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[Da Copia dattiloscritta, - vi sono aggiunte correzioni e cancellature di pugno di Don Orione]
Anime e Anime!
Roma, 25 Gennajo 1928
dopo una consolantissima
Udienza privata
e benedizione avuta dal S. Padre Pio XI
DEL NOVIZIATO E DELLA SANTA PROFESSIONE
I)
Il locale del Noviziato sarà in una parte più remota del Monastero
onde con maggiore ritiratezza possano le Novizie attendere a loro
stesse; e vi sarà ancora annessa una Cappella dedicata
a Gesù Crocifisso alla
Sacra Famiglia
per farvi le private Novene ed esercitare altre opere di loro
devozione.
2) Si disporranno con virtuosa abitudine alla vita di Comunità, e alle costumanze particolari del S. Istituto per rendersi istrumenti utili al medesimo, e trovarsi pronte, e formate alle diverse occupazioni, che aver debbono le Adoratrici: e perciò docili pienamente alla Madre Maestra, lasciandosi guidare senza resistere nella via che hanno a percorrere.
3) Riceveranno sempre con grato animo, e impegno di approfittare gli avvisi salutevoli e le mortificazioni: e quando sono corrette di qualche difetto, mostrino ogni sommissione, stando volentieri genuflesse, finché sia dato loro il permesso di alzarsi.
4) Custodiscano il cuore sgombro da ogni affetto disordinato, e da ogni altra cosa terrena, per ritrovare in Dio solo ogni bene, e il perfetto appagamento dei loro desideri: e si guardino di mandar lettere ai Congiunti o ad altri, e di riceverle senza espresso permesso.
5) Siano penetrate della grazia specialissima fatta loro da Dio, col presceglierle allo stato religioso, e della strettissima obbligazione di corrispondere coll’esercizio delle sode virtù: e però preghino sempre Gesù Sacramentato perché conceda loro la perseveranza nel S. Istituto, e confermi ciò che ha operato in loro per sua misericordia.
6) Si faranno i soliti scrutinii segreti sulla loro condotta; nel penultimo mese del Noviziato si terrà Capitolo per
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decidere sulla Professione; e restando la Novizia inclusa, previa l’esplorazione per parte del Superiore, la medesima si applicherà per otto giorni ai Santi Esercizi, che le darà il P. Direttore o altri, come si costuma per la giovane che prende il Santo Abito.
7) Se per qualche ragionevole motivo si dovesse ritardare la professione, e trasportarla oltre il termine ordinario di un anno, non perciò dovrà considerarsi la Novizia come professa, ma finché giunga il tempo da poter pronunziare i suoi Voti, continuerà a vivere il Noviziato, impiegandosi secondo l’ubbidienza il qualche ufficio dei più adatti alle giovani, dal quale però sarà libera qualche mese avanti alla Professione, onde possa con più quiete attendere a se stessa e disporsi al suo solenne sacrificio.
8) Si costituirà per scritture legali; la dote, e a tenore dei Sacri Canoni: non sarà permesso il livello; ma ogni Sorella, prima di Professare, farà la sua rinunzia, e rassegnerà in favore del Monastero nelle mani della Superiora non solo la proprietà , ma anche l’uso di tutto quello che a di lei contemplazione si assegnasse al Monastero: quale rinunzia sarà fatta nel modo seguente:
“Molto Reverenda Madre Superiora. Io sono ai Suoi piedi per puramente e semplicemente rassegnare nelle di Lei mani a favore di questo Venerabile Monastero, non solo la proprietà , ma anche l’uso di tutto quello che a mia contemplazione volontariamente e gratuitamente senza contrarre obbligo venisse rimesso a detto Venerabile Monastero; protestandomi di non voler altro di proprio che Dio, il quale si degna di chiamarmi ad adorarLo, persino che ho vita, in questa Santa Religione, rinchiuso nel Divin Sacramento dell’Altare”.
9) Allorché tutto sarà disposto, seguirà le benedizione del velo da farsi dal Superiore in quel modo che è espresso nel libretto di vestizione e professione: la Novizia reciterà la forma seguente: “Io, Suor N. N. innanzi a Dio Onnipotente, alla Beata
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sempre Vergine Maria, ed a tutti i Santi, ed a Voi, Suor N. N. Superiora di questo Venerabile Monastero, intendo e dichiaro di fare la mia solenne Professione in mano di Vostra Eminenza Rev.ma (se sarà Cardinale) o di Vostra Signoria Ill.ma o Rev.ma (se sarà Prelato o Superiore): e perciò faccio voto a Dio benedetto (per tutta la mia vita) (oppure per un triennio, anno per anno) di povertà ,castità ed obbedienza, secondo la Regola di questo S. Istituto dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento: e prometto di osservare la vita comune perfetta, e la Clausura secondo le Leggi di Santa Chiesa: così Iddio mi aiuti per i meriti di G. Cristo.
