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[Minuta]



(Luglio 1902)


... bene e va bene.

Delle cose di Orvieto a dirvi tutto, vi ho già scritto tre o quattro volte, tre o quattro letteroni, che poi non ho spediti ed ora vedo che è stato il Signore a tenermi la mano, anche per non accrescere i vostri fastidî.

Ve ne avrà scritto Monsig. Fratocchi, dopo che io sono venuto a Roma.

Don Albera dichiarò che non intendeva appartenere all’Opera, ma che come coadiutore avrebbe continuato a restare là. - Io temo assai - dopo alcuni dolorosi fatti avvenuti da poco - che la sua permanenza finisca sempre (come ha tentato sin qui) di scalzare l’Opera per mettersi lui, e laicizzare del tutto la Colonia col mandare via tutti gli Eremiti, e il personale di buono spirito, abbandonando a sé quei figli in mani di gente fatta su alla meglio.

Egli è quasi sempre ai mercati, e la parte della educazione cristiana è trascurata tanto che ora là si fuma da quasi tutti, si impreca e si bestemmia e si parla molto male, - come mi risulta in modo sicuro.

Quindi quel Vescovo mi pregò di mettere subito un Chierico Sacerdote al posto del Chierico e di lasciare là Fra Vincenzo che è dei migliori Eremiti, anche per la parte tecnica agraria.

Don Albera verrà su da Vostra Eccellenza - io temo che tenti un giochetto - non è che rifiuti i dolori poiché è da quasi sette mesi che la Petrara costituisce un vero Calvario per me, e sono stato varî mesi senza scriverne a Vostra Eccellenza per non aggravare la posizione di quel mio fratello, sempre tentando colla pazienza, e usandogli una grande carità.




















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Ora metterò là Don Risi, e mentre mi metto nelle mani di Vostra Eccellenza La supplico di fare specialmente in questo momento da Padre a quest’Opera perché nella stessa Casa non si creino dualismi tra chi è della Congregazione e chi si dà l’apparenza di coadiutore per fare andare avanti proprî affari, e mentre da qualche tempo ha tentato di dividerla e coprirla di calunnie, che fino ad oggi mi parve buona cosa tacere a Vostra Eccellenza, parendomi che fosse una croce che il Signore dava da portare a me e che dovessi tenerla per me.