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[Da copia dattiloscritta con qualche correzione di D. Orione. S. 8. IV. C. Vedere pure vol. 96/ 161 seg.]



Don Orione a S. Michele il 22/ 3/ 1931


Oggi io vorrei essere un angelo, un serafino, per cantare il più bell’inno che si possa cantare sulla terra, l’inno della carità.

E che io cristiano e sacerdote voglia cantare questo inno, non vi sembri strano oggi e in quest’ora così mesta, e insieme così solenne che ci riunisce qui, echeggerebbe quaggiù qualche cosa di quella melodia che risuona né cieli.

Ci fu un uomo che cantò quest’inno e che su questo argomento scrisse le più belle parole, dopo averlo attuato con la sua vita: S. Paolo.

Ed egli poteva cantarlo quest’inno, così come l’ha cantato, poiché nessuno forse più di lui lo sentì vibrare nel suo cuore.

La carità! che cos’è la carità? “Deus charitas est”. È il precetto del Signore, il precetto proprio di Cristo.

È la nota distintiva dei discepoli di Gesù Cristo. (Ut unum sint. Multitudo autem. Vedete come si amano! Qualunque cosa avrete fatta a questi miei minimi, a me l’avrete fatta).

Non é per por limite all’amor di Dio e del prossimo... L’amore del prossimo é il più sicuro segno e il più bell’esercizio dell’amor di Dio. La carità ripone la sua felicità nel poter fare ogni bene agli altri.

In una ardente giornata del sec. IV dell’era cristiana, un soldato romano entrava con la sua legione in Tebe d’Egitto. Era di famiglia pagana. I suoi compagni spossati dalla fatica e dalla fame, già cominciano a cadergli d’intorno, quand’ecco dalle case





















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dei vicini recinti uscire uomini d: f... che, mossi a compassione, recavano soccorsi e con sollecitudine delicata e paziente a chi medicavan ferite, a chi portavano cibi bevande, per ristorarli, domandò chi fossero quegli ignoti benefici. Gli fu risposto che erano cristiani. Nella notte egli non dormì, meditò, pianse, - quindi uscendo dalla sua tenda ed agitando la spada verso il cielo azzurro esclamo: O Dio dei cristiani, che comando agli uomini di tanto amarsi l’un l’altro, anch’io voglio essere uno dei tanti tuoi adoratori!

Poco dopo tempo quel soldato riceveva il battesimo, diventava un santo, un apostolo di carità e di bene. Quell’anima guerriera che non era mai stata domata dal ferro, fu vinta dalla carità.

Oh! com’è bella questa virtù. Il paradiso non sarebbe paradiso, senza di essa, perché il paradiso senza carità sarebbe paradiso senza Dio. Deu charitas est! (S. Giov.).

Un male spaventevole divora ancora la società, é l’egoismo. E qual meraviglia che talora la carità sembra ritirarsi dal mondo, come colomba che si alza a volo per non posarsi sul fango?

La carità viene da Dio, é un dono che Dio fa a coloro che osservano i Suoi Comandamenti e che vivono del suo spirito. Essa è soave e dolce, è forte, è costante, è illuminata, è prudente, è umile, rinnega se stessa, patisce gli altrui difetti, gode del bene del prossimo, è onnipotente e trionfatrice di tutte le cose, è pronta ad accorrere a tutti i bisogni dei fratelli; la carità sola é quella che edifica e unifica in Gesù Cristo.




























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Bisogna Gesù Cristo in noi e incarnare, direi in noi, il Vangelo, il Cristo per avere la carità. La carità non è realizzabile se non è animata dal soffio ardente della religione, e non d’una religione qualunque, perché solo il cristianesimo, tutte le altre escluse, seppe realizzare questo ideale: non c’è carità fuori di Cristo e del Suo Vangelo.