I0) Di questa professione si conserverà memoria nell’Archivio del Monastero, sottoscritta dalla Madre Superiora, Maestra e dall’istessa Professa e dal Superiore.
11) Continuerà poi anche Professa per lo spazio di un anno, a dimorare nel Noviziato: sotto la Direzione della Maestra: potrà per altro essere impiegata negli Uffici del Monastero, e compiuto l’anno sarà ammessa a dare il voto nei Capitoli.
12) In ciascun anno nella terza Domenica di Settembre, in cui ricorre la solenne Commemorazione dei dolori di Maria Vergine amorosissima Madre e particolare Protettrice, si rinnoverà la professione in mano del Padre Direttore nel modo seguente: “Io Suor N.N, innanzi a Dio benedetto, alla Beata sempre Vergine Maria Santissima, ed a tutti i Santi prometto e rinnovo le mie promesse fatte nella mia professione di vivere in questo S. Istituto dell’Adorazione perpetua del SS. Sacramento in povertà, castità e ubbidienza. Propongo inoltre di osservare la Regola di detto Istituto, la perfetta vita comune, come pure la Clausura per sino che avrò vita. E se per lo passato ho in ciò mancato, faccio ora proponimento di nuovo di essere più cauta ed esatta nell’avvenire. Frattanto di tutti i miei trascorsi e mancanze ne chiedo umilmente perdono a Gesù Sacramentato, di cui sono indegna Sposa e perpetua Adoratrice, e a Maria Vergine Addolorata, mia carissima Madre e particolare Protettrice. Amen”.
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DEL VOTO DI POVERTÀ
1) Avendo la Religiosa rinunziato ad ogni dominio delle cose temporali, per non possedere che Iddio solo per sua eredità, soffra volentieri quelle privazioni di comodità che sono la conseguenza del voto da lei fatto: mentre tutto quello che le mancherà nella vita presente, le sarà reso con grande usura nell’altra. Si contenti perciò di quello che dà la povertà della Santa Religione, aborrendo ogni superfluità, e delicatezza.
2) Dovendo tendere ad un distacco di tutto il creato per amore del Creatore, veglierà sopra sé stessa per recidere ogni affezione che potesse sorgere in cuore sopra alcuna cosa terrena o persona. E per indicare lo sproprio che é sinceramente nell’animo, si guarderà ancora dal proferire quel termine “mio” e “tuo”; ma semplicemente dirà: “nostra”: e sarà disposta e pronta ad ogni cenno della Madre Superiora di lasciare la sua cella, utensili, ed altre cose che sono di suo uso.
3) Tutto quello che tiene presso di se l’Adoratrice Religiosa cieca dev’essere con l’intelligenza e dipendenza della Superiora: e ogni sei mesi dovrà chiedere licenza alla medesima di poter ritenere e far uso di quelle cose delle quali avrà necessità.
4) Non ardisca mai alcuna di ricevere dalle altre Consorelle né di fare ad esse regalo di alcuna sorte senza l’espresso permesso della Superiora: che, se da parenti o da altri fuori del Monastero le sarà mandato in dono alcuna cosa, passerà immediatamente in mano della suddetta, perché ne disponga come crede nel Signore.
5) Mentre ogni Adoratrice cieca deve contentarsi di tutto per amore dell’evangelica Povertà, la Superiora dal canto suo dovrà avere carità e discrezione, affinché nulla manchi alle sue figlie del necessario e di utile alla sanità delle individue.
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6) Per maggiore esattezza della professata Povertà, e per serbare lo stesso ordine di vita comune saranno tutte le Religiose conforme nei piccoli comodi concessi per loro uso nelle Celle. Ciascheduna vi terrà un Crocifisso con alcune immagini in carta, con cornici di legno color nero uniforme, quali immagini saranno di Maria Vergine Addolorata, di S. Giuseppe, dei Santi Avvocati, col vasetto dell’Acqua Santa, tutto uniforme, una sedia ed un tavolino semplice tutto uniforme, un cassetto avanti senza chiave, una disciplina, una catenella, dei quali strumenti di penitenza non si dovrà fare uso se non si abbia licenza dal P. Confessore oppure dalla Madre Superiora. Per lavarsi si terrà una brocchetta di terra con una conca di terra così ancora una lucerna di stagno o di altro se non c’è luce elettrica e una scopa per spazzare la cella quando occorra.
7)
Il letticciuolo sarà alto da terra un palmo e mezzo, largo cinque e
lungo otto, a proporzione della Religiosa che deve riposarvi. Li
banchi saranno di ferro e le tavole
grezze senza vernice il
pagliericcio col capezzale di paglia di grano, o di granoturco, ed il
materasso.
Si
faccia uso di un
guanciale
di lana con fodera.
