V109T027 V109P039


[Minuta: Orvieto, febbraio 1904]



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Veneratissimo Monsignore,


Scrivo poche ed affrettate parole e prego V. Eccellenza di scusarmi anche questo, poiché a minuti dovrò partire per Roma, donde verrò al più presto da V. Eccellenza. Vado direttamente per Roma avendone già il biglietto di ritorno. Ho ricevuto jeri, di ritorno da Brescia, la venerata lettera di V. Eccellenza.

A voce più che per iscritto conto dirle tutta la ragione delicatissima del mio lungo silenzio, per cui spero Vostra Eccellenza mi avrà iscusato.

Il 28 genn. poi, quando mi pareva di potere scrivere senza angustie interne di disturbare il Don Albera o di fare contro a quanto dal mio Veneratissimo Vescovo era stato scritto, dato quel telegramma, ne ricevetti io uno per cui subito, dovetti partire per assistere ad un mio confratello che moriva la sera stessa, come vedrà dall’annunzio che Le comunico.

Ora in breve la cosa sta così. Don Albera - come ancora oggi mi ha detto il mio Vescovo - ha data assicurazione allo stesso che Vostra Eccellenza l’avrebbe accolto in Diocesi - e che diversamente si sarebbe incardinato a Bagnorea o a Città di Castello.

Il Vescovo anche per togliersi responsabilità, volentieri gli ha rilasciate le carte: egli però mi ha detto oggi che, quando chiaro gli si dicesse di richiamarlo, lo richiama.(...)