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[Da Copia dattiloscritta con correzioni ed aggiunte di D. O.; vedere anche in lettere D. Or. Vol. 56 / 134]



Anime e Anime!

Tortona, il 15 Agosto 1927


Casa della Divina Provvidenza


Molto Rev.do Signore,


La pace di Nostro Signore Gesù Cristo sia sempre con noi!

Avrei desiderato venire da Vostra Signoria in persona, ma, poiché non m’è possibile, fidato nella Sua bontà mando a Lei il          mio Religioso. La prego di ascoltarmi benevolmente anche di lontano.

Io poi E Le rimarrò grato tutta la vita per quanto la S. V. potrà coadiuvarmi nell’opera di propaganda e ricerca di sante Vocazioni. Poiché di queste appunto vengo in cerca in Nomine Domini.

Vengo a far il quale passerà di paese in paese facendo la questua specialmente di giovanetti poveri, che mostrino abbiano desiderio di farsi Sacerdoti e siano disposti, col consenso delle Famiglie, a far parte di questa umile Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza, la quale, perché benedetta dai Vescovi e dal Vicario di Gesù Cristo, poté estendere anche fuori d’Italia le sue tende; a Rodi, in Palestina, in Polonia, in Brasile e Argentina.

Essa è pronta disposta ad accettare fanciulli poveri, purché diano buone speranze per la Chiesa. E li educherà con l’aiuto di Dio, a solida ed ignita pietà eucaristica, a fervido spirito di carità e di apostolato, assistendoli con cura particolare negli studî.

La messe è molta, ma gli operai sono pochi”



















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Diamo operai e buoni operai ai vasti campi della Fede e della Carità.

L’occhio esperto intelligente della Signoria Vostra avrà, certo, ravvisato in qualche buon fanciullo un raggio di celeste Vocazione: sono i piccoli Samueli che la Provvidenza Divina va ognora suscitando a servizio della Chiesa e a dilatazione del Regno di Dio nel mondo.

Io non vengo a mietere: - lascio che mietano i Vescovi per i loro Seminari; - io, poi, come quando, ragazzo, andavo spigolando a spigolare con la mia povera madre lungo i solchi solatii, vengo in Domino a raccogliere quelle spighe lasciate indietro, quelle umili spighe che forse potrebbero andare sperdute. E con la Divina grazia, cerco trarre anche da esse alimento e pane di vita per le anime, aiuto per i Parroci, conforto per i Vescovi, per la Chiesa.

Molti sono i chiamati al servizio dell’altare”, scriveva quel gran Servo di Dio che fu Don Rua, mio indimenticabile confessore e guida; ma, sventuratamente, molti si perdono, perché non sempre possono essere aiutati e tolti a tempo dai pericoli.

Se dunque la Sig.ria Vostra avesse scorto nei buoni fanciulli, che frequentano la Chiesa, qualche giovanetto povero, forse un po’ dimenticato, ma col candore dell’innocenza, e i segni della vocazione al servizio di Dio, permetta che, umilmente, io La preghi di indicarmelo o di volermelo indirizzare.

Quest’anno, Deo adiuvante, spero di poterne accettare almeno cento in più di questi cari fanciulli, per trarne farne delle pietre vive pel Santuario, e incastonare il Tabernacolo di queste perle di Dio.


























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La Santa Madonna mi aiuterà! E i Sacerdoti della Piccola Opera della Divina Provvidenza faranno qualunque sacrificio: ogni possibile facilitazione si farà sulla retta mensile; e apriremo anche Corsi preparatorî per quegli aspiranti, i quali non fossero sufficientemente maturi per il Ginnasio, sia pur dopo aver fatta la IV.a Elementare.

Le vocazioni di poveri fanciulli al Sacerdozio sono, dopo l’amore al Papa e alla Chiesa, il più caro ideale, il più sacro amore della mia vita.

Misericordiosamente condotto dalla Divina Provvidenza, è per essi che per la prima volta ho aperto la prima umile Casa di S. Bernardino in Tortona: per quelli, cioè, che il Vescovo non aveva potuto accettare in Seminario. E Iddio ha dato incremento: quanti buoni Sacerdoti sono usciti si sono formati!

Per le vocazioni dei fanciulli poveri ho camminato tanto: ho salito tante scale; ho battuto a tante porte! Iddio, che mi portava avanti come un suo straccio, Iddio solo lo sa.

Per essi ho sofferto la fame, la sete, le umiliazioni più dolorose; erano i biscottini di Dio; e solo per la Divina Provvidenza non ho fatto mai fallimento. Per essi mi sono coperto di ingenti debiti: ho sudato, ho gelato, ho scongiurato gli uomini e Dio: per essi, per i fanciulli poveri di santa Vocazione, io vivo, pronto ad incontrare altri debiti, sicuro che la Divina Provvidenza me li pagherà. E avrò come a grande grazia se Gesù vorrà concedermi di andare per essi mendicando il pane fino all’ultimo della mia vita.

Pel carattere, poi, che è proprio di questa nascente Congregazione, vado in questua anche di vocazioni tardive, di vocazioni, voglio dire, di adulti, sia pel


























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Sacerdozio che per fratelli laici o Coadiutori, dei quali abbiamo grande bisogno, tanto in Italia, che all’Estero, nelle Missioni.

E ricevo anche uomini fatti, purché liberi: contadini, artigiani, anche fossero vedovi, purché in buona salute e di buona volontà. Tutti quelli che si sentono chiamati e siano validi a darmi una mano e ad esercitare in qualche modo l’Apostolato della Carità nei Collegi, nelle Colonie Agricole, nelle Scuole Professionali: Tipografie, Officine meccaniche, Falegnamerie, Laboratori d’arti e mestieri, - come pure negli Ospedali, Case di ricovero, che la Mano della Provvidenza va aprendo a salvezza della gioventù, a conforto degli umili; - tutti possono trovare da noi la loro nicchia, trovar posto di lavoro, perché in queste Istituzioni di Carità, multae sunt mansiones.

Ciò che importa è che ci sia salute e buona volontà; poi essi restano con noi, come in casa loro, da sani e da ammalati, per tutta la vita.

Anche per i disingannati del mondo, che intendono darsi a Dio in una vita di raccoglimento, di oblio, abbiamo gli Eremiti. (. ..)


(Vi è pure altra copia, pure in data 15 Ag. ’27 della presente lettera, che ha pure aggiunte e correzioni di Don Orione)