Con Gesù Cristo e a partire da Lui, la religione diventa ispiratrice di carità, e con Lui è talmente congiunta che la religione, senza amor del prossimo non è riguardata che come un’indegna ipocrisia. Sentite il codice di Cristo: Se tu ti presenti all’altare per offrire in Sacrificio, e quivi ti sovviene d’aver qualche rottura contro il tuo fratello, lascia il tuo dono davanti all’altare, va prima a riconciliarti col tuo fratello, e, tornando, farai la tua offerta.

Cristo ci insegna che non possiamo aver pace con Dio se siamo in discordia col nostro fratello.

Non solo la carità é divenuta condizione indispensabile della religione, ma ne é la sua espressione più sublime.

Chi potrà meritarla più bella lode? - Verrà un giorno in cui Gesù, chiamando gli eletti alla sua destra, dirà loro: - Venite.. o benedetti dal Padre mio, avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere.... E ai reprobi rivolgerà sdegnato il rimprovero: - Andate maledetti, voi siete stati egoisti...

Per Gesù Cristo, amor di Dio e amor del prossimo sono comandati da un medesimo precetto, - al dire del dottore che gli domandava quale fosse il primo comandamento, rispose: Dilige Deum tuum ecc..... secundum autem est simile huic: diliges proximum tuum sicut te ipsum.

























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Ecco perché nella nostra Chiesa la forma più solenne e classica dell’amor di Dio è l’amor del prossimo.

Gli dei pagani abitavano l’ Olimpo, lassù se la passavano allegramente non occupandosi dell’uomo che di quando in quando per trastullo; fra l’uomo e la divinità nessun rapporto intimo. Il nostro Dio dei cristiani, l’unico, il vero Dio è invece un Dio appassionato che ama l’uomo come si ama il figlio... Pater noster..., che non ha esitato a sacrificare il suo stesso Unigenito; sic Deus dilexit mundum... Gesù C., Dio e Redentore, è il divino emblema di questo amore. Deus charitas est!

Fratelli, edifichiamo Cristo in noi, costruiamo nella bontà, nella carità.

Oh ci mandi la Provvidenza gli uomini della carità, che solo potranno calmare l’affamata umanità. - Che accanto alle anime grandi della fede e della carità .... nelle quali Iddio ha stampato più vasta orma, io ne vedo più modeste, le più modeste siamo dobbiamo essere noi, tutti noi, apostoli umili di pace, di bene, di amore, e di carità. - Siamo uomini intelligentemente buoni, soggioghiamo le nostre passioni, non consideriamo il bene altrui come danno nostro, ma gioiamone come di un vantaggio nostro. In cielo sarà appunto così, come ce lo esprime anche Dante col suo sublime canto:

Qui riposa in Cristo Chi fece del bene a molti e avrebbe...

O la carità! riasciugherebbe tutte le lagrime e farebbe della terra un piccolo paradiso! - Essa è descritta dall’Apostolo.




























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Essa é anzitutto casta, é paziente, è benefica, non é astiosa, non é insolente, non s’irrita, non pensa male, non gode della ingiustizia, ma fa suo godimento della verità, e non può venire che un cuore puro, da una buona coscienza, da una fede sincera.

Nella piccola cerchia in cui si svolge la nostra azione, fra le persone che ci circondano, siamo apostoli di bene, o fratelli! facciamo regnare la bontà, la carità, con la mitezza del cuore, con la gentilezza del tratto; compatiamoci; tolleriamoci, aiutiamoci, diamoci la mano. Che é la vita, che vuol essere, se non darci fraternamente la mano e camminare insieme, tenendo alto lo sguardo e il cuore?

P. Felice del Manzoni.... (discorso ai superstiti dalla peste).

In hoc cognoscent omens... si diligatis invicem, sicut dilexi vos!

Se altri non ci amano, amiamoli noi, e il nostro cuore si riempirà di gioia, si riempirà di felicità e vivremo di Dio. Deus charitas est!