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[Da Copia dattiloscritta, - vi sono aggiunte e correzioni di D. Orione; vedi pure v. 48 – 65]



Anime e Anime!

Tortona, il 22 Sett. 1923


Eminenza Reverendissima, (Card. Gasparri)


Un mio Confratello, Superiore dell’Orfanotrofio di Venezia, mi informa di una lettera della Segreteria di Stato a Sua Em.za Rev.ma il Signor Cardinale La Fontaine, che riguarda un libro di religione compilato da D. Brizio Casciola, libro che doveva esserci mandato da pubblicarsi alla nostra Tipografia di Venezia, richiedendo lo Imprimatur di quella Curia.

Per la verità detto libro non ci è stato per anco inviato, e solamente per questo non si era presentato alla Curia per la Revisione; né mai, Eminenza Rev.ma, la Tipografia Emiliana, che ha gloriose tradizioni religiose, si sarebbe prestata a pubblicare scritti senza l’Imprimatur, e tanto meno si sarebbe fatto per un libro di religione.

Ciò detto, sento doveroso, e mi permetta la bontà di Vostra Eminenza Rev.ma di esporLe minutamente come andò la cosa.

Conoscevo il D. Brizio da anni, e mi era stato raccomandato dal Santo Padre Pio X, come pure da Sua Eminenza Rev.ma il Cardinal Pompili, appartenendo il Brizio alla diocesi di Roma, non per origine, ma perché incardinatovi dall’Eminentissimo Cardinale Parrocchi.

Col divino aiuto, ho cercato sempre di fare quel po’ di bene che ho potuto, sia a Lui che a Padre Semeria e






















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ad altri, i quali mi erano stati raccomandati da Roma, e anche come pure altri che, sino a questi ultimi mesi mi vennero affidati dal S. Ufficio. E cercai di spingere e lavorare specialmente sul campo pratico della carità quelli di essi che prima forse si perdevano nel campo della critica biblica.

Infatti D. Brizio lasciò Roma, come desiderava Sua Eminenza il Cardinal Vicario, e si ridusse in una Colonia agricola a piantare cavoli, e ora assiste la vecchia madre a Montefalco. Io però non lo vedevo da oltre due anni, prima che andassi in America; ma sono in grado di assicurare che questo Sacerdote ora prega, dice bene il suo Breviario e la Messa, continuando, come sempre, in una vita illibata e mortificata. Ultimamente gli ho potuto inviare i volumi delle Vite dei Padri, dei Martiri ed altri principali Santi del Butler, e ringraziandomi “del graditissimo dono” mi scriveva: “il Butler era un mio desiderio antico. Egli mi appresta il pane quotidiano: le vite dei Santi mi riescono di grande utilità e consolazione. Bisognerebbe mettere una tal ricchezza a portata di mano”.

È stato nel luglio u. s., quando lo incontrai a Roma, dopo tanto tempo, che mi disse d’essere stato richiesto dal Ministero della P. I., fin dall’Aprile, di compilare un manuale di religione per le Scuole Elementari del Regno, naturalmente in senso cattolico. Disse che il Ministro aveva lasciata a lui ogni libertà , quanto al modo di svolgere il soggetto, come pure ogni libertà alle Scuole di adottarlo o meno.

D. Brizio mi manifestò anche che, dopo varie incertezze, aveva ritenuto, ab initio, meno opportuno



























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toccare certe parti più intime e delicate del domma, - in ispecie quanto si riferisce alla Grazia e ai suoi effetti nelle anime, - perché aveva ragione di temere che dei Maestri laici non fossero adatti a spiegare quelle materie, - e quindi fosse meglio riservarle all’insegnamento che i Parroci e Sacerdoti impartiscono in Chiesa.

Ma mi assicurava che, soprattutto nel credo, molto chiaramente aveva esplicata la Dottrina Cattolica. Di più mi disse che, tanto lui che il Ministro Gentile, avevano giudicato doveroso di presentare il lavoro al giudizio della Santa Sede. E questo fu ciò che mi ha tranquillizzato. Da indagini poi da me fatte mi risultò che il manoscritto, in un primo tempo, e già stato realmente trasmesso alla Segreteria di Stato, la quale aveva incaricato due Teologi della revisione, e che il manoscritto era passato nelle mani sicure del Rev.mo Monsignor Borgoncini Duca. E questo veniva ad assicurarmi pienamente.

