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[Da quaderno di Dalmazio Albertazzi]
Tortona, 21 - 1 – 38
Giorno dei funerali
Nella conformità alla volontà di Dio dimora tutta la virtù e anche la felicità delle anime cristiane. “Volontà di Dio, Paradiso mio!”, diceva la beata Paola Frassinetti.
22 – 1 – 38
I segni principali con cui possiamo conoscere nei casi particolari quale sia per noi la divina volontà sono tre: La Legge di Dio, l’obbedienza ai Superiori, la voce della provvidenza.
Questi tre segni sono subordinati l’uno all’altro: il terzo al secondo, il secondo al primo.
26 – 1 – 38
Quando corpus morietur, fac ut animae donetur Paradisi gloria: dal Dies Irae di Tommaso da Celano, il cui corpo è venerato a Tagliacozzo (Abruzzo). Il cronista di S. Francesco d’Assisi.
27 – 1 – 38
Al punto della morte non ci consolerà il pensiero di aver buttato giù dalle spalle il giogo di Cristo (...) e ringraziarlo alla Sua Croce: Allora quae seminaverit homo haec et metet.
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Quid times?
Christum velis!
2 – 2 – 38
Dalla Lettera di S. Ignazio martire, vescovo di Antiochia ai Romani:
IV “Io scrivo a tutte le chiese e do notizia a tutti ch’io volentieri muoio per Dio, purché voi non l’impediate.
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Vi scongiuro a non essere per me di una benevolenza inopportuna. Concedetemi di essere pasto delle belve, per mezzo delle quali è possibile conseguire Dio.
Sono frammento di Cristo e sarò macinato coi denti delle fiere, per essere trovato pane mondo di Cristo.
Piuttosto lusingatele le fiere, perché divengano mia tomba, e non lascino avanzare nulla del mio corpo, affinché addormentato non sia di peso ad alcuno.
Allora sarò veramente discepolo di G. C., quando il mondo non vedrà nemmeno il mio corpo.
Supplicate Cristo per me perché, per mezzo di questi strumenti, sia riconosciuto vittima di Dio. Non come Pietro e Paolo, io vi comando: quelli apostoli, io condannato: quelli liberi, io, invece, fin adesso, schiavo. Ma, se patirò, diventerò liberto di G. C., e risorgerò libero in Lui. Ora, incatenato, imparo a non bramar nulla. Dalla Siria fino a Roma lotto con le belve, per terra e per mare, di notte e di giorno, incatenato a dieci leopardi, che è un manipolo di soldati, i quali, anche beneficati, diventano peggiori!
La lettera fu indirizzata ai Romani da Smirne quando era in viaggio per Roma, scongiurandoli di non voler impedire il suo martirio.
6 – 2 – 38
5.a Domenica dopo l’Epifania
Matteo cap. 13.
Sino a che la coscienza è desta ed è presente, il male è respinto; ma, appena la coscienza sonnecchia sui pericoli e sulle occasioni, e lo spirito si abbandona al torpore e non prega, la caduta non è lontana. Non ci ammonì nostro Signore: “Vigilate et orate?” (Matteo cap. XXIII, 41.)
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Teniamo desta l’attenzione e continua la vigilanza, con la meditazione, la preghiera, i Sacramenti, il ritiro, i santi propositi rinnovati efficacemente, e il richiamo dell’occhio dell’amore di Dio e dell’altra vita.
6 Febbraio 1938
Anniversario della Elezione del S. Padre Pio XI
“Unum Ovile et unus Pastor”
Che tutti siamo una cosa sola, “ut unum sint”.
Si farà un solo Ovile e un solo Pastore: “Unum Ovile et unus Pastor”.
Il vero amore di Dio non istà ozioso, né vive giusta i dettami della sua libertà, ma fatica per adempire la volontà di Dio. Oh felici quelli che amano Gesù Cristo! Ama ubbidendo e ubbidisci amando, e ti purificherai con questa ubbidienza di carità.
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Stralcio dalla lettera di un caro giovane studente, ma non chierico, ricevuta oggi:
“...sono contento che, sopra tutto quello che mi abbisogna, è la vera povertà di spirito, per la quale ci si distacca da se stessi e si cammina stretti alla croce di Gesù, in perfetta letizia.
Per questo preghi, in modo che presto sia fatto meno indegno di incamminarmi verso la meta alla quale la mia anima ed anche il mio cuore anela come il corvo dei salmi alla fonte”.
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Morire d’in piedi.
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11 – 2 – 38
Oggi è il nono anniversario della Conciliazione tra la S. Sede e lo Stato Italiano. Il funesto dissidio durava da quasi tre quarti di secolo. Il nostro Santo Padre Pio XI ha detto che la Conciliazione donava Dio a l’Italia e l’Italia a Dio.
