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[Copia della lettera preparata per il Ven. Fondatore e che fu spedita da lui a Mgr. Nigris D. Z.]
A Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. Leone G. B. Nigris
Delegato Apostolico in Albania
Scutari
5 Marzo 40
Anime! Anime!
Eccellenza Rev.ma,
Quando, un mese fa, scrissi a V. E. la mia ultima lettera, sentivo già addosso qualche cosa che non mi lasciava completamente tranquillo: non avrei, però, mai immaginato di essere alla vigilia di un malore che mi avvicinò alla tomba.
Il giovedì 8 Febbraio fui a Genova: mi portarono in giro e mi stancai forse un po’ troppo. Ritornai qui alla sera; mi sentivo affaticato, ma senza tuttavia avvertire sintomi allarmanti. Nella notte, invece, fui colpito da un attacco cardiaco insolitamente violento. Ebbi appena la forza, nella stretta del male che mi soffocava, di chiamare soccorso.
Conscio dell’estremo pericolo che correvo, chiesi e ricevetti il Santo Viatico e la Estrema Unzione. Poi, anche la mente si annebbiò, mentre continuava un rantolo affannoso, che sembrava proprio quello della morte.
Non ricordo bene per quanto tempo rimanessi così: il cuore resistette e, a poco a poco, il rantolo scomparve. Mentre si credeva ormai superato il pericolo, a breve distanza, l’insulto si ripeteva, ed in forma tale che ancora una volta la mia esistenza parve sospesa tra la vita e la morte. Fu avvertito il nostro venerato Visitatore Apostolico ed anche i nostri figliuoli in Cristo delle Case più lontane.
In seguito ad un consulto mi vennero d’urgenza praticati due salassi e la speranza della salvezza rinacque. Mi ripresi, benché assai lentamente, e dopo una settimana di letto potevo avere dai medici il permesso di celebrare.
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Non era ancora finita. Avevo voluto alzarmi per dire la S. Messa ai miei Sacerdoti di qui, che si raccolgono in Cappella alle 4.30. Data l’ora mattutina e il clima ancora rigido di Tortona, presi forse del freddo e mi capitò addosso una bronchite che mi costrinse all’immobilità per altri dieci giorni. E’ solamente da sabato che lascio il letto, ma sono sempre molto debole.
Il Signore, Eccellenza, non mi ha voluto ancora con Sé, e spero così ritornare presto al mio umile lavoro. Sento, ora più che mai, di essere un povero straccio inutile: confido nella misericordia del Signore e nelle preghiere, alle quali devo - ne ho ferma convinzione - questa vita che Iddio mi ha conservato.
Per quel poco che il Signore vorrà da me, eccomi pronto. E se, nei giorni di vita che mi rimangono, mi sarà dato di confortare qualche povero di più, di dare qualche consolazione al cuore del Papa e dei Vescovi, Iddio sia benedetto anche in questa guarigione!
Dopo che al Signore e alla Santa Madonna, il mio pensiero di gratitudine va a tutti i buoni che mi hanno seguito, durante la malattia, con il loro pensiero affettuoso e con le loro preghiere. A Vostra Eccellenza, poi, un ringraziamento tutto speciale, in riconoscenza della grande bontà che sempre, ma in particolar modo nelle ultime settimane, ha voluto usare a me ed ai miei figliuoli in Cristo.
Di quanto conforto mi è stata la paterna accoglienza fatta a Don Paolo Bidone, le premure avute per lui, l’interessamento vivo agli sviluppi di questa piccola Congregazione in terra Albanese! Iddio La ricompensi, Eccellenza Rev.ma, e conceda a me e ai miei Figli che verranno a lavorare, umili e piccoli, ai Suoi cenni, di ricambiare in qualche modo una si consolante benevolenza.
Ritorna Don Paolo, e riferirà con esattezza a Vostra Ecc.za Rev.ma, sulle offerte che ci sono state proposte. Egli ha
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potuto vedere a Roma il Rev.mo Abate Caronti, alla cui approvazione ha sottoposto ogni cosa: lo ha trovato molto favorevole al nuovo lavoro che la Provvidenza del Signore sta per aprire alla Piccola Opera in terra Albanese, per la bontà di Vostra Eccellenza Rev.ma.
Da parte mia, affretto di gran cuore il giorno in cui potrò accettare l’invito che l’E. V. ha voluto rinnovarmi nella venerata e graditissima Sua del 15 Febbraio. Attendo, con la migliore stagione, che anche le forze si siano rinfrancate. Sa il Signore quanto desidero di potermi presto incontrare con Vostra Eccellenza Rev.ma, soprattutto per ringraziarla di persona - per me e per tutti i Figli della Divina Provvidenza - del bene grande che ci va facendo.
Le sono pure tanto grato che si sia degnata di benedire la I.a pietra della Cappella di Scijak e del conforto dato al caro Don Gemelli. Don Paolo mi ha pure riferito qualche cosa del bellissimo discorso tenuto da Vostra Ecc.za Rev.ma Deo gratias di tutto!
Intanto faccio tesoro dei consigli che l’Ecc.za Vostra mi ha suggeriti. Penso al personale: farò studiare la lingua a parecchi, cosicché spero di avere un bel gruppo di validi operai del Signore, pieni di buona volontà e ben preparati.
Le bacio con profonda venerazione il Sacro Anello e La prego di benedirmi.
Don Orione