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[Da copia dattiloscritta. Per autografo di altra grafia = vedere 1900 - 9 Vedere pure Lettere vol. N. 35 a pag. 93 e segg. e volume 59 pag. 148 e segg.]
Eremo di Sant’Alberto il. .....1901
Carissimo Amico e Fratello in Domino,
La somma grazia di Gesù Nostro Signore, vi saluti, ed entri nel vostro cuore con ogni bene spirituale.
Molta consolazione io ho ricevuto dalla vostra lettera, intendendo che era sempre vivo il desiderio della vostra perfezione e del servizio di Dio. Ho tardato a rispondervi perché mandai la vostra lettera a Tortona affinché il Superiore mi suggerisse che cosa vi poteva io dire e ne ebbi la risposta che qui vi mando, pregandovi di rimandarmela dopo che l’abbiate letta perché, oltre riguardare voi, contiene pensieri e massime che riguardano la nostra vita religiosa.
Io non vi so più dire nulla dopo quello che nella qui unita lettera é detto.
Certo che, al vostro posto, farei ciò che facevano gli apostoli e gli uomini santi; io lascerei tutto e mi darei a servire il Signore. E se non tutti potete fare questo, chi lo può, lo faccia subito: l’ubbidienza alla vocazione ha fatto i santi; la disubbidienza é quella che ha rovinato il mondo: Obbedite in semplicitate cordis vestri
Sicut non ad oculum servientes, quasi homnibus, placentes sed ut servi Christi, facientes voluntatem Dei et animo et cum bona voluntate servientes.
Ond’è che Nostro Signore parve avere legato all’ubbidienza la sua stessa vita, poiché nella lettera ai Filippensi di lui scrisse l’Apostolo: Factus obediens usque ad mortem!
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Il Santo Padre ama di particolarissimo affetto l’Opera della Divina Provvidenza ed in particolar modo gli Eremiti. La casa che si é aperta in Roma fu per volontà espressa del Papa. Pregate per me e per tutti questi nostri fratelli. L’amore di Dio Signor Nostro vi possegga interamente e governi le vostre anime e le conduca con molte altre, per mezzo vostro, al felicissimo fine della sua eterna beatitudine. E salutandovi carissimamente in Domino, mi dico vostro Servitore
Sac. Paolo Cassola
dell’Opera della Divina Provvidenza
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[Per autografo di terzi vedi 1900/9; vedi pure Lettere vol. 35 pag. 93 e segg. e vol. 59 pag. 148 e segg.]
Molto Rev.do Signor Don Paolo,
Colgo quest’occasione per renderle i più affettuosi saluti di riconoscenza, di amore, di gratitudine, benché indegno io sono della sua bontà, non potrò, né ora né mai, dimenticarmi dei grandi benefici avuti e non meritati. Come spero che lo sappia, ho abbandonato il cammino intrapreso cioè la vita monastica per la cagione che il Sig. Direttore, entrando in Congregazione, mi ha promesso di farmi studiare e dopo sei mesi mi ha manifestato che lo scopo era quello di farmi lavorare, perciò, non sentendomi, ho creduto di venire alla mia casa.
P.S.
La prego caldamente di volersi degnare mandarmi il mio certificato di proscioglimento dell’obbligo della scuola che lo troverà nelle carte manoscritte. Nella speranza che Ella sarà sollecito nella ricerca, la ringrazio anticipatamente e le auguro dal Signore tutte le celesti benedizioni.
Le bacio la sacra mano.
Firmato suo umilissimo servo
Ex fratre Domenico