Mi venne parimente riferito che i due Revisori, rendendo il manoscritto a Vostra Eminenza Rev.ma, avrebbero espresso delle riserve generiche, concludendo che lo scritto, una volta corretto, avrebbe fornito alle Scuole “un eccellente manuale di letture religiose, benché non un catechismo vero e proprio”.

Dopo questo parve al Ministro che si fosse creduto aver lui intenzione d’imporre d’autorità quel testo alle Scuole: mentre egli avrebbe fatto sapere che lasciava intera libertà di scegliere il testo giudicato più adatto: fra questi potersi mettere il libro del D. Brizio.

Questi, naturalmente, pregò allora che al Suo lavoro si volessero benevolmente fare dalla Segreteria di Stato tutte quelle osservazioni particolareggiate che



























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si ritenevano necessarie e convenienti, intendendo, come di dovere, di pienamente uniformarvisi, correggendo ogni possibile errore e riempiendo ogni lacuna.

E fu appunto, in quei momenti che io vidi il D. Brizio, che mi parlò dell’incarico avuto, e di aver rimandato il suo scritto perché venisse riveduto e corretto dai due Revisori del Vaticano. Questo suo atteggiamento, benché doveroso, ma sempre lodevole, non poteva non darmi grande consolazione per la carità che mi lega a questo fratello Sacerdote, che sempre ho cercato, col divino aiuto, di confortare ad essere figlio umile e senza limite devoto e obbediente alla Santa Chiesa di Gesù Cristo, Madre della nostra Fede e delle nostre anime. E, tra di me, me ne consolavo per il bene incalcolabile che il lavoro di tale bella intelligenza, riveduto dalla Autorità Centrale della Chiesa, poteva arrecare alla Scuola Italiana.

E fu allora che io mi offersi di pubblicargli il libro, dopo che esso fosse stato riveduto e approvato, parendomi così di concorrere ad un’opera buona, e anche di dare lavoro e pane ai miei orfani.

Trattandosi però che avrei dovuto anticipare una somma non indifferente per un forte acquisto di carta e per spese di stampa, volli udire anche e direttamente il Ministro.

E ne riportai la sicurezza che il Governo avrebbe fatto sul serio, cioè avrebbe realmente mantenuto il suo solenne impegno circa l’insegnamento religioso, e ciò senza reticenza, ma lealmente, secondo la dottrina e la prassi Cattolica.

Diversamente mai io avrei accettato.

Questo avveniva sempre in luglio. - Fu in quella circostanza che l’On.le Gentile si dichiarò

























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lieto che avessi assunto quel lavoro tipografico: mi disse che era desiderabile uscisse illustrato con la riproduzione dei migliori dipinti del 400: consigliò due edizioni, una di lusso ed una popolare, e aggiunse che io lo toglievo da un imbarazzo per la concorrenza di varie Case Editrici. E voleva che il vantaggio andasse a profitto non solo degli orfani dei cinque nostri Istituti di Venezia, ma per tutti gli orfani sparsi nelle varie Case d’Italia.

Per trovarmi pronto a tale lavoro e assolverlo in modo degno, io ho dovuto, in questo frattempo, far acquisto di una Linotype modernissima, per cento tentrentacinque mila lire.

D. Brizio mi scrisse poi che, riavuto il manoscritto alla fine di agosto, con le osservazioni dei due Esaminatori, pieno di buona volontà lo riprese in mano, e vi si uniformò in tutto minutamente: chiarì, aggiunse, corresse, modificò. - E, rinunziando alla sua opinione prima, in omaggio alle indicazioni avute, vi aggiunse dei Capitoli sui Sacramenti, sulle Virtù Teologali, sul Culto e anche sulle Solennità dell’anno Cristiano.

La Libreria Editrice era impegnata, naturalmente, a chiedere la definitiva Revisione Ecclesiastica, come si usa sempre. Era ovvio che, pubblicandosi il libro fuori Roma, la Revisione fosse chiesta fuori Roma; né alcuno doveva sapere che già in Vaticano si era veduto tutto: né i rapporti che, in questa circostanza, erano corsi tra la Segreteria di Stato e il Ministro della P. I., a mezzo di Padre Genocchi, al quale io stesso parlai, e che me lo confermòcon dettagliate notizie.




























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Quanto a noi, poveretti, Eminenza Rev.ma, Le posso umilmente, ma sinceramente dire che, per la grazia del Signore, mai avremmo sognato di far cosa che non avessimo ritenuta pienamente conforme non solo alla nostra Santa Fede e alla Chiesa, nostra Madre, ma ai desideri del nostro Santo Padre Pio XI.