Le coperte siano quante
ne fanno bisogno quanto i tempi
diversi
richiedono sempre
tutte conformi
e
la imbottita sia di un colore modesto, e secondo la povertà per
tutti simile. In camera poi, se ne tenga
una secondo
la stagione, e temperamento della Religiosa. Essa benché sia
inferma, non avrà a
levarsi
la tonachella di sopra ordinata, se non ne abbia l’ordine dai
Professori che la curano, o almeno dalla Superiora.
8) Si vieta dormire in un medesimo letticciuolo, ancorché le Religiose fossero due sorelle carnali; come anche é proibito dormire accompagnate le Novizie, avendo così disposto la Sacra Congregazione dei Vescovi Regolari alli 22 di Maggio 1825. Anzi senza licenza della Madre Superiora, niuna avrà ordine di entrare nella cella dell’altra.
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DEL VOTO DELLA CASTITÀ
1) Chi custodisce su questa terra un fiore così pregevole, si rende abile alla beata visione ed unione con Dio che è l’istessa purità; onde ogni Religiosa sia molto attenta a gelosamente conservare la propria purità, tenendo la mente sgombra da ogni pensiero cattivo e vano, e la volontà alienissima da ogni attacco terreno.
2) Per custodire questo bel giglio di purità, che tra le spine della vera mortificazione dei sensi nasce e si conserva, si guardi ciascuna di fermare il pensiero su persone od oggetti pericolosi, non legga libri profani, non ascolti ragionamenti non del tutto conformi alla cristiana modestia.
3) Si astenga inoltre da confidenze troppo tenere verso delle altre Consorelle, e dalle amicizie particolari, dovendo la Religiosa bramare di unicamente piacere a Gesù suo Sposo e per lei Crocifisso.
Con Lui godrà di passare il tempo, sacrificandogli ogni vogliarella che avesse di trattenersi in discorsi oziosi, e vane curiosità; poiché il candore verginale è simile al cristallo che ad ogni legger fiato si appanna.
DEL VOTO DELLA SANTA UBBIDIENZA
1) La Religiosa in virtù della sua Professione avendo offerta la sua volontà in sacrificio a Dio, deve spogliarsi di ogni suo proprio volere; per seguire soltanto quello di Dio medesimo, che le viene espresso per mezzo di chi tiene il suo luogo.
2) Sia dunque pronta e disposta ad eseguire quegli ordini che le verranno dati dal legittimo Superiore e dalla Madre Superiora, senza fare resistenza, ne frapporre indugi. Sia cauta a non eludere segretamente il comando riguardo a sé stessa, e a non essere causa, né cooperare che ciò si faccia da altra Monaca, né tampoco palesemente proibisca o impedisca l’esecuzione di esso, come anche si guardi bene dal mormorare degli ordini dati cagionando questo sollevamento e perturbazione.
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3) Niuna abbia ardire di fingere pretesti, o mentire altra indisposizione per esimersi dall’ubbidire, perché si farebbe rea di colpa davanti a Dio, e potrebbe essere alle Sorelle di cattivo esempio; né sotto ombra di bene di alieni da questa santa virtù col darsi a credere essere miglior cosa l’esercizio di qualche mortificazione o di altra opera di pietà volontaria, che l’adempiere a qualche obbedienza impostale: poiché il trascurar questa per tal titolo, sarebbe un rovescio di ordine, ed un manifesto inganno dell’inimico.
4) Si rammenti la Religiosa che coll’Ubbidienza praticata per amor di Dio, le più piccole pratiche della Regola, e prescrizioni adempiute dei Superiori, ed anche le opere che si considerano in sé di niun valore, come il mangiare, il bere, dormire e simili, acquistano il più alto grado di merito per l’eterna vita, essendo animate dalla carità.
5) Ognuna rifletta che la perfezione dell’ubbidienza consiste non solo in eseguire l’opera, quanto all’esterno, ma ancora nel sottomettere il proprio giudizio, e però si studi di troncare le importune riflessioni che si affacciano alla mente contro l’Ubbidienza nelle cose riguardanti ciò che può contrariare la sua inclinazione: ma conservi la pace del cuore, offrendo un sacrifizio volontario con ilarità. Ciò non impedisce, per altro, che trovandosi nella vera impotenza di pratiche e circostanze, non abbia umilmente a esprimerle, e che nella chiara imprevisione della Superiora di alcuna cosa necessaria a conoscersi, non abbia a renderla informata.
6) Siccome poi si deve dalle Religiose servire per amore il loro Sposo Gesù Cristo, così quella che avrà mancato in alcuna cosa esterna delle Regole e Costituzioni, dovrà emendare il commesso difetto colla pronta penitenza, chiedendola con umiltà e genuflessa alla Madre Superiora, e non presentandosi volontaria, la stessa Madre penserà a correggerla in quel modo che le suggerirà la carità e prudenza, secondo la qualità della trasgressione.
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Sia lodato e ringraziato ogni momento
il SS. e Divinissimo Sacramento!
Pregate sempre per me miserabile peccatore
Sac. Orione
della Div. Provv.za