Certo il grande avvenimento ha voluto dare alla nostra patria l’unità degli spiriti e delle coscienze. Che il sole della concordia rispenda ogni dì più sulla nostra cara Italia!
12 – 2 – 38
XVI Anniversario della incoronazione di Pio XI°
Copia di telegramma - a S. Santità Pio XI Città Vaticano.
Che tutti i popoli della terra Vi benedicano, Amatissimo Padre, come, umilmente prostrati ai Vostri augusti piedi, Vi amano, Vi venerano, Vi benedicono i Vostri figli più piccoli, i poveri Figli della D. P. che umiliano preghiere e voti filiali fervidissimi, cuori e vita, implorando conforto Apostolica Benedizione.
Sacerdote Orione.
13 – 2 – 38
Domenica di Settuagesima, Vangelo Matteo XX
La parabola dei lavoratori della vigna illustra la differenza che passa tra un lavoro fatto con spirito mercenario e un lavoro fatto con spirito di fede e di fiducia in Dio: fra un lavoro motivato dal calcolo e un lavoro che ha motivi nobili, alti, disinteressati. – E’ giusto che la ricompensa sia diversa. Questa è l’idea centrale.
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Non siamo più solleciti di libri e di scienza che delle opere di virtù, poiché la scienza gonfia eleva
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in superbia. La carità, che è amore dolcissimo di Dio e del prossimo, unifica ed edifica in Cristo.
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Pregate bene, figliuoli, pregate bene! Non saremo mai veramente buoni servi di G. C., buoni religiosi, se non pregheremo bene. “Recte novit vivere, qui recte novit orare” (S. Agostino)
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Anime e Anime
Attendere a salvarci non solo temendo, ma che tremando. Lo dice l’Apostolo: “Cum metu et tremere vestram salutem operamini”. Filippesi II. 13
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Il costume immacolato
“Ricordate, o figliuoli, che, specialmente riguardo alla purezza del costume, dovete aprire tutta la vostra coscienza al Confessore, e avete obbligo di rivelargli non solamente le cadute ma anche le tendenze, anche le abitudini, anche le tentazioni, anche le colpe del passato, ché non si tratta qui semplicemente di ricevere un’assoluzione, ma di decidere d’una vocazione.
E non vi tenti lo spirito del male a tacere o a mutar confessore per illudere così chi deve pronunciarsi sovra una scelta da cui dipende tutta la vostra vita, anzi la stessa eternità...
Ah! figliuoli, non si tocca impunemente con mano contaminata la santa arca di Dio!
Siate mondi voi che portate i vasi del Signore!
Card. Elia Dalla Costa
Arciv. di Firenze.
Dal Libro “Videte vocationem vestram” (I.a Cor. 1,26)
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Nel mese di S. Giuseppe
Nel mese di S. Giuseppe domandare a Dio, per la intercessione del caro Santo, la grazia d’un grande amore a Gesù Cristo. Chi ama nostro Signore è umile, è casto, è ubbidiente, è portato a sacrificarsi, è mortificato. Cercherai di evitare ogni peccato e farai di tutto per piacere a Dio. E’ invocare di frequente S. Giuseppe.
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Non si può far del bene stando col muso, con la malinconia, con la detrazione; non col collo torto, né con la faccia da venerdì santo si attira ad amare il Signore e alle pratiche della religione, la gioventù.
Se vogliamo fare del bene e trarre specialmente i giovani al servizio del Signore, dobbiamo procurare di imitare la serena e santa ilarità e piacevolezza di S. Filippo Neri, di S. Francesco di Sales, del Cottolengo di D. Bosco.
Servite Domino in laetitia!
21 – 2 – 38
Un pensiero sul Vangelo di ieri, Domenica di Sessagesima.
Altri avrebbero l’humus adatto; è il seme gettato, cioè la parola di Dio, “Semen est verbum Dei”, è ricevuta con rispetto e non gioia e nasce, ma in mezzo al le spine: i loro cuori non sono liberi, ma ingombri di erbacce, di rovi, di spine, come la vigna di Renzo.
Onde il grano finisce per essere soffocato da certi attacchi umani, da certe passioni, né giungerà a recare in vetta allo stelo la bella spiga matura e piena.
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(Su foglietti staccati, a lapis:)
25 – 2 - 38.
Spirito di letizia.
Tra i frutti dello Spirito Santo, dopo la carità, San Paolo annovera subito l’allegrezza. – “frutti dello Spirito sono: la carità, la gioia...” (Gal. V,22.), per insegnarci che la vita spirituale deve essere animata da un senso di pia letizia.
2 marzo 1938 XVI
E’ Quaresima:
facciamola veramente e santamente.
Non guardiamo al nostro stomaco, dimentichiamolo, tenendo fissi gli sguardi nel petto squarciato di Gesù Crocifisso.