sera.

La mattina di lunedì, l’udienza fu breve e non concludente. Lo supplicai che volesse concedermi di rivederlo ancora, mi disse di tornare alla sera. La mattina mi aveva detto che non aveva letto la mia lettera, perché non aveva avuto tempo. E lo credo perché certo aveva avuto molto compulsare autori di storia, per fare quelle due conferenze, che esigevano un lavoro grande. Alla mattina l’udienza fu come l’essere nel Purgatorio, ma alla sera invece fu come














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essere in Paradiso: era tutto cambiato e l’udienza fu più che cortese, fu veramente paterna, e mi trattenne per più di un’ora, e mi benedisse in tutto, et Deo gratias et semper Deo gratias et Mariae!

Egli però chiese il mio indirizzo di qui, che gli diedi, ed ho portata l’impressione che volesse leggere la mia lettera e poi ancora scrivermi. - Ecco perché le ho detto di sospendere la sua venuta. Ma fino a quest’ora, e sono le 9 1/2 del mattino dell’ultimo giorno di mia fermata - (e l’Arcivescovo lo sa che vado oggi, 18, sul Re Vittorio) non ho ricevuto nulla.

Comunque, io La terrò informata di tutto, nel Signore. Assai mi spiace che Lei abbia dei malati in Famiglia, e vado a pregare per Lei e per la prosperità di Sua Famiglia. L’avrei veduta qui con molto e molto piacere. Pazienza! Farò quanto Ella mi scrive. La prego de’ miei ossequi alla Sua Distintissima Signora, come a tutti di Sua Casa. Prego pure ossequiare la Famiglia Franceschini, e voglia dire a quella sua buona figlia che pregherò per Essa e per tutti i suoi bambini, che abbiano sempre ad essere la grazia e la consolazione sua, di suo Marito e delle Zie.

Benedico a quei cari piccoli e a Pippo. Benedico a Vostra Ecc. e a tutti. La Beata Vergine ci conduca in ogni passo, e poi coroni la opera di S. Giuseppe sull’Ipiranga. Non potei andare a Marianna perché Don Silverio non era in sede, e poi c’era qui l’Arciv. di S. Paolo, ed era più necessario vedere questi. Ho scritto a Don Silverio. Abbraccio in X.sto V. Ecc. e La benedico! Pregate per me tutti!

Vostro Servo e fratello nel Signore e nella S. Madonna


Sac. Orione

della Div. Provv.