Prima é Nostro Signore Gesù Cristo, è il Papa, sono i Vescovi, è la Chiesa, è la Fede Cattolica: - e poi, molto poi, é la vita e il pane.

Figli umili e devoti della Santa Romana Chiesa, per grazia di Dio, siamo nati: figli umili, devoti, obbedienti e amantissimi della Santa Romana Chiesa - Deo adiuvante - vogliamo vivere e vogliamo morire!

La mano della Santa Madonna ci ha condotti fedelmente sin qui: la mano materna della Santa Madonna ci condurrà misericordiosamente sino alla fine e sino al Paradiso, come ad ogni momento La supplichiamo; - e ci darà di consumarci di amore dolcissimo e di fedeltà a Dio, al Santo Pade Pio XI°, Vicario in terra del Nostro Dio e Redentore Gesù Cristo, e alla Santa Madre Chiesa.

Ciò detto, voglia concedermi Vostra Eminenza Rev.ma di manifestaLe, per la verità e carità fraterna verso il Don Brizio, che a me pare di averlo trovato animato da ogni migliore volontà e degno di conforto.

Infatti mi disse che fu lui ab initio a volere che il suo manoscritto fosse mandato alla Segreteria di Stato, e poi ad insistere che gli facessero tutte le osservazioni particolareggiate per potervisi uniformare, come mi scriveva di aver poi fatto pienamente.

Delle difficoltà che ora ci sarebbero, - forse perché ancora si ignora che D. Brizio ha corretto e completato il suo manoscritto, uniformandosi a tutte le più minute osservazioni - ho ritenuto di dover
























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informarne riservatamente lo stesso D. Brizio, intanto che il Ministro non ha ancora mandato lo scritto. In che posizione mi sarei venuto a trovare col Ministro?

Dopo aver pregato, mi parve questa la via più diritta e più sicura, onde evitare col Ministro posizioni incresciose.

Ritengo che D. Brizio verrà da Vostra Eminenza Rev.ma per dare ogni spiegazione che possa occorrere, e per fare quanto l’Eminenza Vostra, nella Sua saggezza, crederà di consigliargli.

E dacché il D. Brizio verrà , come spero, dalla Eminenza Vostra, mi permetta di dirLe che, oggi specialmente, egli è Sacerdote che può rendere alla Santa Sede grandi servigî, data la sua intimità con Mussolini, e l’ascendente che ha su di lui e su alcuni uomini del Governo. La sua relazione con Mussolini data da anni, ed egli può su Mussolini molto, ma molto più, che non potesse Semeria su Cadorna.

È persona di cui Vostra Eminenza si può fidare per la sua correttezza, - ed egli di Vostra Eminenza Rev.ma e del Santo Padre mi ha sempre parlato con altissima stima e venerazione.

A questo manuale di religione ha lavorato per mesi interi, rinunziando a ogni compenso per sé , benché poverissimo, e anche a vedere stampato il suo nome sul frontespizio.

Anzi, come già accennai, d’accordo con l’On.le Gentile, aveva stabilito che tutto il guadagno della tiratura fosse devoluto a vantaggio esclusivo de’ miei orfani.



























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Chiedo scusa della prolissità, ma tanto ero in dovere di esporre a Vostra Eminenza Rev.ma perché fosse chiaramente edotta dell’andamento della cosa.

Supplico l’Eminenza Vostra di degnarsi informarne il nostro Santo Padre, e, qualora occorressero altri schiarimenti, io mi tengo a disposizione, pronto a venire di persona.

A Sua Santità con profonda devozione, con amore dolcissimo di figlio bacio umilmente il Sacro Piede, protestando ai Suoi piedi benedetti, siccome ai piedi stessi di Gesù Cristo Signor Nostro, la più devota, piena e filiale obbedienza.

Il mio cuore e tutta la mia vita e quella di tutti i Figli della Divina Provvidenza stanno umilmente ai Piedi della Chiesa e del Papa. Si degni gradire Vostra Eminenza Rev.ma tutto il mio ossequio, mentre con grande venerazione Le bacio la S. Porpora.

Di V. Emin.za Rev.ma

Obbl.Mo Osseq.mo Servi Tore

in Gesù Cristo


Sac. Luigi Orione

dei Figli della Div. Provv.za



In Sei fogli

Copia pienamente conforme, per l’archivio della Congregazione.

Tortona 22 Sett. 1923


Sac. Orione

D. D. P.